02/12/2016 - Il wallcovering è sempre più protagonista nel mondo dell’interior design contemporaneo. Grazie alle tecnologie digitali ed all’evoluzione dei materiali di supporto, questa soluzione permette infatti ai progettisti di esplorare soluzioni visive praticamente senza limiti e creare ambienti ogni volta unici, con la massima facilità di realizzazione.
Dall’incontro fra Glamorae Marco Piva nasce Drone: una collezione che esplora le potenzialità del wallcovering, non come un semplice decoro ma come un forte elemento narrativo nello spazio. Immagini dell’ambiente naturale o antropizzato, viste dall’alto come da una mongolfiera o da Google Maps e ulteriormente analizzate, scomposte e trasformate in motivi grafici originali, con un effetto “wow” sia negli ambienti residenziali che in quelli collettivi.
I tre motivi della collezione, in diverse varianti cromatiche, sono City, Desert e Ocean.
“Ho ripreso un lavoro che feci tantissimi anni fa sul tema del tessuto, basato sul concetto di ‘soft landscape’, quindi l’idea di riportare una visione di paesaggio su superfici morbide.
L’idea di avvicinare il tema del wallcovering per noi è molto interessante perché fa parte, nell’insieme dei progetti e delle ricerche che stiamo facendo, di un’indagine che dura da parecchio tempo sul tema della materia da una parte e della decorazione dall’altra.
Questo percorso di ricerca indaga sul rapporto che può esserci - grazie ai nuovi mezzi - fra il segno della mano e la trasformazione che questo segno ha attraverso una serie di processi di elaborazione al computer. Quello che più ci interessa nel wallcovering è il suo aggiungere alla superficie dell’architettura un racconto. Questa cosa l’avevamo finora sempre sperimentata in termini materici: la superficie di marmo, di vetro, di legno o superfici mixate fra loro, pelli, tessuti...ma non eravamo mai arrivati al wallcovering. Soprattutto non eravamo mai arrivati a una possibilità come quella offerta da Glamora, di realizzare grandi superfici che sono in grado di creare un racconto forte.” Marco Piva
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