16/04/2019 - Artista, editore, designer e creativo a 360°, Federico Pepe spazia liberamente tra diverse pratiche attraverso un’identità cangiante e fluida, definendo nel corso degli anni un lavoro personale orientato ad abbattere le ideali separazioni tra arte, grafica e design.
Con Araldica, la nuova collezione di rivestimenti in ceramica disegnata quest'anno per CEDIT – Ceramiche d’Italia, il designer esprime alcuni dei temi che, nel tempo, hanno contraddistinto e qualificato il suo lavoro.
Abbiamo chiesto a Federico Pepe di raccontarci Araldica, dell'incontro con il brand e qual è stata l'ispirazione per questo progetto.
Come è nata la collaborazione con CEDIT? La collaborazione con CEDIT è nata da una semplice telefonata. Un paio d’anni fa sono stato contattato telefonicamente dall’azienda. Credo avessero visto il mio lavoro fatto per un'installazione dell'allora Spazio Pontaccio che oggi è diventato Editions Milano con i quali collaboro ancora. Volevano conoscermi, fare una chiacchiera e raccontarmi un po' di CEDIT che onestamente all’epoca non conoscevo. Io non mi ero mai confrontato con la materia. La chimica del momento è stata ottima e ho deciso di provarci, così di lì a qualche settimana mi sono presentato con qualche proposta.
Era per me fondamentale trovare una soluzione che significasse qualcosa per loro ma anche per me. Non sento mai l’impellente bisogno di disegnare qualcosa per un brand a meno che questo non rappresenti un tassello sensato nella costruzione generale del lavoro che porto avanti in diverse discipline. L’azienda stessa – forte anche del know-how tecnologico di Florim – ha avuto il coraggio di portare avanti il progetto che io sentivo più forte.
La collezione nasce da un mélange di stimoli. Sulla macro-dimensione della grande lastra ceramica, le tessiture visive assumono la configurazione, ipnotica e affascinante, di una miscela cromatica variegata ispirata a quella delle tradizionali carte marmorizzate: impiegate per lo più in editoria – e, più nello specifico, nella legatoria artistica – queste carte sono ottenute mediante una tecnica decorativa antica, attraverso la quale creare innumerevoli coaguli di colore per emulare le infinite venature e marezzature delle superfici del marmo.
Da dove nasce questa scelta? Raccontaci il percorso di ricerca che ha portato al risultato finale. “Araldica” riproduce su superfice solida la tecnica antica della marmorizzazione della carta. Le Dictateur che oggi ha aperto oltre alla galleria anche uno studio di branding, comunicazione e design ha da anni un’anima legata all’editoria Le Dictateur Press. Di fatto Le Dictateur nasce come un progetto editoriale. Insomma è sempre stata una mia passione e le carte marmorizzate sono una di quelle variabili che da sempre mi affascinano se penso all’editoria di un tempo, ai risguardi dei libri rilegati a mano simili tra loro ma di fatto sempre diversi perchè i giochi grafici ed ipnotici che si ottengono sono totalmente randomici.
Chiaramente l’idea dello spiazzamento visivo di una carta e colori che ricordano il marmo ma allargano la percezione a livelli non raggiungibili dalla natura mi divertiva molto. Ho passato un paio di giorni da un vecchio rilegatore con la mia amica Monica De Filippis, “pusher” di qualunque cosa legata al cartaceo, selezionando fogli e colori. Da lì poi è cominciato un lungo lavoro di riproduzione e postproduzione per trasferire quel mondo sulle lastre.
Su queste basi, estroverse e di forte impatto, alcune delle soluzioni prevedono la giustapposizione di due distinte grafiche lineari centrate rispetto alla geometria della lastra: la figura di un “blasone” e la forma di una “clessidra”, originata dalla contrapposizione di due triangoli isosceli. Il risultato si distingue per un impianto grafico estremo che rimanda al tema dell’alterazione del senso della vista.
I tuoi lavori sono caratterizzati da una forte connotazione grafica. Come hai trasmesso la tua cifra stilistica in un progetto come il rivestimento in ceramica? Parte dei miei lavori è sicuramente caratterizzata da una forte cifra grafica, altre cose non lo sono per nulla. In questo caso stava anche un po' nella richiesta di partenza di caratterizzare la collezione e comunque quando lavoro sulle due dimensioni ci casco sempre. Ho ibridato la variabile della carta marmorizzata con l’elemento grafico che dà il nome alla collezione, l’ARALDO, una sorta di scudo grafico tipico del mondo di Le Dictateur. Ho “versato” i colori e la tecnica li dentro e il risultato mi è subito parso vibrante, allucinante. Volevo che la collezione fosse un po' allucinante. Sicuramente non neutra, né rilassante. Volevo immaginare gli ambienti come in continuo movimento, sempre vivi, in battaglia!
Con Araldica Federico Pepe genera un’intuizione creativa che, oltre a definire i canoni estetici di una nuova “psichedelia da camera”, indaga inedite formule di influenza percettiva tra il materiale ceramico decorato e l’individuo.
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