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17/05/2021 - Triennale Milano presenta Carlo Aymonino. Fedeltà al tradimento, da una idea di Livia e Silvia Aymonino e a cura di Manuel Orazi, una grande mostra inaugurata il 14 maggio che ripercorre tutto il percorso progettuale di Aymonino, con la volontà di restituirne l’importanza e la complessità e di far emergere – attraverso materiali d’archivio, progetti, dipinti, testi, fotografie e interviste – non solo l’architetto ma anche l’uomo.
Carlo Aymonino (1926-2010) è stato uno dei protagonisti dell’architettura italiana, capace di attraversare con tratto originale le diverse fasi della seconda metà del Novecento. L’impegno politico, l’amore per il disegno e la pittura, la vita familiare si intrecciano in modo indissolubile con il suo lavoro di architetto. Roma è stata il luogo centrale per Aymonino ma i suoi progetti lo hanno portato in giro per tutta l’Italia. Si è confrontato con le periferie di diverse città, come testimoniano le sue opere nei quartieri Gallaratese a Milano e Spine Bianche a Matera, per citare gli esempi più celebri.
Afferma Stefano Boeri, Presidente di Triennale Milano: “Uno degli obiettivi di Triennale è restituire attraverso le proprie mostre e iniziative la grandezza di figure complesse della cultura italiana del progetto, portando all’attenzione nuove chiavi interpretative, superando facili etichette e inquadramenti, a volte anche contribuendo a riscoperte e riletture critiche inedite. Uno sforzo di valorizzazione che ha guidato le grandi monografiche dedicate ai maestri dell’architettura e del design, quali Ettore Sottsass, Mario Bellini, Osvaldo Borsani, Achille Castiglioni, Giancarlo De Carlo, Enzo Mari e Vico Magistretti e che continua oggi con Carlo Aymonino. Questa mostra offre l’opportunità per rivisitare non solo il profilo professionale del progettista, ma anche l’intreccio di vite e passioni dell’uomo. Aymonino è stato in grado di proporre un originale discorso sulla città: la ha studiata, discretizzata, scomposta. Quello di Aymonino, nei suoi progetti e nei suoi testi, è un invito a spostare lo sguardo, da orizzontale a verticale, come ben esemplificato dagli edifici del complesso del Monte Amiata nel quartiere Galleratese di Milano del 1967-1972”.
Lorenza Baroncelli, Direttore artistico di Triennale Milano, dichiara: “Il mondo dell’architettura ha colpevolmente sottovalutato Aymonino. Studiare la sua figura è invece un’opportunità preziosa. In questa mostra proviamo a farlo come sarebbe piaciuto a lui. Non è una normale esposizione di architettura perché il suo talento e la sua fantasia non possono certamente essere imbrigliate in queste categorie. Con la mostra partiamo invece dalla libertà dell’uomo e dell’architetto. Una sfida, irriverente. Forse l’ultima”.
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