© Gio Ponti Archives
Amate l’architettura, la antica, la moderna.
Amate l’architettura per quel che di fantastico, avventuroso e solenne ha creato – ha inventato – con le sue forme astratte, allusive e figurative che incantano il nostro spirito e rapiscono il nostro pensiero, scenario e soccorso della nostra vita.
Gio Ponti, Amate l’architettura, 1957
27/11/2019 - Architetto, designer, art director, scrittore, poeta, critico: Gio Ponti è stato un artista a 360 gradi che ha attraversato quasi integralmente il XX secolo, segnandone profondamente il gusto, rispecchiandone le istanze più significative e anticipando molti temi dell’architettura contemporanea.
A quarant’anni dalla sua scomparsa, il MAXXI | Museo nazionale delle arti del XXI secolo dedica a questa figura d'eccezione una grande retrospettiva, che ne studia e ne comunica, a partire dal racconto della sua architettura, la poliedrica attività, sintesi unica e originale di tradizione e modernità, storia e progetto, cultura d'élite e vivere quotidiano.
La mostra, il cui titolo GIO PONTI. Amare l’architettura echeggia quello del suo libro più noto, Amate l’architettura, apre oggi nella scenografica Galleria 5 del MAXXI e sarà visitabile fino al 13 aprile 2020.
La mostra, curata da Maristella Casciato e Fulvio Irace con Margherita Guccione, Salvatore Licitra, Francesca Zanella, è il frutto di un attento lavoro di ricerca, che mira ad aggiornare la conoscenza sulla figura di Ponti architetto, mettendo in evidenza alcuni dei temi guida della sua lunga attività e la sua straordinaria capacità di prefigurare spazi e motivi della ricerca architettonica contemporanea: l’aspirazione alla verticalità e alla leggerezza attraverso la smaterializzazione delle facciate, la concezione di una città verde in cui la Natura rientri a pieno titolo nell’agenda dell’urbanistica e dell’architettura, la flessibilità di spazi domestici capaci di adattarsi alle esigenze del proprio fruitore, sono senz’altro temi che più di mezzo secolo fa hanno anticipato, con inedita chiarezza, i toni della sensibilità odierna.
L’ allestimento è immersivo e scenografico e suggerisce l’idea dello spazio del maestro: fluido, dinamico, colorato. Già nella lobby del museo, il visitatore viene accolto da una potente installazione di grandi stendardi in Alcantara, sospesi negli spazi a tutta altezza di Zaha Hadid, che riproducono facciate stilizzate di grattacieli ed evocano lo skyline di una mai vista città pontiana.
Esposti materiali archivistici, modelli, fotografie, libri, riviste, classici del design (come la Superleggera di Cassina) strettamente collegati ai suoi progetti architettonici e organizzati in otto sezioni che evocano concetti-chiave espressi dallo stesso Ponti.
Come per esempio: Verso la casa esatta (la stessa casa di Gio Ponti a Milano in via Dezza è un manifesto della sua visione dell’integrazione tra arte e architettura); Classicismi, che include progetti imponenti su scala urbana, come la Scuola di Matematica di Roma, 1934, o i due Palazzi Montecatini a Milano, del 1936 e del 1951; L’architettura è un cristallo (il Museo di Denver, 1971); Facciate leggere (Con-Cattedrale di Taranto, 1970); Apparizione di grattacieli (Grattacielo Pirelli, Milano, 1956-60); Architettura della superficie (Villa Planchart a Caracas, 1953-57 e Istituto Italiano di Cultura di Stoccolma, inaugurato nel 1958).
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