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Fashion meets design: architetture indossabili
Arte, design e architettura da sempre alimentano la moda e se ne nutrono
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03/12/2014 - La moda costitutivamente inietta creatività intorno a sé e la deriva da altri mondi. Arte, design e architettura da sempre, ricorsivamente, alimentano la moda e se ne nutrono. Gli abiti sono da abitare e non solo da portare e i corpi sono superfici da arredare, non solo da rivestire. Abiti e corpi diventano spazi di una sperimentazione progettuale che sfida i limiti della loro fisicità dissolvendone i confini funzionali e formali. 

La moda esprime continuamente nuove alchimie di corpi e identità in cui silhouettes, linguaggi, proporzioni, materiali e volumi svelano i suoi tentativi di generare stati ibridi di identità sociale oltre l’indosso dei capi e innescare processi di cambiamento del significato stesso di  abbigliamento.

Dalla inedita collaborazione tra la fashion designer russa Yulia Yadryshnikova (YY) e l’italo-svedese Luca Nichetto nasce l’interessante progetto ponte tra moda e design. Abiti in lana e velluto indossabili come tali o utilizzabili come copri divano (lo Stanley Sofa di Luca Nichetto).
Ricoprire se stessi e gli oggetti della casa come progetto di abbigliamento temporaneo, mutante, flessibile. Stoffe-abito che avvolgono il corpo e interagiscono con chi le porta, abbracciano morbidamente mantenendo la solidità materica della loro funzione originaria, mescolando i concetti di vestire e rivestire.

Una ricerca di materiali, forme e funzioni che enfatizza le differenze tra moda e design, ricontestualizzando ciò che è familiare e che diventa straniante, per poi riconciliarsi con l’alterità e far emergere insospettate similitudini.

‘Ogni giorno può avere una forma diversa, così come il nostro umore’.

Yulia Yadryshnikova gioca su struttura, forme, tessuti, pattern, tagli e movimenti del corpo che trasformano lo spazio abitato (corpo e casa) in un unico luogo di progettazione per la moda e il forniture design. 

Tra fashion e arte contemporanea, le creazioni di Hussein Chalayan, stilista anglo-cipriota che si ispira all’architettura, alla filosofia, alla biologia e alla tecnologia, riflettono un pensiero progettuale alla ricerca di nuovi significati dell’abbigliamento come linguaggio sociale, identità e segno culturale del vivere e dell’abitare. 
L’espediente concettuale alla base del processo creativo di Chalayan è l’anamorfosi, forme distorte, alterate che richiedono un punto di vista e di pensiero peculiare, per essere decodificate e comprese.
‘Tutto ciò che creiamo nel mondo è un’esternalizzazione del nostro corpo. Dal design delle automobili all’architettura, c’è un’innata connessione con il modo in cui i nostri corpi sono fatti’. 

Concetto che Chalayan esprime paradigmaticamente nella collezione Afterwords, abiti che trasformano innovazione sociale e sperimentazione estetica in fashion art.

Un omaggio a quella che definisce ‘wearable, portable architecture’. Non a caso è noto come lo stilista che ha trasformato un tavolino in una gonna di legno o viceversa.
Ha creato mobili-abito o abiti-complemento d’arredo (collezione Afterwords): tavolini, sedie e poltrone, smontati e sfoderati che diventano capi indossabili. Nonostante la portabilità di questi capi sia pressoché nulla è sorprendentemente affascinante il loro portato simbolico, la loro ambiguità semantica e funzionale, il loro essere ‘vestito-casa’.

Più che fashion design, quello che fa Studio XO, studio londinese di ricerca e sperimentazione cutting edge, fondato da Benjamin Males e Nancy Tilbury, è puro design engineering, cioè progettazione meccanica e ingegneristica che genera abiti-oggetti progettati per il corpo, accidentalmente indossabili come capi moda. Lo Studio XO traduce la propria visione creativa della moda in pezzi unici indossati, per ora, perlopiù da artisti e pop star.
A prima vista progetti artistico-vestimentari stravaganti e stupefacenti un po’ fini a se stessi. Non è così. Il pensiero, la progettazione ingegneristica, la filosofia e la creatività visionaria che li hanno generati li rendono, di fatto, oggetti simbolo dell’innovazione tecnologica, non solo digitale, che sta cambiando le nostre vite e che sta investendo anche la moda.

In bilico tra installazione artistica, scultura e pezzo di design indossabile, Bubble Dress, per esempio, è stato progettato per Lady Gaga e stampato in 3D. Un vestito con dentro una fabbrica di bolle di sapone. Un’architettura trasformativa e performante – piccoli sciami di bolle fluttuanti ridefiniscono i volumi del corpo e dell’abito – dal grande fascino estetico.

Fonte: Blink - blinkproject.it

 


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