06/03/2019 - Dopo aver inaugurato, la scorsa settimana, il nostro focus sull’anamorfismo in collaborazione con Volkswagen, presentiamo oggi un'altra architettura esemplificativa di questa tecnica: la Chiesa di S. Maria presso S. Satiro a Milano (1479-1482).
La Chiesa, costruita inglobando il più antico sacello di San Satiro da cui prese il nome, è celebre poichè ospita il cosiddetto “finto coro” di Donato Bramante, capolavoro della pittura prospettica rinascimentale italiana, nonché una delle più geniali e moderne soluzioni prospettiche del primo Rinascimento.
Il celebre "finto coro prospettico" fu definito prontamente dal committente dell'opera, il duca Gian Galeazzo Sforza,"admirabili artificio".
Se nella Sagrestia compare la caratteristica ricerca bramantesca di una illuminazione zenitale (con oculi aperti nella cupola come nella sua Incisione Prevedari del 1481), nel coro Bramante si avvale della sua grande esperienza di pittore di "sfondi architettonici" per realizzare, con il massimo virtuosismo, un bassorilievo e ottenere la dilatazione dello spazio fisico in uno spazio solo rappresentato. Tale artificio era indispensabile per simulare, in poco più di un metro di profondità (97 cm), un coro reale che non poteva essere realizzato per l'esistenza di una strada, la contrada Falcone.
Il finto coro presenta una decorazione con volta a botte a cassettoni composta da tre arcate, identica all'aula, e termina, nell'illusione prospettica, in una controfacciata nelle cui parti laterali vi sono due nicchie coronate da conchiglie, mentre nella lunetta è affrescato un episodio miracoloso.
La soluzione, considerata antesignana di tutti gli esempi di trompe-l'œil successivi, costituisce in realtà un esempio di 'stiacciato' trasferito dalla scultura all'architettura.
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