21/09/2015 - La riconversione dell’ex-ospedale di Forlì, un complesso a padiglioni d’inizio Novecento in un’area di 9 ettari, ha consentito al Comune di Forlì e all’Università di Bologna di realizzare uno tra i più innovativi campus universitari italiani a consumo di suolo 0.
È frutto di un concorso internazionale vinto, nel 2000, dal gruppo di architetti guidato da Lamberto Rossi con M. Galletta, R. Lazzarini, M. Tarabella e P. Zilli, e di un Accordo di Programma con l’Università e il Ministero in base al quale il Comune ha messo a disposizione - a uso perpetuo - area e immobili.
Sfruttando la posizione baricentrica dell’ex-ospedale, il campus è concepito come un ponte tra centro storico e città contemporanea, tra tradizione e innovazione, tra passato e futuro di Forlì.
Una “promenade urbane” lunga 250 metri, di padiglioni restaurati e nuovi edifici immersi in un parco lussureggiante che, per la prima volta, consente di attraversare questo quadrante di città, da sempre chiuso in se stesso, e vissuto - nella percezione collettiva - come luogo di sofferenza.
È, dunque, un campus unico in Italia in quanto unisce al carattere anglosassone del parco – 5 ettari e 400 essenze arboree – una funzione classica delle grandi università/città italiane e mitteleuropee, ovvero quello di essere luoghi “permeabili” fortemente integrati nella città.
In questo senso è esemplare anche come metodologia di riconversione delle grandi attrezzature dismesse dello stato post-unitario che spesso, proprio per il loro carattere di recinti specialistici, sono stati punti di discontinuità del tessuto urbano e, come tali, hanno ostacolato lo sviluppo armonico di interi quartieri. Il nuovo campus, invece, è un luogo visionario, esuberante con una forte connotazione contemporanea.
Realizzato a partire dal 2003, in più stralci attuativi, ha visto nel 2014 il completamento dell’elemento più ambizioso - il nuovo teaching hub - composto dai tre corpi delle aule e, soprattutto, dal “trefolo”, la spina dorsale del sistema: una lunga galleria urbana leggera e trasparente aperta verso il parco. È l’intreccio di tre tubi di 6x3,5 m in cemento armato, rivestiti da 4.600 mq di lastre di acciaio, che partono dalla tre quote dell’impianto storico e, intersecandosi, definiscono in negativo uno spazio mutevole in altezza e in larghezza: il mall. I tre tubi accolgono una funzione fondamentale, troppe volte trascurata negli atenei italiani: gli spazi studio singoli e di gruppo (471 posti) per studenti, ricercatori e docenti.
La metafora del “trefolo” ricorda che, così come le funi si rafforzano perché formate dall’intreccio dei cavi, così anche nell’università quando le tre funzioni primarie – didattica, ricerca e alta formazione – interagiscono creando relazioni intense tra loro e con il territorio, generano luoghi stimolanti di scambio culturale, scientifico e tecnologico, programmaticamente anti-gerarchici.
Un progetto nato per rappresentare un processo di crescita individuale e collettiva che favorisca il confronto interdisciplinare, la commistione tra studenti, docenti e ricercatori, l’interferenza tra comunità universitaria e cittadini.
La geometria irregolare del lungo Mall pedonale, la forte permeabilità visiva e fisica con il parco, il sistema di illuminazione che si estende agli spazi esterni, il rivestimento dei blocchi aula che al contrario entra nello spazio interno, diluiscono il confine tra interno ed esterno, tra spazio collettivo e individuale. L’intero organismo è immerso nel parco che, rotto il recinto ospedaliero, entra finalmente a far parte del tessuto urbano e ad arricchire e arricchirsi del rapporto con il nuovo campus universitario.
Il gioco di rifrazioni sull’acciaio moltiplica le chiome degli alberi colorando i tubi a seconda delle stagioni.
La stereometria dei volumi, il colore naturale e i chiaro-scuri regolari del frangisole che li avvolge – 23 km lineari di doghe - smaterializzano i tre corpi della didattica che appaiono come megaliti nel parco. Un organismo costruito non per sorprendere ma per incuriosire, un social network urbano, un’agorà universitaria progettata con metodo iterativo per stimolare senso e sensibilità, senza consumo di territorio.
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