23/11/2017 - La nuova scuola francese “Marc Chagall”, situata nel quartiere di Neve Tzedek a Tel Aviv, è stata progettata da Paritzki&Liani Architects adottando la logica compositiva dell’edificio scolastico come microcosmo della città.
Le aule sono disegnate come micro-appartamenti, i volumi sono piccole case di una città mediterranea, articolati nei loro spazi comuni da passaggi, piccole piazze e giardini spontanei. Questa organizzazione dinamica aperta mette al centro del progetto l’allievo nel suo processo di esplorazione e conoscenza del mondo.
La Scuola Marc Chagall è composta da due volumi. Il volume principale si sviluppa attorno al patio di sambuchi, una corte aperta su cui si affacciano le aule e il dispositivo “volante” delle scale. Attorno a questo petit-jardin, perno eccentrico dei percorsi dell’edificio, si sviluppano le due rampe laterali della scala a tenaglia, che poi termina al livello superiore in un nuovo spazio aperto, punto d’incontro per gli allievi. Tuttavia, il carattere principale di questa scala è quello di accompagnare il percorso in modo duplice ed asimmetrico, sia internamente dalla rampa affacciata verso il patio, che dal giardino principale della scuola. Questo percorso diretto, che dall’esterno porta al primo piano è uno degli elementi principali della facciata, la quale è rivolta verso il vecchio edificio ed accompagna lo sguardo verso il cielo. Il secondo volume è invece costituito da un’ampia aula a fianco del volume principale.
«“Le facciate della Marc Chagall sorridono” - così un’allieva ha riassunto in poche parole la nostra idea di costruire un involucro insolito intorno all’edificio». Ogni facciata offre al bambino una diversa esplorazione del luogo ed è un omaggio alle opere del maestro Chagall.
«Un po’ come in un sogno in cui le trame si confondono e si sostengono a vicenda, le figure de “Sopra la città” (1918) diventano un’apparizione sulla facciata verso Shluss St. L’immagine di “Sopra la città” cambia con il mutare dell’angolo visivo; muovendosi verso di essa cambia la sua composizione. Infatti, 30 pannelli ottici d’alluminio, di diverse misure e composti per il disegno grazie al sistema 3D pixels, trasformano i colori dell’immagine in molte piccole ombre, generate dalla particolare forma della superficie dei pannelli, rendendola quasi un ologramma. Una trama ottica che muta a seconda del punto di vista dell’osservatore, o in base alla diversa propagazione della luce artificiale durante la notte. La facciata così sottolinea l’idea cara a Chagall della città percorsa da figure, animali e oggetti che sfidano il tempo e la legge di gravità.
In continuità sulla facciata ovest si trovano gli ingressi dal patio verso le aule, il profondo passaggio della rampa di scale e la lunga fascia di finestre che riceve la luce da ovest. Sulla lunga parete bianca sono sospesi dei sottili pannelli di vetro dai colori puri, ancora da amalgamare: azzurro, arancio, rosso, giallo, blu; bandiere di luoghi immaginari che solo i bimbi sanno vedere.
Questi frammenti di luce colorata sono uniti da sottili cavi in acciaio al pavimento, fungendo da supporto per le piante rampicanti, il glicine viola sulla facciata est e il gelsomino ad ovest, che lentamente salgono dal terreno verso l’alto, come nella favola di Jack e il fagiolo magico. Le favole, si sa, ci permettono di entrare in una dimensione incantata, per un nuovo sguardo sul mondo, fonte di libertà, che il maestro Chagall ha saputo trasmettere con le sue opere.
I colori continuano anche nelle pavimentazioni delle ampie aule, le quali sono affacciate o verso il verde circostante o in direzione del mare. Le aperture sono state pensate in maniera tale da inquadrare le parti più interessanti dell’orizzonte di Tel Aviv. La scuola ha diversi gradi di luminosità, grazie ai doppi affacci e alla presenza del patio interno, il quale fornisce anche una ventilazione naturale».
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