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Chiude il Padiglione Russo alla Biennale: curatore e artisti si dimettono
Sospesi i lavori di preparazione per la mostra del Padiglione dell’Ucraina
Autore: cecilia di marzo
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Foto di Marco Cappelletti Foto di Marco Cappelletti
28/02/2022 - Si sarebbe intitolato “914” il progetto ideato da Raimundas Malasauskas per il Padiglione della Russia alla 59a Biennale d’Arte di Venezia (23 aprile - 27 novembre 2022), ma alla luce del conflitto bellico appena iniziato, non sarà più realizzato.
 
Raimundas Malasauskas, il curatore, con Kirill Savchenkov e Alexandra Sukhareva, gli artisti invitati ad elaborare il progetto espositivo sulla ‘transizione’, hanno, difatto, rassegnato le proprie dimissioni.
 
Raimundas Malasauskas, in un post Instagram di Domenica 27 febbraio, scrive:
Cari amici e colleghi,
Oggi ho rassegnato le dimissioni dall'incarico di Curatore del Padiglione della Russia per la 59a Biennale di Venezia, la cui apertura era prevista per aprile di quest'anno.
La mia ammirazione e gratitudine restano agli artisti russi Alexandra Sukhareva e Kirill Savchenkov, con i quali ho lavorato per sviluppare il progetto per la biennale. Tuttavia, non posso continuare a lavorare su questo progetto alla luce dell'invasione militare russa e del bombardamento dell'Ucraina. Questa guerra è politicamente ed emotivamente insopportabile.
Come sapete, sono nato e mi sono formato in Lituania quando faceva parte dell'Unione Sovietica. Ho vissuto la dissoluzione dell'Unione Sovietica nel 1989 e da allora ho assistito e goduto dello sviluppo del mio paese. L'idea di tornare indietro o andare avanti vivendo sotto un impero russo o qualsiasi altro impero è semplicemente intollerabile.


 
A lui si unisce anche l’artista Kirill Savchenkov, che posta:
Non c'è più niente da dire, non c'è posto per l'arte quando i civili muoiono sotto il fuoco dei missili, quando i cittadini ucraini si nascondono nei rifugi, quando i manifestanti russi vengono messi a tacere.
Da russo, non presenterò il mio lavoro al padiglione russo della Biennale di Venezia.

 

Il Padiglione della Federazione Russa dichiara in un post:
Il Padiglione Russo è una casa per artisti, arte e creativi. Abbiamo lavorato a stretto contatto con gli artisti e il curatore sin dal primo giorno su questo progetto e abbiamo aspettato le loro autonome decisioni, che rispettiamo e, soprattutto, sosteniamo.
Kirill Savchenkov, Alexandra Sukhareva e Raimundas Malašauskas hanno appena annunciato che non faranno parte del progetto del Padiglione Russo alla 59a Biennale di Venezia e di conseguenza il Padiglione Russo rimarrà chiuso.


 

Questa la Comunicazione ufficiale della Biennale di Venezia sulla decisione del curatore e degli artisti:
“La Biennale di Venezia ha appreso la decisione del curatore e degli artisti del Padiglione della Federazione Russa i quali, rassegnando le dimissioni, annullano di fatto la partecipazione alla 59. Esposizione Internazionale d’Arte.
La Biennale esprime piena solidarietà per questo atto coraggioso e nobile e condivide le motivazioni che hanno portato a questa scelta, che drammaticamente raffigura la tragedia in cui si trova l’intera popolazione dell’Ucraina.

La Biennale resta il luogo di incontro fra i popoli attraverso le arti e la cultura e condanna chi impedisce con la violenza il dialogo nel segno della pace.”

Lo scorso 24 febbraio, giorno di inizio del conflitto fra Ucraina e Russia, l’artista Pavlo Makov e i Lizaveta German, Maira Lanko e Borys Filonenko, curatori del Padiglione Ucraino alla prossima Biennale Arte di Venezia, sul profilo Instagram del Padiglione, hanno firmato un comunicato stampa con cui hanno annunciato la sospensione dei preparativi per la mostra:
 
“Cari amici, colleghi e comunità artistica.
I curatori del padiglione e l'artista Pavlo Makov hanno ricevuto molte richieste dalla stampa e dai colleghi. Vorremmo rispondere ad alcune delle richieste per nostro conto e chiarire la situazione. 
Quanto segue non rappresenta la posizione e le intenzioni del Ministero della Cultura e della Politica dell'Informazione dell'Ucraina, ma una posizione personale del team del padiglione.
 
L'Ucraina è stata invasa. La Federazione Russa ha attaccato una pacifica nazione indipendente come l'Ucraina. Le nostre vite, le vite dei nostri cari e tutto ciò che rappresentiamo - pace, libertà, democrazia, cultura - sono state messe in pericolo.
 
