22/10/2021 - Confini – tra passato e futuro, tra sogno e realtà, tra interno ed esterno. Nel progetto dell’hotel Aeon, noa* rende visibili le linee invisibili, fa di una parte il tutto e trasforma due mondi separati in un’unica realtà.
Lo studio altoatesino ha creato la cornice architettonica per racchiudere il nuovo capitolo dello storico Lobishof, emblematico insediamento rurale con locanda storica, casa residenziale e stalla.
Da subito la fattoria di 550 anni si è rivelata una preziosa fonte di ispirazione per lo sviluppo di un progetto dagli orizzonti lungimiranti. Per creare un’analogia spaziale con la storia – un delicato legame col passato tramite la disposizione e i dettagli delle strutture – l’intera volumetria dei nuovi edifici si rifà consapevolmente a quelli esistenti.
“Creare una dialettica ambivalente fra la tradizione secolare del blocco rurale e un’espressione assolutamente moderna è stato il filo conduttore del processo di progettazione”, spiega l’architetto Christian Rottensteiner, illustrando i primi approcci al concetto.
Il progetto ha previsto volumi indipendenti, che permettono al paesaggio di fluire, diventandone parte integrante. Il risultato sono due edifici: uno destinato agli spazi pubblici con reception, bistro, bar e area benessere, l’altro alle camere per gli ospiti, con un totale di 15 suite.
“Il dolce andamento topografico e l’assetto degli spazi esterni, aperti ma al contempo riparati, hanno determinato la disposizione dei singoli edifici”, prosegue Christian Rottensteiner, esponendo il concetto architettonico.
A prima vista le strutture si leggono come indipendenti l’una dall’altra e creano nel complesso una sorta di ariosa corte. A collegarle, però, c’è un ingegnoso corridoio, che scompare elegantemente dalla scena, infilandosi in una collina artificiale.
Anche nel loro linguaggio progettuale i due edifici stabiliscono una profonda relazione con la struttura esistente, riproponendo in stile contemporaneo sia i tradizionali tetti a capanna che i contraffissi dello storico fienile, rielaborati in facciata sotto forma di elementi di rinforzo inclinati dalla forte dinamicità. Un escamotage che fornisce alle facciate una chiave di lettura diversa a seconda di come ci si avvicina all’edificio. Ecco, dunque, che le facciate di est e ovest si slanciano con vigore verso l’esterno, mentre i lati a nord e sud si presentano come un guscio omogeneo. Le finestre dal taglio trapezoidale catturano immediatamente lo sguardo. Il pattern di travetti verticali, che corre lungo l’intero edificio, pare nasconderne la suddivisione in piani e crea un aspetto uniforme.
L’intero progetto vive dei suoi innumerevoli e raffinati dettagli e delle sue storie, che riportano sempre alla famiglia e al luogo che li ospita. Il legno utilizzato, ad esempio, proviene proprio dal loro bosco. La materia prima rinnovabile rende l’architettura accessibile e ne sottolinea la vivacità, giocando con sporgenze e rientranze, che creano ombre affascinanti. Per entrare nell’edificio, gli ospiti attraversano un portone in acciaio nero, adornato con l’antico stemma della famiglia, risalente al 1464.
“Se per tradizione l’inclinazione è un elemento di trasferimento del carico e di controventatura statica, qui è ripresa per conferire dinamismo ai volumi e creare un nesso col paesaggio circostante”, spiega Christian Rottensteiner.
Attraversando il portone all’ingresso, il visitatore sperimenta una profonda rottura e si immerge in una dimensione evocativa del futuro – esperienza sottolineata da una dicotomia cromatica orizzontale: in tutti gli ambienti, un delicato beige – naturale, sensuale, familiare – incontra un blu mistico, che rappresenta il futuro, il mistero, l’incertezza. Questa linea di demarcazione espressiva e chiaramente definita è riproposta coerentemente in entrambi gli edifici, una volta in orizzontale, un’altra in verticale.
L’interior designer Patrick Gürtler motiva così la scelta del colore: “Il passato è definito, come la pietra, il legno, la natura. Il futuro, invece, è velato, misterioso, intangibile come il cielo, la notte o l’oceano. In mezzo c’è il presente: una demarcazione netta e incondizionata, ma anche un punto d’incontro”. Una traccia, non per separare, ma per collegare. “L’ospite è invitato a muoversi e a percepire questo cosmo tra ambienti polarizzanti”.
Con questo progetto noa* vuole ritrarre il potente “intermezzo”: lo stesso progetto sorge infatti in un luogo saldamente ancorato alla terra, dove però si ha al contempo la sensazione di toccare le nuvole. Per rendere tangibile il marcato passaggio tra il beige e il blu, nell’edificio a uso pubblico questo avviene all’altezza degli occhi, esattamente a 1,60 metri. Ma i protagonisti del progetto non sono solo il pavimento, le pareti e i soffitti: tutti gli arredi – dalle tende, al mobilio, all’illuminazione – fanno parte dello stesso approccio olistico.
Il secondo edificio, che a differenza del primo è alto tre piani, ospita le 15 suite del nuovo hotel. I due complessi sono collegati da un corridoio sotterraneo, dove la divisione cromatica prosegue con una rotazione di 90 gradi: ciò che era orizzontale ora è verticale. L’effetto psicologico raggiunto è intenzionale: da qui in poi, infatti, è l’intero corpo a immergersi nelle varie zone, per una sensazione di rilassamento generale.
Circa un terzo di ogni stanza è allestita nelle tonalità del blu, mentre nei restanti due terzi domina il beige, seppur il naturale utilizzo degli spazi causa una certa mescolanza cromatica degli ambienti. I mobili lineari e leggeri, in parte sospesi, riprendono i motivi dell’architettura e vengono anche questi scrupolosamente divisi in due cromie. Le pareti rivestite in tessuto creano una superficie smaterializzata, facendo quasi dimenticare il muro retrostante.
“Abbiamo selezionato con cura tessuti, legni e colori, che si incontrano e si scontrano allo stesso tempo”, aggiunge Patrick Gürtler.
Il risultato è un’atmosfera astratta e indefinita, che suscita curiosità e invita a un viaggio di scoperta, con la mutevolezza sapientemente inscenata dal coerente scontro lineare dei due colori selezionati.
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