23/03/2018 - In occasione di Light+Building Artemide presenta sistemi e famiglie di prodotti sempre più trasversali nati dalla collaborazione con architetti internazionali in un’apertura alle diverse culture del progetto nel mondo. A collaborazioni consolidate come quelle con BIG, Neri&Hu, Tapio Rosenius, Foster&Partners, Michele De Lucchi, Neil Poulton, CMR Project si aggiungono nuovi importanti protagonisti del progetto contemporaneo, tra cui lo studio Elemental di Alejandro Aravena.
Aravena presenta “O”, un tentativo di conciliare le esigenze dell’ambiente naturale e urbano” perfetto esempio di come la tecnologia sia nei prodotti Artemide al servizio di valori etici e sostenibili in ogni application fields.
Così l'architetto vincitore del Pritzker Prize 2016 racconta il progetto O:
'Più il pianeta diventa urbano, più apprezziamo il valore degli spazi naturali. Le città con la migliore qualità di vita sono quelle che sono state abbastanza visionarie da mantenere porzioni di natura incontaminata nel loro tessuto urbano e trasformarle in spazi pubblici. Foresta che può diventare parco, fiumi che possono diventare piscine, colline che possono diventare punti di vista o spiagge che possono diventare promenade misurano la capacità di una città di fornire l’ambiente giusto per i propri cittadini. Il problema è che le forze che governano la natura e la vita urbana moderna, anche se guidate dalle buone intenzioni, tendono a direzioni opposte.
Se vogliamo accedere a una collina, erodiamo i suoi sentieri con le strade. Se vogliamo evitare le inondazioni di un fiume, alteriamo la permeabilità del suo bacino. Se vogliamo illuminarlo per renderlo sicuro, lo invadiamo con pali e cavi. Una delle più forti intrusioni nell’ordine naturale (eppure una di quelle che rimane quasi inosservata) è la scomparsa dell’oscurità nelle nostre città. Nel tentativo di rendere sicuri i parchi, non li invadiamo solo con pali e cavi ma alteriamo per sempre il ritmo circadiano che è cruciale per l’esistenza delle specie, sia animali che vegetali.
Il nostro progetto per Artemide è un tentativo di conciliare le esigenze dell’ambiente naturale e urbano. La nostra strategia è duplice: da una parte è progettare una luce per lo spazio pubblico che quando non in uso può essere il più impercettibile possibile; luce senza una lampada. D’altra parte è di percorrere diversi tipi di sensori in modo che la luce appaia solo quando è necessario, luce solo on demand. Per “O” immaginiamo una serie di dischi che interferiscono il meno possibile in un paesaggio esistente, ma che attivati dal movimento delle persone, illuminino lo spazio adiacente solo per un periodo di tempo limitato. Oscurità e immaterialità saranno il contributo di “O” alla natura e agli spazi pubblici.'
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