10/11/2015 - Il Nuovo Museo Novecento, inaugurato recentemente a Firenze e dedicato all’arte italiana del XX secolo, ha sede all’interno dell’antico Ospedale di San Paolo in piazza Santa Maria Novella, il cui progetto di restauro e valorizzazione è stato progettato e realizzato dall'arch. Patrizia Moreno con la collaborazione del geom. Massimo Occupati (Servizio Belle Arti del Comune di Firenze).
Il progetto di allestimento di Avatar Architettura definisce l’ambiente museale come uno spazio sospeso. Il visitatore lo raggiunge attraverso vivaci dispositivi di mediazione spaziale che, posti all’inizio del percorso espositivo, al primo piano del chiostro, lo portano a confronto con le esperienze e le ricerche artistiche contemporanee.
Avatar Architettura, con il coordinamento generale di Giorgio Caselli e con Daniele Gualandi dei Servizi Tecnici del Comune di Firenze, ha curato il progetto museografico e allestitivo.
Realizzato dopo quasi mezzo secolo di proposte e progetti e aperto nella scorsa estate, il Museo Novecento espone una parte delle collezioni del Comune, unita a opere e documenti relativi agli ultimi decenni, concessi in comodato da artisti, collezionisti ed enti, che hanno generosamente sostenuto la nascita di questa nuova istituzione. Il Museo riassume in sé due nature: di museo civico, attraverso un racconto che lega le collezioni civiche del Novecento alla storia della città, e di museo “immersivo”, andando a integrare il patrimonio cittadino con testimonianze delle vicende artistiche nazionali e internazionali, che hanno segnato il territorio dalla seconda metà degli anni Sessanta.
Elaborato in tempi molto rapidi e realizzato con risorse economiche limitate, il progetto interpreta con originalità e disinvoltura un sistema complesso di esigenze. A partire dalla collocazione fisica del museo e dalla sua identità, per arrivare al progetto museologico definito dalla curatrice scientifica Valentina Gensini, la quale ha incoraggiato la ricerca di “una nuova idea di museo. Un museo immersivo, che offre un’esperienza unica e personalizzata al visitatore: opere d’arte, installazioni, dispositivi sonori, apparati multimediali costruiscono il racconto del Novecento in un percorso a ritroso che dagli anni Novanta ci conduce alle avanguardie di inizio secolo.”
Uno spazio sospeso, che si raggiunge dopo avere attraversato dei vivaci dispositivi che trasformano lo spazio all’ingresso. Lasciandosi alle spalle la facciata della chiesa di Santa Maria Novella il visitatore si trova di fronte al complesso monumentale dell’Ospedale di San Paolo sorto, nel suo nucleo originario, all’inizio del tredicesimo secolo come ricovero di pellegrini e di malati, poveri e mendicanti. Una volta entrati dall’ingresso che si trova sotto la loggia realizzata da Michelozzo, ci si trova nell’ampio chiostro che ospita al piano terreno le biglietterie e che articola intorno a sé, al piano superiore, il percorso espositivo. Qui, nel lato sud del loggiato, a partire da tre sorprendenti dispositivi spaziali, brevi corridoi realizzati in ferro, fortemente connotati dall’uso del colore e dalla forma di parallelepipedi distorti, simili a imbuti, il pubblico penetra nelle sale.
“Abbiamo pensato allo spazio espositivo come elemento direttamente manipolabile, un medium attivo capace di cambiare le relazioni tra volume esistente e opere” (Avatar Architettura).
Inizia così il percorso a ritroso nel tempo disposto dalla curatrice: il visitatore incontra da subito opere più recenti per raggiungere, sala dopo sala, opere dell’inizio del Novecento. Se l’ingresso è caratterizzato da una soluzione architettonica di chiara riconoscibilità, il resto del percorso è realizzato da Avatar Architettura come una sorta di “spazio sospeso”. Più neutrale, ma fisicamente presente, materico, l’allestimento delle sale nasce dal pavimento metallico e continua nei pannelli che da esso emergono in alcune delle sale, quando i pannelli non spiccano dalle pareti, trattati a intonaco così da continuarne idealmente la superficie. Nel suo insieme, il progetto allestitivo tende a definire una struttura percettiva in grado di istituire percorsi definendo prospettive e modulando gli spazi del complesso, ospitando una serie eterogenea di esperienze artistiche, fino alla prima musica elettronica, la poesia visiva, l’architettura radicale e il cinema d’artista. Avatar Architettura unisce qui una leggera provocatorietà alla solida consistenza dell’intervento.
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