17/09/2019 - Nel 2002, il fotografo canadese Christopher Herwig decide di fare un viaggio da Londra a San Pietroburgo. Oltre 30.000 km in auto, bici, autobus e taxi oltrepassando 13 paesi scoprendo e documentando le "inaspettatamente belle" architetture futuriste dell'ex Unione Sovietica.
Herwig decide di sfidare sé stesso scattando una nuova foto ad ogni ora del suo lungo viaggio. Gran parte del tempo lo trascorre pedalando, con la sua bici, a volte camminando o prendendo mezzi di trasporto per piccoli tragitti. Tra le immagini di paesaggi e architetture viste, le fermate dell'autobus si imponevano spesso durante il suo cammino "come dei perdenti che volevano far valere la loro autorevolezza".
E così quello che era iniziato come un gioco, si evolve rapidamente in una serie fotografica estesa dal nome “Soviet Bus Stops”.
Dalle rive del Mar Nero all'infinita steppa kazaka, attraverso queste emblematiche e dimenticate opere, Herwig cataloga la gamma di arte pubblica dell'era sovietica con uno sguardo disincantato alle menti creative del tempo. Spesso strumento di propaganda governativa, queste architetture venivano spesso usate per elargire un senso di contentezza sociale e descrivere il brillante futuro del comunismo.
Dopo il viaggio attraverso le fermate degli autobus sovietiche, Christopher Herwig ha recentemente completato la sua nuova avventura: una spedizione sotterranea che lo ha portato stavolta a fotografare le stazioni metropolitane dell'ex Unione Sovietica dal nome "Soviet Metro Stations".
Dall'estrema opulenza del marmo e del lampadario alla brutale e futuristica gloria minimalista, le stazioni della metropolitana sovietiche documentano una ricchezza di architetture disparate. Lungo la strada Herwig cattura i singoli elementi che compongono questa singolare esperienza sovietica: neon, cemento, scale mobili, segnaletica, mosaici e sculture in rilievo si combinano per creare una vivida mappa della metropolitana sovietica.
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