16/04/2020 - Lo studio calvi ceschia vigano architetti associati è stato invitato a risolvere la marginalizzazione del Mercato Annonario di Sanremo, che l'edificio ormai stava subendo da anni, e la riqualificazione architettonica e funzionale dell'aula di vendita.
L’edificio è opera degli ingegneri Fera e Grossi Bianchi di Genova, che lo progettarono a metà degli anni ’50 del secolo scorso. Rappresenta uno degli elementi architettonici che più fortemente caratterizzano questa parte di città sia per le dimensioni che per la centralità della sua collocazione. Costituisce una sorta di spartiacque fra l’edificato di impianto medievale, costituito dai nuclei della Pigna, Piano e l’espansione urbana del dopoguerra.
L’edificio, oltre al mercato della frutta e verdura, le gastronomie e le macellerie, ospita il mercato del pesce, gli ambulatori veterinari dell’ASL, alcuni uffici comunali, gli uffici dell’INPS e di un sindacato nazionale.
La mancanza di coordinamento degli interventi di manutenzione e l’assenza di una visione strategica d’insieme hanno fatto in modo che, dall’essere centro di riferimento per la spesa quotidiana o per gli acquisti di ogni genere, sia divenuto sempre meno frequentato. Infatti, l’inadeguatezza strumentale dell’edificio, che non permette agli esercenti di rinnovare l’offerta commerciale, i problemi relativi alla difficoltà di parcheggio e il suo aspetto architettonico decadente, hanno fatto sì che, nelle dinamiche della vita cittadina, il Mercato Annonario stia subendo da anni un fenomeno di marginalizzazione.
“L’edificio è nato polivalente ed in una certa misura questa sua caratteristica lo ha salvato e ha reso più chiara l’ideazione del progetto di recupero” spiegano i progettisti. “Non si può dire, però, che tutte le scelte progettuali siano state semplici a causa della mancanza di una comunità di persone in grado di sedersi al tavolo progettuale come un interlocutore autorevole. Al più abbiamo trovato 'comitati' a difesa di interessi assolutamente privati. È probabile infatti che un luogo come questo abbia perso il suo valore simbolico perché si è perso, tra le persone, un ethos comune; quella «religio civilis che ha fatto grandi le civitas italiane, senza la quale è impossibile che si sostengano i luoghi di valenza simbolica». (Cacciari, La città, Pazzini)
Abbiamo perciò dovuto progettare 'in sordina', rinunciando alle grandi pretese e cercando, invece, quelle funzioni capaci di generare le relazioni che oggi sono venute a mancare e che hanno creato questa difficile situazione".
|