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02/04/2021 - La nuova “casa SCARPA”, brand italiano di scarpe da montagna, si trova ad Asolo (TV).
Si tratta di una sede che, per forza e coerenza al proprio prodotto, concepito per superare i limiti, è stata progettata in modo molto razionale.
Per confermare e rinsaldare le sue origini e il legame con la città natìa di Asolo, è stato necessario far riferimento a un materiale come la roccia di cui è fatta la rocca e tutto il borgo. La stessa roccia che tra le montagne si lascia conquistare da un passo sicuro.
Ecco che il calcestruzzo dilavato che domina la scena del progetto, inciso solo dalla luce, acquista la stessa forza dei paramenti in pietra.
Il progetto di Roberto Nicoletti, dopo aver ristrutturato il piano terra, affronta la sopraelevazione a nord degli uffici degli anni ’70.
Intervento realizzato con strutture leggere in acciaio, foderate di pannelli in cemento e fibre, intonacati a grana spessa come il calcestruzzo.
Recuperare la parte esistente con il suo ritmo di forature ha garantito “la giusta distanza”: elemento fondamentale in architettura per leggere i passaggi temporali ed evolutivi.
Ad Ovest è stato inserito un nuovo volume che comprende anche una zona interrata. Questo è realizzato in calcestruzzo dilavato per dare la stessa percezione di una roccia che fa vibrare la luce sulla sua superficie abrasa dal tempo.
La pianta si estende in lunghezza per tutto il fronte del prospetto principale del corpo produttivo. Un lunghissimo corridoio separa la produzione da una sequenza di uffici e giardini. Questo è un archetipo degli anni ’70 che, a discapito di lunghi corridoi, garantisce a tutti, in modo democratico, lo stesso affaccio, in questo caso sulla rocca e sul centro di Asolo.
Quella Rocca che dall’alto rivede la sua pianta incastonata nel prospetto e nel cortiletto ipogeo a nord.
La pianta e le facciate sono suddivise in padiglioni per frantumare 120 metri di materia e creare delle pause, con dei giardini, come in uno spartito musicale. Una composizione anche in sintonia con il meraviglioso gioco di volumi della vicina architettura della Brionvega, straordinario progetto di Marco Zanuso con il giardino di Porcinai.
Entrando dal portale in calcestruzzo a nord, ingresso principale, si incontra un tratto di muro in calcestruzzo a vista che funge da reception e di fronte una scala ad albero sempre realizzata con il medesimo materiale. La scala ha nello sfondo un giardino verticale che accompagna, come nel paesaggio, la scalata. Alla fine del lungo corridoio che da accesso a uffici e sale riunioni si chiude il percorso in uno spazio a doppia altezza che ospita un’ardua scala sospesa su di un secondo giardino verticale.
L’intero progetto è basato sull’uso di materiali sobri e coerenti: calcestruzzo nelle sue declinazioni, legno per gli interini e cristallo per le forature che si proteggono dal sole con un brise-soleil realizzato in lame verticali in calcestruzzo dilavato, elementi che costituiscono il tema stesso delle facciate. La materia esaltata nelle forme semplici viene modellata dalla luce. I chiaroscuri sono l’unica decorazione (“La bellezza non è nell’oggetto, ma nell’iterazione tra luce e ombra creata dall’oggetto”. Lode all’ombra, Junichiro Tanizaki).
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