27/01/2016 - Per ricordare il 70° anno dalla liberazione di Auschwitz, si inaugura oggi il Memoriale della Shoah di Bologna, nato dall’impegno congiunto della Comunità Ebraica, di istituzioni e privati cittadini. A firmare l'opera lo studio Set Architects, che ha immaginato un grande magnete per attirare le persone, farle riflettere, discutere sulla Shoah e sui nomi che lo sterminio ha assunto nelle diverse culture.
È stato Peter Eisenman, architetto del Memoriale di Berlino, a presiedere la commissione che ha selezionato il progetto del gruppo di trentenni romani tra le 284 proposte partecipanti.
"Immaginiamo gli spazi architettonici come scenari della vita – racconta il co-fondatore di SET Architects, Onorato di Manno - un'architettura che dialoghi in modo diretto con chi la vive attraverso l'attento rapporto con il contesto e la cultura locale con un approccio critico nei confronti dell'oggetto architettonico come fattore culturale.
Appena individuato il tema e le specifiche tecniche, abbiamo cominciato a riflettere e parlare ai parenti dei deportati. Alla fine è stata la frase iniziale di Se questo è un uomo di Primo Levi a indirizzare la progettazione. I versi “Voi che vivete sicuri/ Nelle vostre tiepide case […] Considerate se questo è un uomo” hanno fatto scattare l’attenzione sulle celle dei prigionieri, al loro essere la pura negazione del concetto stesso di casa".
Due blocchi di acciaio corten alti 10 metri, all’angolo tra via dei Carracci e il ponte di Via Matteotti, convergono l’uno verso l’altro, definendo una fessura larga appena da far passare un persona. Ai lati, le cavità cubiche sovrastano il percorso ripetendosi in maniera ossessiva in tutte le direzioni. Queste rappresentano le celle dei deportati, nonchè il vuoto lasciato da chi le occupava.
Ma esiste un’altra faccia del Memoriale: "Una faccia liscia – spiega Di Manno – sulla quale risaltano le linee delle celle confluendo nella consapevolezza contemporanea. Su quella faccia si scrive coscientemente, una vita diversa, opposta, alla barbarie del passato".
La componente simbolica gioca un ruolo importante nel memoriale. Non si leggono scritte, pertanto, si tratta di un luogo "da riempire di significati. Un sito della memoria. Affiancare il Memoriale della Shoah alla Strage di Bologna significa offrire, a chi fa il suo ingresso ideale in città, la possibilità di ricordare entrambe" come sottolinea Daniele De Paz, presidente della Comunità Ebraica di Bologna.
"Ricorda, Osserva, Andare avanti sono i tre verbi chiave dell’identità ebraica – continua De Paz – ma sono anche valori da condividere. Sono le basi di ciò che ci unisce: la memoria, che è universale, perché appartiene a tutti ed è essa stessa identità. Un’identità che nasce, anche, dal ricordare di non dimenticare".
Il memoriale non rappresenta soltanto un monumento ma ha già innescato un processo culturale orientato alla riflessione. "Per la Comunità ebraica di Bologna – conclude De Paz – è stato molto rincuorante vedere che questo processo si è attivato ben prima che il monumento venisse anche solo inaugurato. La mostra di tutti i progetti in gara – ospitata da Sala Borsa da settembre a metà ottobre con il contributo di Urban Center – e la partecipazione e l’impegno di istituzioni, aziende e privati cittadini nelle diverse iniziative, hanno svelato una Comunità civile piena di passione. Per questo il nostro obiettivo è che il Bologna Shoah Memorial diventi una Fondazione che stimoli continuamente a ricordare e imparare dai nostri tanti passati mentre ci sforziamo di costruire un futuro".
“E’ un grande risultato - sottolineano l’Ordine degli Architetti di Bologna ed il Consiglio Nazionale degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori - che conferma ancora una volta la validità dello strumento del Concorso aperto per selezionare, in tempi certi e contingentati, il miglior progetto e dare a tutti i concorrenti le stesse opportunità. Procedura che consente ai più bravi di emergere, ed allo stesso tempo di incrementare la qualità degli spazi urbani e del paesaggio: un’opportunità, dunque, che le Pubbliche Amministrazioni devono saper cogliere per valorizzare i propri territori. Ci auguriamo, quindi, che questo Concorso divenga un modello per le Amministrazioni Pubbliche e per i committenti privati in modo da garantire - così come avviene nei paesi europei più avanzati - non solo certezza dei tempi, ma anche e soprattutto alta qualità progettuale”.
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