09/07/2019 - Per descrivervi il suo ultimo progetto, la Verona Penthouse, ci affidiamo alle parole del progettista, l'architetto veronese Filippo Bricolo che ce lo racconta così.
“Recuperare uno spazio o un edificio, nel nostro processo progettuale, significa sempre trovare nella preesistenza la miccia di un nuovo inizio. Farlo non è facile. Bisogna andare oltre le apparenze. Bisogna indagare, rimuovere strati. A volte bisogna farlo anche fisicamente. Così è stato per la ristrutturazione della Verona Penthouse nel centro storico di Verona.
La nostra prima azione è stata la demolizione di tutti gli intonaci. Cercavamo qualcosa di vero e di forte. Cercavamo nel passato del manufatto qualche traccia di futuro. Così è stato. Togliendo gli intonaci è tornata alla luce una bellissima muratura realizzata in Pietra gallina sbozzata. Osservando questo muro ci è sembrato subito evidente che non fosse nato per essere lasciato a vista. Era imperfetto, impreciso, ma proprio per questo ci è sembrato sincero, segnato com’era da quella umile ed elegante espressività che hanno sempre le cose povere quando sono vere (e non l’esito infelice di sfalsanti espedienti narrativi). Liberato lo spazio, la forza delle murature è stata tale da spingerci a radicalizzare la traduzione architettonica del programma funzionale. La scelta è stata quella di non realizzare nuove pareti all’interno dello spazio definito dalle murature ma di compartimentare il programma funzionale dentro nuovi dispositivi chiaramente percepibili come innesti. Si è formato quindi un dialogo intenso tra le pareti originali ed i nuovi elementi che abbiamo realizzato in materiali dotati di una sincerità espressiva in grado di confrontarsi con la poetica rudezza della pietra.
Una boiserie in Pitchpine (colorato al minio e bruciato) attraversa gli spazi muovendosi dall’ingresso ribassato al living, scivolando fino a definire un lato della camera. Al suo interno si trovano il bagno per gli ospiti, la lavanderia, gli armadi per la camera da letto. La superficie è continua e le aperture, altrimenti impercettibili, sono individuabili solo per la presenza di maniglie colorate al minio realizzate su nostro disegno.
Il bagno della camera padronale è inserito in un volume in lamiera nera non colorata e trattata con lucido da scarpe. Il volume presenta diversi trucchi: verso il letto una grande apertura è divisa ambiguamente da uno specchio ed un vetro polarizzato che può impedire o favorire voyeuristicamente la vista all’interno del bagno, verso la camera un meccanismo a pistone azionato a comando permette l’elevazione di una televisione che risulta nascosta alla vista quando non in utilizzo, la porta è celata da uno specchio che rende enigmatico il movimento nello spazio tra il volume e la boiserie.
La parete di ingresso della zona living è segnata dalla presenza iconica di due cerchi leggermente sovrapposti e realizzati in metalli diversi (ottone e ferro anticato). Anche questo dispositivo nasce dalla volontà di occultare la tipica invadenza della televisione. Agendo manualmente su di esso si scopre, infatti, che si tratta di un meccanismo scorrevole che una volta aperto permette la visione dell’apparecchio.
Simili atteggiamenti di divergenza poetica dalle prassi comuni e di rilettura dell’ordinarietà del costruire segnano gli altri elementi della casa: un portale in ferro organizza la parete di fondo del living contenendo la cucina realizzata in metallo dalla finitura ottone brunito, i controsoffitti delle parti ribassate sono realizzati in ferro nero al naturale, gli arredi su disegno (tavoli, lavandini, letto) sono realizzati con profilati metallici di tipo industriale con giunzioni a vista".
|