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Courtesy Christophe Gernigon
18/05/2020 - Anche per bar e ristoranti il 18 maggio segna il giorno della riapertura, lo ha annunciato sabato sera il presidente del Consiglio Giuseppe Conte, presentando un nuovo decreto approvato dal governo per gestire la “fase 2” dell’emergenza legata al coronavirus.
Ma come cambiano gli spazi della ristorazione a partire da oggi? Sarà un cambiamento passeggero o nuova normalità? Tra distanziamento fisico e nuova disposizione di tavoli e posti a sedere, le indicazioni per la ripresa del settore della ristorazione ridisegnano inevitabilmente il layout dei locali.
Buha|i|rest, Ungheria.
Dopo oltre due mesi di lockdown, anche per bar e ristoranti è arrivato il momento di ripartire. Tra mille ipotesi di architetti e designer che in questi mesi hanno immaginato i nuovi spazi destinati agli ambienti della ristorazione, vi è, per ora, una sola certezza, ovvero quelli che saranno i protocolli da rispettare, gli spazi da riformulare o le attività da riprogettare, le sfide da affrontare per arrivare alla “nuova normalità”.
Distanza di un metro tra i clienti, prenotazioni, niente buffet e menu di carta, camerieri con guanti e mascherina. Secondo le linee guida dell’Inail bar e ristoranti dovranno garantire ai clienti una superficie di quattro metri quadrati: due per due. Al ristorante la regola base è la distanza di due metri tra un tavolo e l’altro, mentre tra commensali “deve essere sufficiente a evitare la trasmissione di droplets”, le temutissime goccioline di saliva.
Regole da rispettare a parte, numerose sono state le proposte avanzate da creativi di tutto il mondo per ridisegnare gli spazi per un nuovo inizio.
Ristorante Under, Norvegia.
La capitale della Lituania, Vilnius, ha annunciato l'intenzione di trasformare la città in un vasto caffè all'aperto, cedendo gran parte del suo spazio pubblico ai proprietari di bar e ristoranti in modo da poter mettere i propri tavoli all'aperto e osservare le regole di distanza fisica.
Arriva dal designer francese Christophe Gernigon una possibile soluzione per mantenere il distanziamento tra i commensali ai tavoli del ristorante. Gernigon ha infatti ideato Plex’Eat, una sorta di campana di plexiglas calata dal soffitto, simile a un lampadario, che circonda la testa di ogni persona seduta al tavolo. Per ora Plex’Eat è solo in una fase embrionale e non è ancora in commercio, anche se pare che un’azienda abbia già contattato o il progettista per studiare insieme una possibile comparsa sul mercato.
Courtesy Christophe Gernigon.
Oltre il plexiglass c'è di più. Da Coldiretti arriva un'alternativa green sicuramente meno gelida e più colorata rispetto ai chiacchierati e algidi pannelli in plexiglass, ovvero delle barriere realizzati con piante e fiori per separare gli ambienti e le persone nei locali che dispongono aree esterne. La siepe anti-covid, sarebbe utile per ottimizzare gli spazi in ristoranti bar, ristoranti, spiagge e locali pubblici oltre che a separare fisicamente ambienti e persone, bloccando il droplet aereo portatore del virus.
"Le siepi verdi - sottolinea la Coldiretti - possono essere realizzate con diverse varietà di piante e fiori differenziati per altezza, dimensioni e condizioni da collocare in ambienti interni o all'aperto, per mantenere le misure di sicurezza anti-Covid19".
Courtesy Coldiretti.
Lo studio internazionale MASS Design Group, fondato dieci anni fa in risposta a una malattia epidemica da sempre in prima linea per le principali sfide sanitarie del mondo, ha pubblicato invece delle linea guida specifiche per i ristoranti in risposta alla pandemia di coronavirus. Queste linee guida mirano a proteggere sia il personale che i clienti, nonché a facilitare le operazioni.
Come importante tassello dell'economia, i ristoranti devono trovare rapidamente un equilibrio tra l'ottimizzazione delle operazioni e la sicurezza delle persone. Secondo MASS Design Group ogni ristorante dovrebbe designare zone di scambio per controllare le consegne dei clienti, lo stoccaggio e la cottura dei cibi, oltre che allo smaltimento di materiali contaminati.
Courtesy Mass Design Group.
E se il distanziamento risultasse impossibile? Dalla Svezia arriva Bord för en, in svedese letteralmente "un tavolo per uno" in mezzo alla natura incontaminata del nel cuore della contea di Värmland, a circa tre ore di distanza da Oslo.
L'idea, nata dall'inventiva dello chef Rasmus Persson e di sua moglie Linda Karlsson, è semplice: una prenotazione al giorno, un ospite solitario e un cestino da pic-nic calato dalla finestra del ristorante con una fune che porta il cibo direttamente in tavola.
Aperto dal 10 maggio al 1 agosto 2020, il Bord för en non punta certamente alla convivialità ma piuttosto ad una ricongiunzione dei sensi. Un esempio di sperimentazione un po' nostalgico ma di cui tenere conto nella riprogettazione degli spazi dedicati alla ristorazione.
Courtesy Bord för en.
Insomma oltre ad avere avuto un impatto sulla nostra limitazione della libertà il Covid-19 sta cambiando irreversibilmente il modo di progettare gli spazi della nostra quotidianità. Ospedali, ristoranti, bar, negozi non saranno più come prima.
Il mondo sta tentando di reagire alla situazione il più velocemente possibile. In ogni caso, quello che ci aspetta non è un vero ritorno alla normalità: anche dopo la riapertura l'esperienza di andare a cena fuori o di comprare un abito sarà irreversibilmente diversa.
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