06/11/2017 - Apre il prossimo 13 dicembre con la mostra “Ebrei, una storia italiana: i primi mille anni”, il Museo nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah di Ferrara.
La Palazzina di via Piangipane 81, che ospita gli uffici della Fondazione e 200 mq di aree espositive, è aperta al pubblico dal dicembre 2011. Adesso tocca al secondo edificio restaurato da studio –SCAPE, ex carcere giudiziario di Ferrara, che ospiterà il primo nucleo del vero museo.
Il complesso si sviluppa su tre piani per un totale di 1.269 metri quadri, suddivisi tra spazi espositivi e zone dedicate alla biblioteca e al centro di documentazione.
Fu nel 1912 che il carcere fu costruito. Dismesso il 9 marzo 1992, era divenuto un rifugio pericolante per senzatetto e animali. L’ex carcere è drammaticamente legato alle vicende che videro Ferrara segnata dalla violenza fascista.
Testimoni confermano l’incarcerazione di antifascisti ed ebrei, alcuni dei quali furono barbaramente trucidati o deportati nei lager nazisti. Tra gli ebrei reclusi nel carcere a causa della militanza antifascista, tra il maggio e il luglio del 1943 anche il grande scrittore Giorgio Bassani.
La gestione del Museo è affidata ad una Fondazione costituita tra il Ministero per i Beni e le attività Culturali e del Turismo, il Comune di Ferrara, il CDEC (Centro di Documentazione Ebraica Contemporanea) e l’UCEI (Unione delle Comunità Ebraiche Italiane).
Il Museo Nazionale dell’Ebraismo Italiano e della Shoah viene istituito con la legge n. 91 dell’aprile 2003, modificata dalla legge 296 del 27 dicembre 2006.
Nel 2010 viene indetto un concorso internazionale per il recupero dell’area e la progettazione del Museo. Il progetto vincitore è quello elaborato dall’equipe formata da Studio Arco di Bologna e studio –SCAPE di Roma.
Dal racconto dei progettisti: “Cosa significa tradurre la memoria in architettura? Ecco, è questa la semplice domanda che noi dello studio –SCAPE ci siamo posti al momento di avviare la progettazione del Meis, Museo Nazionale dell’Ebraismo e della Shoah, commissionato dal Ministero dei Beni e delle Attività Culturali e del Turismo, che sorgerà a Ferrara. Nel 2011, anno di aggiudicazione del concorso, l’età media del nostro studio non arrivava a 30 anni.
[…] Forse proprio la nostra giovane età ha fatto sì che istintivamente avessimo deciso di prediligere non tanto quello che il Museo deve ricordare, compito del comitato scientifico della Fondazione, ma il come lo debba ricordare. Il museo è la costruzione di un luogo che non sarà solo un archivio di materiali e testimonianze, che ne costituiranno la ricchezza, ma un incubatore dove possa prendere forma la memoria, messa in scena attraverso uno spazio che renda possibile l’avvenimento, lo scambio e il confronto reciproco, sia esso in forma sociale, collettiva, individuale, culturale.
[…] Cultura e memoria, così legate in un museo, sono elementi in continua evoluzione, caratteristica che coinvolgerà lo spazio espositivo attraverso interfacce di allestimento interattivo e digitale (curate dal regista Luca Scarzella), costituite da immagini in continuo cambiamento, da adattare alla sensibilità del visitatore e al tempo; entreranno a far parte del progetto di allestimento anche tutte quelle interfacce naturali esistenti (le mura, la vegetazione, gli edifici conservati e restaurati) ridisegnate dalla nuova frontiera dell’interattività. Questo museo non sarà solo raccolta di oggetti anche bellissimi, ma strumento e luogo per comunicare significati, idee, incubatore della memoria del futuro”.
La costruzione dei restanti cinque edifici moderni, che richiamano i cinque libri della Torà, è prevista per il 2020, con altri 2.733 mq tra spazi espositivi, ristorante, auditorium, bookshop, laboratori didattici, biblioteca, archivio e centro di catalogazione.
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