04/02/2014 - Inaugurato e aperto al pubblico alla fine dello scorso dicembre, il nuovo Centro Culturale “Le Creste” di Rosignano Marittimo, in provincia di Livorno, rappresenta un caso paradigmatico nel panorama progettuale degli ultimi anni. In tempo di crisi economica, sociale, culturale, questa nuova architettura progettata da Area Progetti, UNA2 Architetti Associati, Andrea Michelini e Laura Ceccarelli conferma che la qualità è possibile e auspicabile nella realizzazione di un’opera pubblica, anche in una stagione caratterizzata da carenza di risorse e grazie alla partecipazione convinta di una pluralità di soggetti.
La ricaduta e la riqualificazione sociale che il progetto si pone come obiettivo, insieme alla volontà di concepire lo spazio come una rete di arterie che si allacciano alla maglia urbana per integrarsi ad essa piuttosto che porsi come oggetto autoreferenziale, fa di questo lavoro un esempio nuovo, un’alternativa possibile, silenziosa e fattiva. In poche settimane dalla sua apertura, il Centro Culturale è già diventato un punto di aggregazione per i cittadini.
L’opera può essere considerata virtuosa per una molteplicità di aspetti concomitanti: la trasparenza con la quale sono state condotte le varie fasi del progetto; lo strumento –il concorso di progettazione– adottato come mezzo per individuare una proposta che si rivelasse di qualità; la determinazione dell’amministrazione comunale; le tempistiche (nei programmi decisamente più snelle se non fossero intervenute operazioni varate dal Governo per il controllo delle politiche di bilancio pubblico); la volontà di realizzare un’architettura come tassello che partecipa al mosaico urbano e non come emergenza autoreferenziale fine a se stessa.
Il ruolo del Centro Culturale nel territorio. Il nuovo intervento si colloca nella frazione di Rosignano Solvay, in una zona piuttosto anonima e degradata, comunque priva di elementi capaci di catalizzare interesse e di rinnovare lo scenario urbano. In quella fascia, cioè, racchiusa fra il nucleo storico del Villaggio Solvay, risalente ai primi del ‘900, quando l’industriale Ernest Solvay costruì lo stabilimento per la fabbricazione della soda e attorno a esso una vera e propria città giardino, e la strada ferrata. Una zona da riqualificare, da riallacciare al resto della città in modo tale che i suoi abitanti possano percepirla come nuova area pulsante di attività, proprio a partire dal Centro Culturale.
La fisionomia del progetto. Il Centro Culturale, a un solo livello fuori terra, si articola su 2.325 metri quadrati di superficie coperta, ed è circondato dal verde in maniera tale da essere poco visibile soprattutto al confine con la strada ferrata, dove il terreno è stato rialzato proprio per proteggere gli ambienti di lettura sui piano acustico e su quello visivo. In quella zona, in particolare, la struttura è riconoscibile solo attraverso le “creste” dei colorati camini di ventilazione, elemento tecnologico e di richiamo che insieme alla torre di raffrescamento provvede alla ventilazione naturale. L’edificio è suddiviso in tre blocchi distinti disposti lungo un percorso pedonale coperto, utilizzato sia da coloro che si recano in biblioteca, sia da coloro che sono diretti al vicino sottopassaggio destinato ad aprire finalmente la città al mare. Nel blocco più esteso è localizzata la biblioteca, in quello intermedio si trovano l’ambito polivalente, l’informagiovani e la ludoteca; nel più piccolo, infine, si apre la caffetteria, che comprende anche l’emeroteca. Lo schema distributivo dell’edificio prevede che tutte le funzioni, organizzate nei tre blocchi distinti, si affaccino sulla strada coperta.
Il Centro Culturale come una “scatola” aperta. La novità importante che caratterizza il progetto è che, a differenza della maggior parte dei centri culturali e delle biblioteche, spesso chiusi in uno o più volumi introversi rispetto alla città, qui la volontà è di aprire la struttura e di farla diventare parte integrante del tessuto urbano. L’architettura si lega al concetto di infrastruttura e in questo modo interagisce anatomicamente con il disegno della città. La strategia per ottenere questo risultato è affidata a un vero e proprio percorso pedonale coperto che attraversa l’edificio e conduce verso la stazione ferroviaria. Una strada nel ventre dell’architettura, insomma; capace di individuare i vari ambienti dei quali il centro si compone e di segnalarli al passante in quanto elementi di richiamo e, di conseguenza, di potenziale riqualificazione del contesto socio-economico e territoriale. Il centro culturale come architettura, come infrastruttura, come vetrina di nuovi stimoli e divulgatrice di nuovi interessi, come luogo per riqualificare un’area marginale: sono queste, e se ne potrebbero immaginare altre, le chiavi di lettura di un progetto che fa leva sull’attraversamento, sul percorso, sul dinamismo dei suoi potenziali fruitori. Che sono poi i temi cari a UNA2, confermati in diversi dei loro progetti a scala urbana e paesaggistica, sensibili al tema della passeggiata a contatto con il territorio, con l’ambiente naturale, con la luce, con il verde, con la città. E del resto, anche AREA PROGETTI è da sempre particolarmente attenta non solo al tema della biblioteca, ma anche al rapporto fra essa e l’ambiente che la circonda. A partire dalla metà degli anni ’90 lo studio torinese concentra la propria attenzione sulla ricerca di uno spazio di lettura qualificato dalla illuminazione naturale più appropriata e da un sistematico impiego del verde.
Il progetto del verde e le scelte sostenibili. L’edificio è completamente circondato dal verde, in alcuni punti molto compatto non solo per schermare la ferrovia, ma anche per offrire una lettura serena e piacevole all’esterno della caffetteria, che proprio verso il percorso che porta alla stazione si rivolge. Ovunque gli ambienti interni sono pensati per essere continuamente messi in relazione visiva con l’esterno, con il giardino e la natura. Anche la copertura, dalla quale emergono i camini colorati di ventilazione –capaci, fra l’altro, di innescare curiosità, di raccontare di un nuovo “evento da scoprire” in città– è verde: sulla sua superficie è stato realizzato, al di sopra della struttura in legno e dell’isolamento in balle di paglia presenti anche nelle pareti della biblioteca, un giardino pensile estensivo. In termini di sostenibilità questo significa elevate prestazioni termofisiche ed efficace contributo offerto dalla riduzione delle polveri sottili in atmosfera e dei gas a effetto-serra. Lo strato terroso conferisce alla copertura maggiore inerzia termica e ha la capacità di trattenere l’acqua piovana impedendo il surriscaldamento della copertura d’estate. Raffrescamento passivo, ventilazione naturale, controllo dell’intensità luminosa, pannelli fotovoltaici sono solo alcuni degli elementi che concorrono a definire questa nuova architettura come un’opera attenta non solo al sociale, ma anche all’ambiente e alla sua salute. L’edificio è realizzato in classe energetica A+.
Fonte: comunicato stampa IMAGE Media Agency
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