30/07/2021 – Tornano le visite guidate organizzate dalla Fondazione Arnaldo Pomodoro alla grande opera ambientale sotterranea Ingresso nel labirinto di Arnaldo Pomodoro ospitata negli spazi di via Solari 35 a Milano.
Più di 30 appuntamenti fino all’11 settembre 2021 propongono percorsi di visita studiati per diverse fasce di pubblico, per condurre i visitatori alla scoperta di un luogo magico e misterioso, nel quale arte e introspezione si intrecciano.
Ingresso nel labirinto e` un'installazione ambientale di circa 170 mq realizzata da Arnaldo Pomodoro nell'arco di sedici anni, dal 1995 al 2011, come riflessione e sintesi del proprio percorso di artista. Il Labirinto, collocato negli spazi sotterranei dell'ex Riva Calzoni, ora showroom Fendi, e` uno spazio che evoca mondi passati, un viaggio di esplorazione nelle metafore dell'esperienza umana. Addentrarsi significa fare un viaggio magico e misterioso nella mente del Maestro, tra rielaborazioni di sculture gia` note e forme ancora in divenire.
Presentato per la prima volta negli spazi della Galleria Gio` Marconi di Milano, dove nel 1995 fu allestita un’importante mostra personale di Pomodoro, nel 1997 il Labirinto venne esposto nel Palazzo Mediceo di San Leo, ma e` solo nel 2011 che trova la sua forma e collocazione finale in Via Solari 35 a Milano.
L’environment e` ispirato all’Epopea di Gilgamesh, primo poema epico della storia dell’umanità, inciso su undici tavolette d’argilla in caratteri cuneiformi.
“Ho sempre subito grande fascino per tutti i segni, - racconta lo scultore – soprattutto quelli arcaici. Anche la scrittura mi ha attratto, dai segni primordiali nelle grotte, alle tavolette degli Ittiti e dei Sumeri, tanto che ho dedicato una mia opera, Ingresso nel Labirinto, a Gilgamesh, che e` il primo (2000 a.C. circa) grande testo poetico e allegorico sull’esperienza umana. Le impronte che scavo, irregolari o fitte, nella materia artistica, i cunei, le trafitture, i fili, gli strappi, mi vengono inizialmente da certe civiltà arcaiche.”
Dalla superficie magmatica – in fiberglass opacizzato e trattato con foglie di rame patinate – affiorano densi i segni di una primitiva forma di scrittura, scandita verticalmente dalle spalle levigate della porta di accesso al labirinto, che ruota sul proprio cardine centrale per svelare l’interno segreto. L’ingresso presuppone anche lo svelamento di uno spazio altro, sconosciuto, celato alla vista, chiuso oltre la soglia. Non e` soltanto un luogo fisico, ma anche uno spazio del sapere, antropologico. L’installazione rimanda al tema del viaggio e del labirinto come metafora della vita e vuole essere un omaggio alla scrittura e alla comunicazione.
Arnaldo Pomodoro descrive cosi` il Labirinto. “Esiste un luogo - onirico, ineffabile - che tutti noi conosciamo, tutti sperimentiamo: e` l’archetipo del labirinto, che ci rimanda all’eterna sfida del segreto della vita e che nei millenni si e` manifestato nel mito e nelle arti.
Il mio Ingresso nel Labirinto e` un invito nei meandri di un percorso, dove il tempo e` trasformato in spazio e lo spazio a sua volta diventa tempo. Una riflessione su tutto il mio lavoro: il gesto di riappropriazione e di recupero di un’attività artistica che ha attraversato i decenni della mia vita e ne costituisce una sorta di sintesi. Perché il labirinto non può che essere percorso, nel suo stesso svelarsi motore oscuro di ogni esperienza umana che sempre si compie tra slanci e impasse, arresti e riprese: nel suo progredire verso una maturità che e` ritorno all’origine e alla sua incertezza. Perchè ritengo, come ha scritto Bruno Schulz che “maturare verso l’infanzia sarebbe l’autentica maturità”.
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