11/11/2016 - Mercato Centrale – dal 2014 luogo d’elezione fiorentino tra tradizione gastronomica, arte e cultura – il 5 ottobre ha inaugurato il suo personale modello di mercato cittadino a Roma, esplorando un nuovo approccio nel modo di comunicare, sentire e vivere il cibo.
Il progetto per il Mercato Centrale Termini, firmato dall'architetto Luca Baldini e dal designer Marco Baldini (studio Q-bic, Firenze), si fonda sull'idea di mercato inteso come luogo di incontro commerciale spontaneo, uno spazio mutevole nel quale vengono espressi le esperienze e i saperi di una comunità. Una progettazione che, pur mantenendo una visione d'insieme ed un carattere omogeneo ben riconoscibile, mira alla caratterizzazione di ogni singola bottega attraverso l'utilizzo di materiali sempre diversi come legno, ferro, ceramica, marmo.
Le botteghe e dei suoi artigiani sono i veri protagonisti. Gli artigiani sono il cuore del progetto: conoscono i loro prodotti nei minimi dettagli e nessuno meglio di loro è in grado di raccontarne le qualità e i punti di forza. L’ex dopo lavoro ferroviario, storicamente luogo di incontro e condivisione, rivive con Mercato Centrale Roma la sua funzione originale.
Sotto la Cappa Mazzoniana, al centro di tutto il Mercato Centrale, in marmo portoghese dalle venature grigio-rosa – realizzata negli anni ‘30 dall’architetto Angiolo Mazzoni, da cui prende il nome – la sospensione CERAUNAVOLTA, insieme di elementi decorativi in vetro soffiato, nata dall’idea di Edmondo Testaguzza e Matteo Ugolini.
Ogni bottega ha lo spazio per l’esposizione del prodotto fresco e una zona laboratorio per la preparazione e la cottura. Ogni bottega una sua lampada. L’ambiente è semplice e informale, una tavola dove mangiare, scoprire, chiacchierare e confrontarsi. Così le lampade Karman, tanto decorative ed emozionali che sembrano parlare sopra le dita infarinate del pizzaiolo e i sorrisi delle ragazze nella panetteria.
Il cemento delle SETTENANI COLLECTIONsi accosta felicemente al legno delle scaffalature così come affascinante è il contrasto del bianco braccio della lampada Déjà-vu Nu e il rosso fuoco dei peperoncini.
E ancora. Le due bianche WORK IN PROGRESS dai romantici decori floreali sembrano non staccare lo sguardo dai ragazzi della zona del pesce.
L’eleganza delle lampade GINGERsopra il bancone dei formaggi, il vetro opaco delle MAKE UP.
Sembra quasi fatto apposta che le lampade SCRIVIMIsiano accanto a muri volutamente scarabocchiati.
Nulla è lasciato al caso. Un progetto di riqualificazione che non passa inosservato, un nuovo modo di fare design, di parlare di cibo e di raccontare il gusto.
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