18/12/2020 - È stata presentata ieri mattina la 23ª Esposizione Internazionale di Triennale Milano, che sarà intitolata Unknown Unknowns (quello che non sappiamo di non sapere). An Introduction to Mysteries (Introduzione ai misteri) e si svolgerà dal 20 maggio al 20 novembre 2022.
La curatela della 23ª Esposizione Internazionale è stata affidata a Ersilia Vaudo, astrofisica e Chief Diversity Officer all’Agenzia Spaziale Europea (ESA).
Il progettista dell’allestimento sarà l’architetto Francis Kéré, fondatore di Kéré Architecture.
Con la 23ª Esposizione Internazionale Unknown Unknowns, Triennale Milano riprende e sviluppa l’importante riflessione scaturita dalla 22ª edizione Broken Nature, garantendo una continuità critica con l’approccio propositivo che l’ha contraddistinta. L’Esposizione sarà concepita come uno spazio di dibattito e confronto aperto e plurale, dove possano convergere esperienze, culture e prospettive differenti.
Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “La 23ª Esposizione Internazionale Unknown Unknowns sarà un’occasione per portare avanti una riflessione collettiva sul futuro prossimo. Con Broken Nature abbiamo raccontato come i legami che uniscono gli uomini all’ambiente naturale nel corso degli anni siano stati profondamente compromessi, se non completamente distrutti. Il tempo presente e l’epidemia di coronavirus ci hanno trasmesso una profonda fragilità, dovuta anche alla consapevolezza che la sfera dei fenomeni che non conosciamo – e che non sapevamo di non conoscere – si è enormemente ampliata. L’umanità intera si trova di fronte a una sfida che è insieme quella di ampliare la conoscenza – delle leggi dell’universo e della natura, del mondo vitale delle piante e degli animali, dei continenti sommersi della psiche e degli oceani – e di cambiare prospettiva sul ruolo che la nostra specie avrà nel decidere il futuro del pianeta Terra. Una sfida bellissima e difficile che Triennale, come sempre ha fatto nella sua storia, vuole trasformare in una riflessione collettiva e propositiva.”
Come nelle passate edizioni, l’Esposizione Internazionale includerà una mostra tematica – curata da Ersilia Vaudo e prodotta da Triennale Milano – e una serie di partecipazioni internazionali, sollecitate sotto l’egida del Bureau International des Expositions attraverso canali governativi ufficiali e invitate a sviluppare dei contributi originali in relazione al tema proposto. La manifestazione riunirà così nuove tendenze e progetti provenienti da diversi paesi del mondo.
La curatrice Ersilia Vaudo introduce il tema di Unknown Unknowns evidenziando che “la realtà è fatta di misteri: conosciamo solo un piccolo 5% dell’universo, del fondo degli oceani, della nostra coscienza e di molti altri ambiti. La 23ª Esposizione Internazionale sarà una esplorazione e ci confronterà con l’emozione del cercare, del sorprendersi, del sentirsi fragili davanti alla vastità di ciò che ci sfugge, questo simbolico 95% di mondi sconosciuti con cui ci misuriamo. Il tutto mettendo a sistema competenze, culture e punti di vista diversi – designer, architetti, artisti, drammaturghi e musicisti – per confrontarsi con gli ‘Unknown Unknowns’, e partecipare a una esperienza profonda che offra la possibilità di uscire dalla zona di conforto di ciò che controlliamo e rovesciare la nostra idea di mondo.”
Francis Kéré, progettista dell’allestimento, spiega che “la progettazione e la costruzione dello spazio hanno sempre a che fare con elementi non conoscibili, in quanto il loro utilizzo risiede nel futuro. Questo è emerso in modo ancora più evidente nel 2020, con i grandi cambiamenti che hanno stravolto la nostra vita sociale, pubblica e privata, a seguito della pandemia da Covid-19. Mentre ci apprestiamo a immaginare l'allestimento dell’Esposizione Internazionale, non sappiamo, ad esempio, quali delle restrizioni ai movimenti nei percorsi espositivi resteranno in essere, o se emergeranno protocolli che ancora non conosciamo. Gli ‘Unknown Unknowns’ sono quindi parte integrante del processo di progettazione della mostra, e oggi siamo più consapevoli di prima del nostro ruolo nel plasmare il futuro. Un futuro che includerà anche molti più paesi africani, il che è particolarmente entusiasmante in quanto la loro partecipazione amplierà la nostra comprensione dell'identità e del lavoro svolto sugli ‘Unknown Unknowns’”.
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