07/09/2016 - Sarà presentato mercoledì prossimo alla stampa, presso Palazzo Strozzi Sacrati di Firenze, il Centro per l'arte contemporanea Luigi Pecci di Prato. Il Grand Opening è fissato, invece, per domenica 16 ottobre e vedrà la riapertura al pubblico del Centro dopo il completamento dell'ampliamento progettato dall’architetto Maurice Nio, architetto olandese fondatore dello studio NIO architecten e uno dei più originali interpreti della cultura architettonica del nostro tempo.
Il Centro Pecci sarà l’unico museo pubblico in Italia ad aprire nel decennio 2010-2020, diventando parte di un network internazionale di riaperture che include istituzioni culturali di livello internazionale, come la nuova ala della Tate Modern di Londra di Herzog & de Meuron o la nuova sede del Whitney Museum a New York disegnata da Renzo Piano.
Nel 1988 nasceva a Prato il primo centro dedicato all’arte contemporanea in Italia. Il Centro Pecci vanta una collezione unica in Italia con oltre 1.000 opere dei principali artisti internazionali: da Anish Kapoor a Jan Fabre, da Jannis Kounellis a Sol LeWitt, così come dei grandi italiani del secolo scorso, come Mario Merz o Michelangelo Pistoletto. E così oggi, dopo quasi trent’anni di attività, il Centro Pecci raddoppia. In due sensi: amplia la propria sede e il programma culturale.
Il progetto dell’ampliamento, intitolato “Sensing the Waves”, è animato dalla volontà di far proprio il nuovo programma culturale del museo. La raccolta delle opere - costantemente in fieri e orientata negli ultimi anni a privilegiare anche la produzione artistica italiana e regionale - ha sollecitato l’urgenza di nuovi ambienti, destinati a ospitare stabilmente il ricco patrimonio della collezione.
Il progetto di Nio mira a favorire la permeabilità fra il centro e il suo territorio. L’edificio esistente viene integralmente conservato e lasciato intatto in tutti i suoi aspetti. A esso si accosta, in forma di anello, un nuovo volume che, riprendendo il disegno dell’originario parco circostante, si orienta verso la dimensione pubblica.
Grazie alla nuova entrata, al bookshop e al ristorante situati all’interno di un corpo trasparente al piano terra, il Centro si rivolge all’esterno, sollecita curiosità, invita all’interazione, si apre alla città, mediato da un giardino sperimentale e da una ampia piazza. Il punto più alto del complesso espositivo è raggiunto da un elemento simile a un’antenna capace, da un lato, di rappresentare la volontà di captare le nuove forme di creatività vive nel territorio, dall’altro di denunciare la presenza importante di un luogo deputato alla loro promozione, di immediata visibilità sia per chi proviene dall’autostrada sia per chi arriva a piedi dalla città.
Fin dalla prima formulazione del progetto, Maurice Nio ha scelto per il nuovo edificio un titolo dal forte sapore evocativo: Sensing the Waves, suggerendo la sua funzione di recettore (e magari anche di trasmettitore) capace di captare e divulgare le vibrazioni del tempo presente. Sotto l’antenna, una nuova mappa di funzioni e di percorsi lega l’originario edificio di Italo Gamberini a quello di Maurice Nio.
Il progetto dell’olandese poggia su un sistematico ripensamento delle funzionalità espositive che si manifestano all’esterno attraverso la realizzazione di un oggetto ambiguo, inaspettato, inusuale che si offre a molteplici chiavi di lettura. Un linguaggio sottile e ragionato che sembra guardare al di là della consueta realizzazione, in ambito internazionale, di centri d’arte come grandi icone urbane.
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