29/06/2021 – Aprirà al pubblico dal 10 luglio al 12 settembre 2021 la 5a edizione di SMACH - Constellation of art, culture & history in the Dolomites.
Le opere sono installate in luoghi incontaminati della Val Badia, nelle Dolomiti, patrimonio dell'Unesco.
La manifestazione vuole mettere in contatto, attraverso la disciplina artistica della Land Art, la bellezza dell'arte con quella della natura. Per immergersi appieno in questa visione di arte-green, è stato organizzato un percorso escursionistico di trekking della durata di tre giorni, una vera e propria "esperienza" in cui respirare arte a pieni polmoni.
I progetti di SMACH sono concepiti appositamente per i siti prescelti. Le opere sono selezionate sia per la rispondenza al tema proposto - "Fragile" è la parola scelta per l’edizione 2021 - che per la misura in cui innescano un dialogo tra le tematiche sociali attuali e la cultura del territorio dolomitico, ricco di tradizioni, storia ed architettura.
Un progetto "glocal" che coniuga realtà locali con tematiche comuni a livello internazionale. L'ambizione di SMACH è la promozione, attraverso l'arte, di una visione di futuro condiviso e sostenibile.
Infine, in Val dl’Ert (in ladino: Valle dell’Arte) si potranno scoprire le opere dell'Art Park, una collezione permanente che si arricchisce, di volta in volta, delle acquisizioni di alcune delle opere più significative che hanno partecipato alle edizioni precedenti di SMACH.
Le opere di SMACH 2021
Il tema dell’edizione 2021 di SMACH è la parola “Fragile”, argomento strettamente legato al momento storico della pandemia. I partecipanti si sono cimentati liberamente sul tema, offrendo il loro contributo senza limiti di tecnica e contenuto, ma mantenendo sempre l’attenzione al contesto paesaggistico e culturale nel quale intervengono.
Le opere sono state selezionate tra 1061 progetti inviati da 72 paesi di tutto il mondo.
Ogni opera è stata ideata appositamente per uno dei siti selezionati dalla Biennale SMACH.
Sara Ambrosini & Giorgia Marchetti | “Metafisica dell’occasione” | Milano, Italia
“Metafisica dell’occasione”, opera delle artiste Sara Ambrosini e Giorgia Marchetti, riflette precisamente la fragilità dell'insieme eterogeneo in cui è collocata e, all’interno dello stesso, la precarietà di un incontro. Una bolla che diviene ospite e osservatrice, area di pura coincidenza, un’occasione. Emerge la possibilità di riconoscimento a un primo sguardo elementare; contemporaneamente, l’impossibilità – l’assurdità – di una corrispondenza tra un atto della lingua e un fatto naturale, una curvatura dello spazio impensabile. Bolla in quanto episodio, precario e provvisorio. Superficie di circolazione, di risonanza e ripercussione, in definitiva: la ripresa del senso. Un senso del fuori che moltiplica indefinitamente, che ci moltiplica infinitamente.
Atelier Poem: Alice Cecchini & Roman Joliy, “La casa della narrativa” | Urbino, Italia
Una casa si staglia come una cappella fra le vette. Chiaro simbolo di luogo sicuro e di rifugio, da vicino non è però il tradizionale spazio abitabile che ci si immagina, ma solo una sagoma, una facciata in legno a doppia falda che dissolve le sue forme frammentandosi in un numero incalcolabile di possibili finestre, ognuna delle quali stata aperta o ancora apribile. La finestra il punto in cui lo sguardo attraversa la dimensione privata ed incrocia l’esterno, la dimensione pubblica. La pandemia ha reso fragile il concetto di casa in quanto sfera privata, trasformandola in un microcosmo individuale in continua ricerca di una nuova condizione e forma, dove tutto avviene. Mai soddisfacente per tutte le esigenze di un individuo libero ma anche unica soluzione possibile. Alice Cecchini e Roman Joliy nell’opera “La casa della narrativa” raccontano la dispersione del senso di nido e di rifugio domestico, invitando il visitatore a riflettere sulle condizioni attuali e sul concetto di trasformazione come opportunità.
