25/08/2021 - Ad Arco, nell’alto Lago di Garda, gli spazi monumentali del Secentesco Monastero delle Serve di Maria Addolorata rivivono grazie al progetto di noa* che, conservandone intatti il fascino delle antiche architetture e l’atmosfera di pace e meditazione, li ha trasformati nell’albergo Monastero Arx Vivendi.
L’obiettivo che ha guidato noa* nel progetto di ristrutturazione del Monastero è stato quello di riscoprire la forza monumentale e la dimensione spirituale dell’antico centro monastico e farne gli elementi caratterizzanti di una struttura alberghiera unica e piena di fascino.
Il Monastero delle Serve di Maria Addolorata è un imponente complesso edificato a partire dalla seconda metà del Seicento, circondato da un alto muro di cinta e affacciato su un ampio giardino interno. L’intervento, che ha riguardato l'ala Sud dell’edificio - la parte restante ospita tuttora una chiesa e un ritiro di clausura - si è svolto a partire dal 2020 in stretta collaborazione con la Soprintendenza per i Beni Culturali di Trento ai cui vincoli il monastero era sottoposto.
“La grandiosità e il rigore delle architetture, i lunghi corridoi, i soffitti a volta, tutto concorre a dare a questi spazi un carattere fuori dal tempo” spiega Francesco Padovan, architetto di noa* che ha sviluppato il progetto architettonico.
Il progetto di noa* può essere distinto in due macro-interventi:
- La ristrutturazione e la conversione del monastero e dei suoi interni a destinazione d'uso alberghiera, ottenuta ricavando gli spazi comuni (reception, lobby, sala colazione, area bar e cucina) al piano terreno e le camere distribuite principalmente tra primo piano e sottotetto.
- La realizzazione ex novo di un comparto Wellness affacciato sul giardino: 500 metri quadri con spazi relax, sale trattamenti, saune e percorso wellness con bagno vapore.
Dall’insieme di questi interventi è nato un centro di ospitalità molto particolare, come sottolinea l'architetto Padovan: “Un rifugio capace di offrire esperienze antiche, valorizzando al massimo la particolarità e la storia del luogo. E dove ogni scelta costruttiva, ogni materiale e dettaglio sono stati studiati per trarre forza dalla monumentalità del contesto preesistente, esaltandola e portandola a nuova vita”.
Dal punto di vista progettuale, l'idea base è stata quella di assecondare la tipologia tipica del monastero, preservando l'originale disegno dei percorsi al suo interno, ed estendendone il rigore geometrico ai nuovi volumi, con grande attenzione alla scelta di materiali e colori.
“Una filosofia progettuale che ci ha guidato e aiutato a mantenere la chiarezza compositiva, statica e visiva, che rende il monastero un luogo davvero speciale”, ha spiegato l'architetto Padovan. Non solo. Anche il contesto paesaggistico e agricolo ha giocato un ruolo importante, ispirando l'architettura delle leggere costruzioni vetrate che ospitano la Wellness, e creando un rapporto simbiotico fra storia e territorio.
Completamente circondato da un muro di cinta alto sette metri, che è stato conservato nel suo aspetto originale, il monastero si sviluppa all’interno su tre livelli.
“È sorprendente scoprire che a ogni piano l’articolazione dello spazio è molto diversa”, osserva Padovan. “Si va dagli spazi concentrici del piano terra, al maestoso corridoio del primo piano, alla selva di travi lignee del sottotetto. Su questa varietà di ambienti abbiamo lavorato, definendo soluzioni che non alterassero i diversi disegni, ma ne restituissero rafforzati il fascino e l’originalità”.
Così, al piano terra, l’organizzazione degli spazi pubblici è stata definita enfatizzando i percorsi esistenti: lungo l’asse centrale si succedono la reception, la sala colazione e una sala lettura/lounge, tutte impreziosite dalle bellissime volte a crociera e circondate da un lungo corridoio che le abbraccia senza soluzione di continuità. Inoltre, al pian terreno, trovano spazio il bar e una cucina. Qui è anche stata ricavata una suite direttamente affacciata su un giardino privato.
Al primo piano la scena cambia: si apre un imponente corridoio centrale ritmato dalle travi del soffitto che corrono a perdita d'occhio per quasi 50 metri. Qui, le ex celle monastiche, allineate lungo i lati, sono state riunite a due a due per realizzare camere dalla superficie più generosa (varia dai 22 ai 30 mq). Così in ogni camera, una 'cella' ospita la zona notte, la seconda la stanza da bagno. Le antiche porte, in legno chiaro, sono state tutte conservate sul lato esterno, verso il corridoio, per non rinunciare alla sequenza scenografica degli ingressi che punteggiavano il lungo corridoio. Dal piano si raggiunge anche una suite ricavata nel corpo dell’edificio dove originariamente si trovavano le lavanderie e i bagni.
Anche il secondo piano colpisce per la sua monumentalità: è un ampio sottotetto sovrastato da suggestive capriate, dove sono state ricavate due file di stanze che si aprono su un lungo corridoio centrale. Le capriate, restaurate, rimangono a memoria della loro antica funzione. Al colmo del tetto, un lucernario corre per tutta la lunghezza della copertura, illuminando non solo il corridoio, ma anche le camere, grazie a delle vetrate sopraluce.
L'architettura dello studio altoatesino mostra anche in questo progetto la forza espressiva che da sempre guida i progetti di noa*. A cominciare dalla fattura rigorosamente artigianale degli arredi e dalla naturalità dei materiali scelti, come pietra e legno. “La cura del dettaglio, il disegno su misura, ci consentono di offrire un progetto sempre unico, esclusivo, mai ripetitivo, creato ad hoc per il committente” chiarisce Niccolò Panzani. “Ma qui, l'eccezionalità del luogo ha ulteriormente plasmato le nostre scelte, per restituire quel senso di pace e di tranquillità che il monastero ha custodito per secoli”.
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