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16/01/2020 - Prada uomo rivela la nuova collezione autunno inverno 2020 e lo fa nei magazzini dell’omonima Fondazione Milanese, in un set articolato in piazze metafisiche firmato OMA/AMO.
Miuccia Prada mette in scena il concetto di ‘Surrealistic Classic’ nello spazio multifunzionale all’interno del complesso di Fondazione Prada trasformato per l’occasione in una rappresentazione di una un incerto entroterra metafisico che fa da sfondo e rafforza il concept dell’intera collezione di abiti griffati.
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Contraddizioni e dicotomie, tecno-classicismo, storie future, modernismo e una mascolinità anti-eroica. Durante la sfilata i paradossi si fondono e gli elementi grafici stilizzati realizzati dal team di Rem Koolhaas ricreano una natura innaturale che unisce elementi classici con riferimenti surrealisti.
L’idea del surrealismo classico è infatti espressa in modo audace anche attraverso la costruzione dei tessuti degli abiti: materiali tradizionali sono combinati a fibre riciclate tecnologicamente innovative in colori cromatici.
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Dopo aver percorso un’imponente scalinata, gli ospiti confluiscono nella sala su una piattaforma rialzata che affaccia su due cavità identiche, ciascuna delle quali presenta lo stesso ambiente esterno immaginario.
La scena è essenziale: una successione di porte disposte in modo simmetrico segna il confine tra lo spazio pubblico e un enigmatico porticato, nascosto dietro l’architettura. Una statua astratta è disposta al centro dello spazio fornendo un punto focale e un asse tridimensionale.
Nello sfondo del porticato, una forte luce rossa dona profondità alla struttura che delinea la transizione dello spazio.
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"La tecnologia odierna diventerà storia: il presente crea continuamente un passato prossimo. La prospettiva e il contesto sono strumenti per trasformare attraverso giustapposizioni, spostamenti e contrasti."
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Il rapporto fra la sfilata e il pubblico che la osserva dall’alto è al tempo stesso distaccato e voyeuristico. I modelli vagano nello spazio, appaiono e scompaiono, seguendo traiettorie invisibili che sfumano il confine tra ciò che è visibile e ciò che è celato.
Un ambiente progettato che si esprime come una rappresentazione allegorica di un panopticon postmoderno, una corte surreale all’interno della quale gli uomini sono costantemente osservati.
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