08/03/2017 - Nasce Flos Outdoor, la nuova collezione Flos che dà luce agli spazi aperti. Elementi dalla forte identità che dialogano con l'architettura, oppure corpi luminosi nascosti, mimetizzati nel paesaggio in modo discreto e vagamente percepibile. Piero Lissoni e Vincent Van Duysen gli autori della nuova collezione, insieme alla quale nasce Flos Outdoor Lighting, il catalogo che racconta l’universo outdoor del brand attraverso immagini in bianco e nero.
Realizzare un catalogo dedicato al lighting in bianco e nero è stata senza dubbio una scelta audace, ma l’entusiasmo contagioso di Piero Gandini, ceo di Flos, ha convinto ogni scettico. Primo fra tutti Omar Sosa, al quale ha affidato la direzione artistica. Attraverso gli scatti in bianco e nero del fotografo d’architettura Tommaso Sartori e le piante ritratte dall'artista americano Nicholas Alan Cope, Sosa è riuscito a creare un volume fotografico pulito e rigoroso, e al tempo stesso suggestivo, in cui di si fondono luce, architettura, arte e natura.
“Così come nella fortunata esperienza di Flos Architectural – spiega Piero Gandini in occasione della presentazione della collezione e del catalogo – anche nell’affrontare questa nuova avventura abbiamo voluto confrontarci con il rapporto tra tecnologia ed emozione. In un mondo come quello degli apparecchi da esterno, spesso così ossessionato dalle specificità tecniche da dimenticare il delicato e meraviglioso rapporto tra luce e natura, la nostra volontà è quella di esplorare in modo nuovo la poesia degli spazi aperti”.
“Piero ed io – racconta Omar Sosa – volevamo creare qualcosa che non avevamo mai visto prima in questo settore. Abbiamo concepito questo catalogo come un incontro tra un libro di fotografia d’arte e un catalogo Braun di Dieter Rams degli anni sessanta. Volevo combinare la bellezza e la raffinatezza di un libro di fotografia con la semplicità e il rigore di un catalogo tecnico”.
“I prodotti di Flos Outdoor – prosegue Gandini – nascono sì per rispondere alle esigenze illuminotecniche contemporanee, ma anche per segnare un nuovo equilibrio tra tecnologia, forma, luce, ombra. Ecco perché ho chiesto a designer come Piero Lissoni e Vincent Van Duysen di accompagnarci con la loro sensibilità e il loro rigore in questo viaggio, e ad Omar Sosa, con il suo straordinario coraggio e talento, di accettare la sfida di un catalogo che credo sappia trasferire anche nella poesia delle immagini di Tommaso Sartori e di Nicholas Cope questo nostro impegno, visione, entusiasmo”.
La collezione Casting di Vincent Van Duysen è una serie iconica di luci miniaturizzate, che fondono il paesaggio con l’architettura degli spazi esterni.
“Ho voluto creare degli oggetti con forme molto semplici e ridotte – spiega Vincent Van Duysen – quasi inesistenti ma allo stesso tempo protagoniste. La sagoma dei modelli Casting C e Casting T prende ispirazione dalle travi da costruzione, elementi essenziali sui quali abbiamo elaborato nuove proporzioni lavorando sui dettagli e i raggi. Hanno un'espressione architettonica molto forte, un'espressione tipica dei periodi modernisti”.
“Casting Concrete ha invece per me un rimando all'architettura brutalista che apprezzo molto e da sempre è fonte d'ispirazione per i miei progetti. Mi piace particolarmente il progetto di città studi a Chandigarh in India di Le Corbusier, un'architettura molto forte, assai presente. Anche gli interni con i mobili di genere che parlano con il circostante unicamente poetico. La lampada che Le Corbusier ha progettato per Chandigarh è stato un amore a prima vista e ho voluto portare un clin d'oeil a questo periodo reinterpretandola in chiave contemporanea, rivedendo proporzioni e forme e aggiungendovi un tocco Flos”, Vincent Van Duysen
Secondo Piero Lissoni, che firma le collezioni A-Round, Camouflage, Climber, My Way e Real Matter, la luce prevale sull'oggetto in sé, diventando protagonista assoluta del progetto. Si arrampica sulle pareti, "sceglie la propria strada", sparisce, prende forma.
“Lavoro con Piero Gandini da tantissimi anni. A lui interessa fare delle lampade con una skill tecnica ben precisa, con precisione matematica e dettagli alchemici al tempo stesso. A me piace invece l’idea che la luce esca sbagliata. Ciò che mi ha legato al progetto non è stata la forma, né i materiali, ma l’idea tecnica e al tempo stesso sensuale legata alla luce. La luce è stata la guida. Lampade installate a muro, lampade che scavano i muri, altre che fanno il mestiere in purezza, ovvero che si fanno semplicemente portatori di luce”,
Piero Lissoni
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