19/02/2015 - ‘Architettura e design, non solo una professione ma uno stile di vita’. Non è possibile creare una architettura senza pensare agli oggetti che vi troveranno spazio, e non è possibile disegnare un oggetto senza la visione d’insieme che viene dall’idea dello spazio in cui è destinato a vivere. È questa la filosofia di vita di Ramon Esteve, che trova la massima espressione nel progetto dello storico edificio nel centro storico di Valencia, che ospita lo studio ma anche la sua abitazione privata al piano superiore.
Ed è proprio nel suo studio che Ramon ci ha ospitati, invitandoci a prender parte al piacevole momento della colazione. Un vero e proprio rito: ogni giorno, verso le 11, il grande tavolo sul quale nascono i progetti firmati Ramon Esteve diventa un’invitante tavola imbandita , con croissant e caffè, ma sulla quale non mancano anche pane e salsa di pomodoro fresco.
Qui Ramon ci ha presentato in anteprima due suoi nuovi progetti, Casa Sardineraed El Bosque, perfettamente raccontati dalle bellissime immagini pubblicate sul nuovo sito appena messo online.
Poi ci ha guidati all’’interno dello studio, mostrandoci gli spazi in cui ogni giorno il team svolge le diverse attività. E ci ha portati infine all’ultimo piano, che ospita il suo appartamento, dove è proseguita la nostra conversazione:
Abbiamo avuto il piacere di notare l’affiatamento del team. Ci racconti come si svolge una giornata tipo nello studio di Ramon Esteve?
Ogni giorno ci sforziamo di soddisfare il nostro obiettivo principale di creare “luoghi dove voler vivere”. Architetti, designer industriali e grafici, marketing manager ed il team di amministrazione condividono un’atmosfera creativa lavorando a stretto contatto. Se non c’è armonia durante il processo creativo, questo si rifletterà nel risultato finale. Una giornata ‘tipo’ nel nostro studio può essere definita ‘dinamica’: ogni giorno è diverso dal precedente. Parliamo tanto, e condividiamo le idee per ottenere una visione d’insieme dei progetti. Il nostro momento speciale della giornata è a colazione, che ci vede tutti riuniti e spesso anche con degli ospiti.
È evidente nel team una prevalenza femminile. È del tutto casuale oppure ritieni che l’approccio femminile al lavoro progettuale possa portare a risultati di squadra migliori?
La verità è che non c’è nulla di premeditato nella prevalente componente femminile dello studio. Il team cresce e cambia sin dagli esordi, quando non c’era una prevalenza femminile. Ci piace pensare di esserci incontrati per creare una squadra e ci completiamo reciprocamente molto bene, sia professionalmente che umanamente. Crediamo che progettare non sia una questione prettamente ‘femminile’ o ‘maschile’, ma che sia un fatto di stile, equilibrio e buon gusto.
Sul sito di Ramon Esteve si legge: “Il dialogo tra l’architettura e l’oggetto disegnato si coniuga per vivere una esperienza unica. L’ispirazione progettuale parte dalla conoscenza della materia, delle sue leggi e dei suoi processi, nella consapevolezza che, pur nascendo dal mondo della tettonica, l’opera architettonica sa viaggiare nel mondo delle idee”. E non ci sono dubbi sul fatto che il tuo lavoro coniughi perfettamente architettura e design. Ci racconti in che modo ci riesci? C’è un lavoro in particolare che meglio incarna questa “esperienza unica”?
Quando penso ad uno spazio faccio fatica ad immaginarlo se non considero anche tutti gli elementi che lo compongono. Mi piace lavorare su progetti di grande scala, come le architetture, ma anche di piccola scala, come gli oggetti di design. Credo fortemente che esista una relazione tra i due ambiti capace di amplificare il modo di vivere lo spazio e di far venir fuori la tua idea. E’ così che lavoro nella maggior parte dei miei progetti, da quelli di architettura a quelli di design. Ne è esempio il progetto dello Chapeau Fashion Store, dove abbiamo disegnato sia lo spazio che gli arredi, come pure Casa Sardinera, dove oltre all’architettura, abbiamo disegnato gran parte dell’arredamento.
Abbiamo avuto anche l’onore di essere accolti nella tua bellissima dimora, ubicata al piano superiore dello stabile che ospita il vostro studio. Qui ogni spazio, ma anche ogni oggetto, porta la tua firma. Tutto è estremamente curato nel dettaglio, e si riconosce l’estrema pulizia delle forme che caratterizza ogni tuo progetto. È quindi questa la tua idea di spazio abitativo, anche nella sfera privata?
L’edificio ospita studio e residenza privata. È una scelta che viene dalla mia personale idea che architettura e design non sono soltanto una professione, ma uno stile di vita. Trovo difficile separare l’uno dall’altra. Il fatto di esser riuscito a progettare casa e studio all’interno della stessa struttura consente di esprimere la mia ‘filosofia’ in modo più radicale. In questo caso ho progettato edificio, arredi e quasi tutti gli oggetti.
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