16/11/2015 – Ha aperto a fine maggio a Milano, in concomitanza con l’inaugurazione di Expo 2015, la nuova Piazza dedicata a Gino Valle, nucleo del piano urbanistico di riqualificazione dell’area Portello.
La piazza, la più grande di Milano, è oggi raggiungibile da una pista ciclabile che ha origine nel parco di CityLife e che, passando tra tutti i padiglioni dell’ex Fiera, la attraversa proiettandosi verso i parchi della cintura ovest e l’area dedicata all’esposizione universale.
Impostata da Gino Valle nei suoi tratti generali nel masterplan che accompagnava il piano urbanistico approvato nel 2003, la piazza è stata poi sviluppata in un completo progetto architettonico dallo Studio Valle Architetti Associati che si è avvalso della collaborazione dello studio berlinese Topotek 1 per il progetto della pavimentazione.
Il piano di riconversione dell’ex-area industriale Alfa Romeo prevedeva una serie di spazi e di percorsi pubblici che collegano pedonalmente le diverse parti del sito: un grande parco urbano, la passerella pedonale, due zone residenziali, a corte e a cluster, la piazza dell’aggregato commerciale.
Impostato da Gino Valle alla guida dello studio Valle Architetti Associati tra il 1998 e il 2003, il piano urbanistico è giunto a una prima approvazione nel 2003, l’anno della sua morte. Tra il 2003 e il 2014 il suo sviluppo è stato seguito da Pietro Valle e Piera Ricci Menichetti. Lo studio Valle Architetti Associati ha anche realizzato i progetti architettonici di due degli interventi principali del piano, l’aggregato commerciale e la piazza con tre edifici a uffici, recentemente terminata e intestata a Gino Valle.
Lo spazio pubblico e il movimento pedonale sono i principi insediativi che collegano presenze architettoniche diverse, articolate intorno alla grande piazza inclinata che si apre di fronte al preesistente edificio della Fiera di Milano.
La piazza è composta da un ampio basamento la cui superficie sale con una pendenza del 5% lungo una linea diagonale orientata a 45 gradi rispetto alla direttrice dell’ex area espositiva dalla cui terminazione trae origine. Tale diagonale continua nella passerella che porta al parco e definisce l’asse principale di tutto il piano del Portello. Il basamento è strutturato in due livelli interrati e uno fuori terra. Esso ospita parcheggi, servizi, ingressi agli edifici, spazi commerciali e un ristorante. Non è, dunque, solo una superficie calpestabile, ma una struttura abitata da funzioni, punteggiata da corti a cielo aperto: una matrice flessibile a servizio di tutte le strutture sovrastanti.
Dal basamento emergono i tre edifici che definiscono la piazza e che formano con gli edifici circostanti, per via del loro profilo ascendente o discendente, sovrapposizioni visive costantemente variate. Si vengono così a creare, come accennano i progettisti, tre “montagne urbane” che segnano il profilo del Portello. Destinati a uffici e funzioni commerciali, i tre edifici racchiudono in modo irregolare la piazza, dando così luogo a uno spazio contenuto ma al tempo stesso aperto verso le aree circostanti. Il loro volume, enfatizzato dalla forma, è poi caratterizzato da un effetto di leggerezza. I pannelli che rivestono le facciate sono opachi nella parte bassa degli edifici e diventano lucidi a mano a mano che si sale, tendendo a smaterializzare la percezione della parte alta dell’involucro.
Il disegno della pavimentazione della piazza è stato generato sovrapponendo alla superficie calpestabile il disegno di un reticolo regolare che la coprisse integralmente. Il reticolo è stato poi deformato restringendosi verso il punto d’imbocco della passerella che conduce al parco, dove lo spazio si comprime come in un imbuto, e dilatandosi nella piazza così da segnarne l’ampiezza e l’espansione. In tale deformazione le linee dritte del reticolo diventano ampie curve concentriche che formano un disegno regolare senza enfatizzare l’asse di percorrenza principale.
Nei mesi scorsi si è aggiunto alla piazza un bassorilievo di Emilio Isgrò intitolato “Grande Cancellatura per Giovanni Testori”. L’imponente installazione (23,40 per 2,47 metri) nasce dall’elaborazione di un brano tratto dal libro Il ponte della Ghisolfa di Giovanni Testori.
“La città per parti proposta dal piano si confronta con una figurazione cinetica che le relaziona attraverso la durata e il movimento del pedone.” Pietro Valle
La città per parti proposta dal piano si confronta con la definizione dello spazio pubblico e con quella che i progettisti definiscono come “una figurazione cinetica” che stabilisce relazioni tra i vari elementi a partire dal movimento del pedone e dai tempi che definiscono la percezione del vuoto in relazione agli spazi della città costruita.
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