Nicoletta Aveni & Elisabetta Trussoni | "sup-Portare” | Aosta, Italia
La fragilità non è unicamente condizione umana intima e solitaria. Le artiste Elisabetta Trussoni e Nicoletta Aveni ne indagano il significato dall’altra faccia della medaglia, ovvero dal punto di vista di chi - indirettamente - supporta le fragilità altrui. Nella ricerca di instaurare con nuova consapevolezza un dialogo con un contesto a loro famigliare legato a ricordi di giovinezza, le Dolomiti, l’opera “sup-PORTARE” aspira a fondersi con l’ambiente del bosco pur mantenendo un impatto visivo estraneo. Il visitatore si trova infatti a confronto con un gruppo di alberi ai cui tronchi sono allacciate delle pietre. I lacci sono evidenti, le cinghie a cricchetto colorate stringono il tronco incarnando l’intenso rapporto di dipendenza tra colui che “supporta” e “chi viene supportato”. Corteccia e masso muteranno col passare del tempo. La vicinanza non può lasciarli indenni, senza segni visibili, senza memorie. Per quanto percepita o meno, l’azione dell’adattamento alle relazioni modifica la struttura sia profonda che esterna dei partecipanti, vincolandoli. L’essere fragile è una risorsa.
Jose Antonio Barrientos de Oria | “Vial” | Malaga, Spagna
Una siringa, in scala gigante, conficcata direttamente nel prato. L’opera “Vial” un totem che racconta – con un’immagine tanto ormai quotidiana quanto perennemente shoccante - un concetto abbastanza semplice e “letterale”: fragile è la situazione di salute dell’essere umano e della terra. Quest’anno, miliardi di persone saranno vaccinate nel tentativo di superare la pandemia legata al Covid-19 e tornare alla normalità. La siringa è lo strumento eletto per riportarci in vita, ci spaventa e nello stesso tempo ci aiuta. Può funzionare allo stesso modo quando la malattia riguarda natura e pianeta e vengono compromessi gli equilibri dell’ecosistema estraendo petrolio e materie prime ed iniettando fertilizzanti? In questo ambito i vaccini non saranno d’aiuto. Il messaggio che l’artista Jose Antonio Barrientos de Oria lancia è quello che la responsabilità non è mai nel dispositivo scelto in sè, ma nell’uso che se ne fa.
Notta Caflisch | “Nation State or State of a Nation" | Chur, Svizzera
Una serie di bandiere vengono issate nel prato, in evidente contrasto con l’ambiente che le ospita. Si dimostreranno oggetti fragili, pensati per svanire col passare del tempo: le fibre di cotone di cui sono composte scompariranno nel vento e, essendo completamente biodegradabili, si ricomporranno con la natura che apparentemente sovrastano. L’opera “Nation State or State of a Nation” già nel titolo è un gioco di parole che pone l’accento sul significato contemporaneo di stato e Nazione: qual è lo “stato” delle nazioni oggi? La retorica comune che descrive l’appartenenza a una nazione, l’identità di una nazione, la rivendicazione della terra, non sempre coincide con la realtà. Sono concetti che rappresentano poteri forti ma sono nella realtà fragili perché definiti dall’uomo. E se il mondo non conoscesse confini? Soprattutto in tempi come questi ci accorgiamo di quanto siano arbitrarie le frontiere e nonostante tutto, quanto sia importante un’organizzazione collettiva. Le bandiere sono l’emblema di queste sovrastrutture e l’artista Notta Caflisch ci interroga sul senso che possono avere oggi.
Dimitri Khramov | “MAMA” | Samara, Russia
Quattro strutture cubiche poste sul prato, entro cui sono legati dei nastri in sospensione, formano la parola “MAMA”. L’opera composta dal vento, quando soffia i fili si muovono e rendono le lettere leggibili o meno. Quando il vento c’è la parola si rivela, come la vita quando nei polmoni c’è l’aria. Una dedica davvero intima e personale degli artisti russi Dimitrii Khramov e Maria Khramova alla madre venuta a mancare recentemente a causa del Covid-19. Un’azione dettata dall’urgenza di materializzare l’immagine della perdita di una persona cara, le lettere rappresentano una scultura, un’immagine della corporeità. Il significato dell’installazione sta nel passaggio di questa corporeità nell’effimero, la sua scomparsa. La vita è fragile e la sua transizione nella morte si concretizza quando non c’è aria a sufficienza. Quest’estate Dimitrii e la madre avrebbero trascorso le loro vacanze in montagna, la presentazione del progetto si conclude con il messaggio: «But still, Mom, I’ll show you the Alps».