Il nostro team è sparso in tutta l'Ucraina: Kharkiv, Kyiv e Lviv. Abbiamo anche un membro del team fuori dall'Ucraina.
 
Al momento della pubblicazione di questa dichiarazione, non siamo in pericolo immediato, ma la situazione è critica e cambia ogni minuto. Al momento, non siamo in grado di continuare a lavorare al progetto del padiglione a causa del pericolo per le nostre vite.
Tutti i voli internazionali da e per l'Ucraina sono cancellati. Viaggiare in giro per il paese è rischioso. 
Siamo determinati a rappresentare l'Ucraina alla 59. Mostra d'Arte - La Biennale di Venezia, ma non tutto dipende da noi. Se la situazione cambia ed è sicuro continuare il nostro lavoro e viaggiare, saremo a Venezia. Non possiamo ancora confermare che il nostro progetto sarà completato, ma possiamo promettere che faremo tutto il possibile per salvare un'opera d'arte unica prodotta da Pavlo Makov e dal nostro grande team appositamente per la prossima biennale negli ultimi 5 mesi e per rappresentare l'Ucraina nella scena artistica contemporanea internazionale nel modo in cui merita di essere rappresentata”.



L’opera che l’artista di Kharkiv Pavlo Makov, celebre per le sue innovazioni nelle tecniche dell’acquaforte e delle stampe, aveva scelto di rappresentare alla Biennale era la sua scultura cinetica: la Fontana dell’Esaurimento. Acqua Alta.
 
La storia della Fontana dell’Esaurimento ha inizio negli anni '90, a Kharkiv, in Ucraina. Le infrastrutture fatiscenti, tipiche delle città post-sovietiche, le continue interruzioni dell'approvvigionamento idrico e gli spazi pubblici trascurati conferivano alla città un clima di degrado. Nessuna delle fontane pubbliche di Kharkiv funzionava. Una volta, un incidente all'impianto di depurazione locale provocò un allagamento e l'interruzione delle forniture idriche per quattro settimane. 


 
Influenzato da questa atmosfera, l'artista Pavlo Makov rivolse la sua attenzione ai corpi idrici naturali: i fiumi locali Lopan' e Kharkiv. Il luogo di confluenza dei due fiumi ispirò in lui l'idea di un imbuto con due cannelli. La fontana è infatti composta da una piramide di imbuti dove l’acqua, colando dall’imbuto posto al vertice in quelli sottostanti, si divide fino a che solo poche gocce raggiungono la base - proprio come due fiumi che, pur confluendo, finiscono per prosciugarsi.
I cambiamenti e le esperienze che Makov ha osservato e vissuto a Kharkiv sono diventati i temi intrinseci delle sue opere. Questi temi compaiono anche nella fontana e la rendono un’opera rilevante per l'attuale agenda globale. Infatti, la scultura vuole denunciare non solo l'esaurimento delle risorse terrestri, ma anche il burnout post-pandemico, la spossatezza causata dai social media e lo sfinimento provocato dalle guerre. 
Nonostante i tentativi dell'artista, la Fontana dell’Esaurimento non è mai stata realizzata a Kharkiv.
 
Si era così scelto, per la prima volta, di presentare l’opera, simbolicamente, nella città che per eccellenza è invasa dall'acqua alta e che, al contempo, viene prosciugata dall'occupazione umana: Venezia. 


 
“Il cambiamento dei livelli dell'acqua e i tentativi dell’uomo di dominare i flussi irregolari del ‘mondo liquido’ sono metafore comuni per descrivere la modernità, che trova la sua incarnazione a Venezia. L'alternanza di inondazioni e siccità, che ha portato a discussioni piuttosto vivaci sul futuro della città, è un elemento importante nel quadro del progetto del padiglione ucraino" hanno commentato Lizaveta German, Maria Lanko e Borys Filonenko.
I curatori hanno scelto di non usare allestimenti vistosi e soluzioni digitali per il padiglione, preferendo offrire al pubblico un momento di pausa, la possibilità di guardare dentro di sé e di riflettere sulla realtà attuale.
 
Questo approccio ha portato la loro proposta a vincere il concorso nazionale indetto dal Ministero della Cultura e della Politica dell'Informazione ucraino.
"L'arte, incarnando il valore simbolico dell'era moderna, aiuta le persone a prendere coscienza dei problemi più urgenti. A volte è questo il modo migliore per richiamare l’attenzione su questioni delicate. L’opera dell'artista Pavlo Makov riflette in maniera simbolica sui problemi che riguardano ogni cittadino del pianeta. Sono convinto che il progetto rappresenterà degnamente l'Ucraina all'esposizione e che il suo significato risuonerà nel cuore di tutti", ha affermato il Ministro della Cultura e della Politica dell'Informazione ucraino, Olexandr Tkachenko.
 
A noi non resta che sperare che il conflitto abbia una pronta risoluzione e che il Padiglione dell’Ucraina possa essere realizzato.


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