29/08/2022 - A sei anni dal tragico terremoto che il 24 agosto 2016 colpì il centro Italia, iniziano a vedersi i primi concreti segni della rinascita. Ad Amatrice, il comune che ha registrato il maggior numero di vittime, un esempio di questa volontà di rigenerazione si trova in “Casa Futuro”, il progetto realizzato dallo Studio Stefano Boeri Architetti che la Diocesi di Rieti e l’Opera Nazionale per il Mezzogiorno d’Italia stanno realizzando nell’area del complesso “Don Minozzi”, luogo storico di grande importanza per la città e per tutto il territorio.
Dalla posa della prima pietra, avvenuta il 15 ottobre 2021, il cantiere del più grande intervento di ricostruzione privata è tra quelli che procedono più speditamente e, dallo scorso autunno a oggi, tutte le opere di demolizione sono state completate.
Ispirato al concetto cardine di Ecologia Integrale espressa nell’Enciclica di Papa Francesco e al dialogo con l’architettura preesistente, progettata da Arnaldo Foschini negli anni ’20 per ospitare gli orfani di guerra e successivamente danneggiata in modo gravissimo dal terremoto, l’obiettivo di “Casa Futuro” è stato, fin dal principio, quello di rafforzare l’idea di spazi di comunità così come erano stati pensati da Padre Giovanni Minozzi: luoghi di culto, ma anche di studio e aggregazione, immaginati come spazi semi-collettivi dedicati a nuove funzioni, quali servizi civici, vita comunitaria e ospitalità. “Casa Futuro” tornerà ad essere nuovamente il motore di una rinnovata vita sociale, così come lo fu nel primo Dopoguerra.
Progettata con le caratteristiche di un incubatore di ricerca tecnologica e laboratorio permanente di una nuova sensibilità ambientale, in grado di guidare la rinascita del territorio in cui si trova e quindi come luogo di accoglienza e formazione aperto alle nuove generazioni, Casa Futuro si articola in quattro macro aree caratterizzate da un impianto a corte, forma architettonica legata al concetto di accoglienza e collettività:
La Corte Civica, nella zona nord del sito, si sviluppa su due livelli fuori terra che ospitano funzioni di carattere amministrativo quali la sede comunale, una sala polifunzionale e una biblioteca pubblica. Di forma rettangolare e aperta sul lato corto, accoglie la Fontana delle Pecore, opera del Monteleone.
La Corte del Silenzio, nella parte centrale del sito, è sviluppata su due piani fuori terra e ospita la Casa Madre dell’Opera Nazionale, con le residenze dei religiosi, una struttura di accoglienza e assistenziale da destinare a casa di riposo, e alcuni ambienti di carattere museale e liturgico.
La Corte dell’Accoglienza, nell’area ad ovest del sito, è principalmente dedicata a funzioni di ospitalità per i giovani, con sale ricreative, mensa e sale per la formazione. È inoltre previsto il ripristino della funzione del teatro/auditorium per ospitare eventi, convegni e spettacoli.
La Corte delle Arti e del Mestieri si sviluppa su un unico livello fuori terra e ospita prevalentemente laboratori didattici e spazi di trasformazione dei prodotti provenienti dalle filiere locali.
L’uso di materiali locali unito al riutilizzo del 60% del volume totale delle macerie per sottofondi stradali e impasto dei pannelli di facciata – congiunto a uno studio preventivo che mira al recupero e ad un nuovo impiego in situ del maggior numero di detriti possibili – costituisce un altro fattore di qualità e rispetto del patrimonio storico da parte del nuovo progetto.
L’impiego di tipologie costruttive antisismiche, il riutilizzo delle terre da scavo, la gestione puntuale delle acque meteoriche e la presenza di 930 pannelli fotovoltaici integrati in copertura, così come il recupero dell’ex fattoria e del silo adiacente – conservati con le funzioni originali come elementi della memoria dell’area – contribuiscono a ridurre notevolmente l’impatto ambientale del progetto.
Il disegno complessivo dell’area pone grande attenzione all’inserimento paesaggistico-ambientale dell’intervento – considerando le peculiarità legate al Parco Nazionale Gran Sasso e Monti della Laga – con un impatto ridotto al minimo: le superfici verdi costituiscono il 40% del totale e il progetto di paesaggio mira a definire spazi aperti con usi differenziati, alternati ad ampie aree verdi che caratterizzano il complesso.
Nel complesso, il progetto non si limita alla definizione di una nuova pianificazione urbana risultante dall’insieme degli interventi previsti, ma vuole sollecitare una riflessione sul rinnovato assetto strategico, in termini di nuove destinazioni d’uso, dotazione di attrezzature e servizi e gestione futura del complesso, riflettendo sul relativo ruolo che il territorio può tornare ad assumere.
Stefano Boeri: «La condivisione, fin dall’inizio, da parte di tutti gli attori e gli enti preposti, di un progetto ambizioso e bellissimo come quello della rigenerazione del Don Minozzi è stata l’energia positiva di questo cantiere. Non solo i lavori procedono con regolarità e nel pieno rispetto dei tempi previsti, ma il cantiere comincia a funzionare come un laboratorio a cielo aperto in cui, per esempio, le macerie vengono per quanto possibile riutilizzate per la costruzione delle superfici carrabili e calpestabili della Casa Futuro. Credo che la costruzione di Casa Futuro ad Amatrice, grazie al suo formidabile valore sociale e rigenerativo di un’economia e di un percorso formativo, potrá essere assunta come modello di ripartenza anche per l’intero Paese».
«Il cantiere di Casa Futuro è partito speditamente: ora va accompagnato e sostenuto e vanno realizzate le intese con i diversi soggetti culturali, economici e sociali che consentiranno di riempire di contenuti questi spazi», spiega il vescovo di Rieti, mons Domenico Pompili, «Ispirato alla Laudato si’ e pensato secondo una prospettiva unitaria, il progetto intende essere una forma concreta per tradurre la ricostruzione in rigenerazione, grazie all’attenzione ai giovani, agli anziani, all’economia e la cultura».
|