Arturs Punte & Jekabs Volatovskis | “Fragile silence” | Riga, Lettonia
Due grandi coni acustici sono posti l’uno di fronte all’altro, al centro uno spazio dove il visitatore può prendere posto. Compiendo quest’azione si avrà la possibilità di immergersi nei rumori amplificati e prima impercettibili che la natura può offrire, in contrasto con l’apparente silenzio del paesaggio. Chiunque si trovi al centro di questa grande installazione può avvertire – in quel momento - la propria fragilità, sentendosi al contempo più grande della vita stessa. “Fragile silence” è in grado, in un certo senso, di dare le ali all’essere umano, di dare voce a ciò che solitamente non ce l’ha perché percepito prima con la vista che con l’udito. La forma dell’opera di Arturs Punte e Jekabs Volatovskis è un riferimento riconoscibile a un localizzatore acustico inventato per il rilevamento precoce degli aerei durante la Prima Guerra Mondiale. Rappresenta quindi anche un monito all’uomo ad essere vigile di fronte a processi che sono pi grandi di lui: perfino nella pace apparente può manifestarsi il pericolo del conflitto. Sta alla scelta responsabile di chi si siede farne buon uso.
Giacomo Savio | “Blu delle Dolomiti” | Nola, Italia
Una cabina da spiaggia abbellita da strisce bianche e blu e dotata di ruote a raggiera fisse si ferma in riva al lago, accompagnando un’immaginaria passeggiata dell’artista Giacomo Savio sotto il “Blu delle Dolomiti” alla ricerca del padre, forse fra gli alberi. Come un corpo estraneo. Da prima lo straniamento, l’illusione che una “macchina da bagno” possa essere reale anche fra i monti: il ricordo del mare, della spiaggia, dell’acqua. L’elemento comune che subito dopo suggerisce una più ordinaria casetta per cigni o un capannone di legno, tanto diffuso da queste parti, ed effettivamente ci assomiglia alquanto. Un ricordo giocoso, la cabina custodisce a consapevolezza della fugacità della vita, il suo silenzio, immagine della fragilità dell’artista.
VAZ: Andrea Ventimiglia & Alessandro Zotta | “2035” | St. Gallen, Svizzera
Se non si agisce ora, nel 2035 sarà troppo tardi. Fragile è sinonimo di promemoria per la sopravvivenza, un appuntamento comune, al quale nessuno può permettersi di mancare. Un timer a grande scala attivato il 4 giugno 2021 ci ricorda, scandendo ogni singolo secondo, il tempo che ci separa dal 1° gennaio 2035. Questa è la data che rappresenta per l’umanità, secondo recenti studi, il punto di non-ritorno in assenza di una radicale rivoluzione energetica nel rapporto uomo-terra. Se non ci si muove non sarà più possibile limitare l’aumento delle temperature ad un livello al di sotto della soglia di sopravvivenza, né continuare a fornire energia all’intera popolazione mondiale. L’opera 2035 del duo artistico VAZ rimarca il ruolo di tutti, un memorandum agli occhi
del visitatore che la incontra sul suo percorso montano. È urgente avvertire la fragilità della situazione, non può essere ignorata.
Xinge Zhang & Jiaqi Qiu | “Fragile as a rainbow” | Beijing, Cina
Un arcobaleno colora il panorama dolomitico, una sequenza di tubi allineati che si possono attraversare, come un tunnel che funge da metafora di speranza. Una sorta di percorso verso la felicità, ogni colore rappresenta un’emozione, una sfumatura del cammino della vita di ognuno. Le artiste cinesi Xinge Zhang e Jiaqi Qiu invitano però qui ad ascoltare il proprio corpo, attraverso un viaggio interiore, dove riflettere sulle convinzioni precostituite per cui forte è bello e perfezione sinonimo di felicità. Il corpo, però, reagisce e spinge ad esprimere anche gli opposti, i turbamenti e le fragilità. Fragile se esposto può diventare forte, come l’arcobaleno. Man mano che ci si incammina in questa galleria i colori cangianti, l’installazione artistica aiuta a esplorare le emozioni e a essere cosciente della propria vulnerabilità. “Fragile as a rainbow” è un cammino di consapevolezza che trasforma il nostro modo di comportarci da estroverso e “corretto” a introverso, ma genuino.
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