19/06/2018 - La nuova casa di Confindustria Moda a Milano sorge in quella che, un tempo, era la sede di noto marchio di cravatte. Il progetto vede il recupero e la valorizzazione di questo immobile storico, preservato e rispettato. Dove un tempo si trovavano soprattutto laboratori e magazzini, oggi, il nuovo spazio, realizzato da Il Prisma, propone una connotazione fisica contemporanea, più aperta secondo le nuove logiche lavorative e per ottimizzare le connessioni tra tutte le associazioni di categoria che la federazione, nata un anno fa, accoglie.
Il nuovo HQ è un luogo progettato per promuovere le sinergie tra le singole identità. Come elementi di uno schema ricorrente, sempre uguale, qui la regolarità nella disposizione spaziale genera nell’insieme un risultato diverso. Seguendo questa metafora di schemi ricorrenti, in un microhabitat formato da parcelle uguali, prende spunto la struttura dell’intero edificio come componenti della federazione.
Un luogo autorevole, istituzionale, ma allo stesso tempo innovativo e connesso al suo interno. Per raggiungere questo risultato, durante la fase di progettazione, sono stati numerosi gli studi per migliorare le connessioni tra le diverse associazioni, prima provenienti da sedi diverse e, oggi, diventate parte di un unico corpo che le contiene e rappresenta, in un prospettiva di crescita comune.
Tuttavia, sono molti i richiami al passato, e altrettanto significativi anche gli sforzi di preservare questo palazzo storico con interventi mirati a riproporre i materiali originari, riemersi in parte durante le lavorazioni. Legno, vetro, materiali effetto pietra. Accorgimenti essenziali che migliorano la qualità di vita, tra questi l’illuminazione che contribuisce ad aprire lo spazio, insieme ad inserti metallici.
Un palazzo che rivive l’innovazione e un made in Italy senza tempo, dalla struttura rigida prendono vita aree di condivisione pensate per rendere l’edificio flessibile, per le nuove funzioni. Un link con l’autenticità del passato che, attraverso un’architettura dalle forme e funzionalità sinergiche, unisce e rafforza le singole realtà che qui lavorano vestendole di uno stile dal sapore italiano, elegante e autorevole.
Una forte connessione casuale al passato riporta quel palazzo che fu ‘dimora e bottega’ del famoso Nicky Chini, come raccontava sapientemente l’edizione di Domus di 77 anni fa, in un progetto di recupero storico fedelmente legato al DNA, integrato con nuove contemporanee funzioni.
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