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08/11/2018 - Un medium d’avanguardia, un artista di fama internazionale e una location unica e densa di significati.
Lo scorso sabato 27 ottobre geometrie di luce accompagnate da una colonna sonora incalzante e suggestiva, hanno illuminato la facciata del Palazzo della Civiltà Italiana all'Eur, conosciuto anche come Colosseo Quadrato e sede della maison Romana del lusso FENDI.
Il progetto di mapping architettonico è più imponente mai realizzato in Italia: Lux Formae di Laslzo Bordos, sostenuto da FENDI e prodotto da Solid Light per Videocittà.
Laslzo Bordos, artista ungherese di fama internazionale, considerato uno dei pionieri delle arti digitali e del mapping architettonico, dopo aver curato più di 50 progetti in oltre 22 paesi, arriva per la prima volta a Roma, identificando nel Palazzo della Civiltà Italiana la location ideale per la sua performance. Così per una notte, l’imponente edificio si è trasformato nella tavolozza dell’artista che, usando le proiezioni intese proprio come un pennello hi-tech, 4,0, l’ha portato a nuova vita, rivelandone gli aspetti inediti.
Un’iniziativa che, grazie a Videocittà, presente il giorno successivo anche all’Anfiteatro Flavio, crea un legame unico tra la Roma antica e quella contemporanea, attraverso l’accostamento simbolico dei due edifici. Perché Roma è una, ma con un’anima sfaccettata, in cui antico e moderno hanno dimostrato di saper e poter dialogare. E l’arte contemporanea, in particolare il “3d Mapping rappresenta una nuova forma d’arte”, sostiene l’artista. “Gli artisti contemporanei possono proiettare le loro idee e la loro visione sulle facciate tridimensionali dei palazzi. Le idee hanno bisogno di ispirazione e la miglior ispirazione proviene dalle architetture stesse! Sono entusiasta di poter lavorare al Palazzo della Civiltà Italiana, che considero tra le architetture più affascinanti del mondo. Si tratta di un luogo metafisico e il lavoro che ho intenzione di realizzare cercherà di amplificare questa dimensione spirituale dell’edificio, giocando con il concetto di infinito. Voglio raggiungere l’illusione che la luce, intoccabile, eterea, immateriale, sostenga la materia del pesante edificio.”
Un’opera site specific che, nel suo essere effimera, evanescente e monumentale, disegna un’epica del futuro destinata a durare molto più dell’arco temporale in cui si svolge, per imprimersi nell’eternità di Roma.
Infine, Lux Formae assume un ulteriore significato in relazione all’Eur, area in cui si colloca, perché passando il testimone all’evento al Palazzo dei Congressi, costruisce con la luce, in maniera metaforica, quell’arco che avrebbe dovuto inaugurare il quartiere nel 1942, dando allo stesso un valore totalmente nuovo.
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