08/11/2021 - Apre a Milano il primo showroom europeo di Jaipur Rugs, con uno speciale allestimento dedicato ai tappeti Wunderkammer di Matteo Cibic e alla serie Manchaha. Uno spazio al confine tra l’eclettismo della tradizione indiana, il design e l’arte.
Jaipur Rugs, azienda indiana attiva da più di quarant’anni nel disegno e nella realizzazione di tappeti nella regione indiana del Rajasthan, porta a Milano il colore e le luci di Jaipur.
Lo showroom si presenta come un racconto visivo e tattile delle diverse collezioni, testimoni dell’estetica del brand e dell’attenzione verso le principali tecniche di realizzazione artigianali che affondano le proprie radici nella storia.
Protagonista dell’esposizione è la collezione Wunderkammer disegnata da Matteo Cibic, in dialogo con la selezione di tappeti Manchaha.
Wunderkammer compone un’estetica visionaria con l’immagine di un’India contemporanea, mediata dalla città di Jaipur. La storica architettura cittadina, tra il rosa dell’arenaria bruciata dal sole, e le facciate degli edifici arricchite da elementi che si ripetono all’infinito come nel trucco di un illusionista, si mescolano alla creatività del designer che disegna tappeti dai motivi ora astratti ora mimetici con l’ambiente urbano.
Dalla creatività di Kavi, design director di Jaipur Rugs e promotrice della collezione Manchaha, nascono tappeti che sembrano emergere dall’infanzia dell’artista in cui i colori, riflessi tra i ricordi di un’India rurale, rimandano a superfici rocciose erose dal tempo o si riverberano in un moltiplicarsi di forme geometriche.
Manchaha è un’iniziativa nata come esperimento che si è poi sviluppata in un movimento culturale. La collezione, infatti, racchiude tappeti realizzati interamente dai tessitori, a partire dalla fase di ideazione. Il progetto riflette l’immaginario dell’antica India rurale e svela la creatività nascosta degli artigiani che diventano veri e propri designer, permettendo di esprimere l’individualità di ciascuno.
Jaipur Rugs unisce un insieme di mondi, di sensibilità e di visioni, attraverso l’immagine di un’India tradizionale e insieme contemporanea per esprimere la lingua unica dell’arte.
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