18/05/2017 - Un brand tutto al femminile, dal team che lo anima alle collezioni morbide e accoglienti che realizza, alle collaborazioni di cui si nutre. Tutto questo in un mondo che adotta un linguaggio ancora prevalentemente maschile. Si tratta di Saba Italia, un caso di imprenditoria italiana femminile di successo.
Abbiamo chiesto ad Amelia Pegorin, CEO del brand, di svelarci il segreto che si cela dietro la fortunata storia della sua azienda. Più facile a dirsi che a farsi, Amelia spiega che la chiave sta nel giusto equilibrio tra femminilità e razionalità. Ma anche nella fortuna di incontrare persone che capiscono e parlano il tuo stesso linguaggio, come accaduto con Ludovica Serafini dello studio Ludovica+Roberto Palomba, che ha progettato quest’anno lo stand di Saba al Salone del Mobile.
Un incontro fortunato quello con Ludovica, che ha interpretato il mood del brand lavorando sul concetto di ‘smaterializzazione’. Lo spazio viene smaterializzato attraverso dei grandi specchi che riflettono le tende offrendo quasi la sensazione di ‘camminare in una nuvola’. All’interno di questi specchi appaiono delle macchie di colore – i divani – che la designer paragona a grandi uccelli che sorvolano il cielo.
Amelia riassume il percorso di Saba in una sintesi di ‘eleganza sofisticata ma democratica’ e ‘materia razionale ma all'insegna della leggerezza’. Unire femminilità e razionalità per Amelia significa dare vita a divani morbidi e accoglienti, in una parola femminili, ma anche a prodotti dalle forme geometriche più lineari – più attribuibili per la loro razionalità ad una mano maschile – che conservano tuttavia la leggerezza del gesto, tutto femminile, che fa traslare gli elementi.
Il principio maschile che vede un progetto di design molto preciso e contemporaneo – spiega Amelia – confluisce con l'idea femminile di un gesto leggero e facile. Saba non è solo un pensiero di eleganza ed estetica, ma può confluire in forme espressive che varcano territori più razionali, ma dove c'è sempre un fil rouge che collega un pensiero di leggerezza e del darsi più possibilità. Le donne vivono le varie possibilità. Non ci cristallizziamo solo in certe forme, ma abbiamo diverse forme espressive. Il living è così. Anche i prodotti più razionali di Saba hanno questa traslazione che io sento parte integrante della femminilità.
E lo stand smaterializzato di Ludovica interpreta perfettamente questa assenza di confini: Il confine – prosegue Amelia – è un polarizzare qui e ora facendolo diventare per sempre. Invece noi siamo territori liberi. Credo nell’identità e nella personalizzazione. E si può fare un'azienda partendo da questi concetti. Questa smaterializzazione che io ho cercato di trasferire nei divani Ludovica l’ha realizzata nell'ambiente, creando un concetto di abitare. Un legame che ha esaltato ogni prodotto che ha avuto la giusta collocazione nello spazio: la tenda - concetto mobile ma che fa casa - c'è ed é un oggetto etereo che però crea uno spazio.
E la femminilità è soprattutto intuizione. Alla domanda “Cosa ispira le collezioni Saba nella forma e nel colore?” Amelia risponde senza esitazione:
Il nostro compito è quello di osservare e por sentirci. Nutrirsi delle immagini, farci permeare dai colori, e dalla moda, lasciarli sedimentare e quindi sentire dove il cuore batte.
Io amo il colore, ma anche il non colore. Amo vedere che mescolanze e dissonanze che i colori creano insieme. Altri territori sono più neutri perché è il prodotto che chiama. Il divano Quilt ad esempio, con le trapuntature squisitamente femminili (la tecnica del patchwork è un’antica tecnica americana adoperata dalle donne) chiama colori che vengono dal territorio del far west con le terre bruciate e i verdi esplosivi. Non poteva essere diverso.
La scelta del colore non è una scienza esatta, ma è fatta dall'istinto e anche dalla materia di quel prodotto. È il prodotto che si unisce al tuo istinto e poi si declina come vuole lui. Io lo assecondo.
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