Ph. © John Marx
15/09/2022 - Dopo essere stato posticipato durante la pandemia, 'The Museum of No Spectators’ ha finalmente preso vita durate l'edizione appena conclusa del Burning Man, il re dei festival internazionali organizzato annualmente nel deserto del Nevada, svolto quest'anno dal 28 agosto al 5 settembre.
L'idea originale di questo originale padiglione espositivo – a metà strada tra robotica e architettura – è rimasta fedele al modo in cui è stato concepito per la prima volta dagli artisti, co-protagonisti del festival, l'architetto John Marx e l'artista J Absinthia Vermut.
La struttura celebra la storia del Festival oltre ad essere stato costruito da 30 volontari partecipanti al festival seguendo i principi comunitari del Burning Man, ovvero: inclusione radicale, dono, de-mercificazione, autosufficienza radicale, auto espressione radicale, lavoro comunitario, responsabilità civica, non lasciare tracce, partecipazione e immediatezza.
Realizzato su una superficie di quasi 160 metri quadrati, il museo è stato reso possibile grazie a una raccolta fondi, ina sorta di esperimento artistico e sociale, in pieno stile Burning Man.
La struttura ha le sembianze di una vera e propria installazione artistica in mezzo al nulla. Artisti e partecipanti chiamati ad attraversarla hanno contribuito in prima persona alla vita dell'installazione, esprimendo la loro creatività sulle pareti dell’edificio messe completamente a disposizione del pubblico. Le otto gallerie dello spazio con forma e colore cangianti per tutta la durata dell’evento, hanno poi confermato il carattere inclusivo e partecipativo da sempre alla base degli ideali della manifestazione.
John Marx descrive così il progetto: "Mentre ci si avvicina a questo edificio intrigante e misterioso con le sue gallerie dalla forma insolita, che sembrano in parte una macchina, in parte una creatura, in parte una forma astratta e surreale, potrebbe presentarsi come una tabula rasa, con un ampio esterno, le lettere che scrivono 'Museum of No Spectators' in bilico sopra. Le sue forme dinamiche emergono come ultraterrene ma radicate. Il museo sembra che ti sta aspettando, che ti stia vhiamando per farne parte...per partecipare."
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