Imprimere leggerezza al metallo: un talento di nome De Castelli
La scommessa sugli architetti e l'ambizione di attingere dal passato per recuperare le antiche tecniche artigiane, mescolandole a sperimentazione e tecnologia. Il racconto del fondatore e ceo del brand veneto Albino Celato
Biomorphic, gli arredi in metallo Castelli al Salone del Mobile 2022
14/10/2022 - Lavora il metallo come fosse tessuto, creando rivestimenti e oggetti d’arredo seriali ma unici, leggeri e rigorosi al tempo stesso, con un linguaggio perfettamente riconoscibile. Si tratta di De Castelli, brand veneto che produce rivestimenti e arredi in metallo, che non ha ancora festeggiato i suoi primi 20 anni ma che nasce in realtà come eredità di una ben più lunga tradizione nella lavorazione del metallo.
Il metallo De Castelli per il premio dei winner Archiproducts Design Awards
Per il quarto anno consecutivo De Castelli conferma la partnership con gli Archiproducts Design Awards e realizza il premio destinato ai brand vincitori degli ADA: un oggetto scultoreo ispirato al 'nastro di Möbius' disegnato dallo studio spagnolo MUT Design. Per l’edizione 2022 sarà realizzato nella finitura Ottone DeMarea, con un effetto “acquerellato” ottenuto dalla sovrapposizone di ossidazione manuali applicate all’ottone.
“Archiproducts è un network importante – dichiara Albino Celato – un punto di riferimento nel mondo dell'architettura e del design, e siamo molto felici di portare avanti la collaborazione per gli Archiproducts Design Awards".
Albino Celato, fondatore e Ceo del brand, racconta alla redazione di Archiproducts come tutto ebbe inizio e come nascono le finiture e gli arredi in metallo De Castelli.
La storia del brand De Castelli
Fondata nel 2003 da Albino Celato, quarta generazione di una famiglia di fabbri, De Castelli ha costruito il suo percorso sulla sperimentazione progettuale, perseguendo con grande coerenza e tenacia un duplice obiettivo: innestare un pensiero artigianale in processi tipicamente industriali, e stabilire una connessione privilegiata con gli architetti. La continua ricerca per attualizzare le tecniche artigianali del passato attraverso la tecnologia da un lato, e l’introduzione del design nella lavorazione del metallo dall’altro. Sono questi i due corollari De Castelli, le basi di un approccio che porta costantemente a esiti del tutto inediti.
“Ho la fortuna di essere la quarta generazione di una famiglia che ha sempre lavorato nel mondo del metallo, racconta Albino Celato. La storia ha inizio a fine 800, quando il mio bisnonno acquisì un terreno che costeggiava un canale con l’obiettivo di procurarsi la forza motrice per lavorare il metallo.
Agli inizi degli anni ‘60 mio padre introdusse la lavorazione del rame e dell’ottone, iniziando a produrre i primi elementi di arredo con un lavoro molto artigianale. Tutto questo fino agli anni '70. Quando sono arrivato in azienda, ho portato la voglia di innovare, di essere tecnologicamente avanzati. Abbiamo portato avanti questo obiettivo fino agli anni '90, ma lavoravamo ancora per conto terzi. Questo mi procurava malessere, perché non avevamo un brand tutto nostro e davamo ad altre aziende il nostro know how”.
La svolta arriva nel 2003, quando nasce il brand “De Castelli”.
“De Castelli è un nome di fantasia – svela Albino Celato – che metteva insieme l’idea di un castello – qualcosa di tradizionale perché è vissuto nel tempo e ha quindi delle fondamenta storiche, ma anche di importante perché domina la montagna – con il “de” davanti che gli dava qualcosa di nobiliare”.
Conoscenza del passato e tecnologia del futuro
Ogni oggetto e arredo in metallo De Castelli segue un processo di finitura e di lavorazione artigianale, che consente di ottenere nuance irripetibili. Ne risultano collezioni destinate alla produzione in serie ma dal forte potere artigianale, che permettono di esplorare l’infinita mutevolezza di acciaio, corten, ottone e rame.
“Abbiamo immediatamente iniziato ad avere dei punti fermi – racconta il Ceo di De Castelli – importantissimi ancora oggi: primo fra tutti il binomio alta tecnologia e alta artigianalità della produzione. Cerchiamo cioè di mantenere e sviluppare sempre di più nei passaggi generazionali la professionalità e la manualità della lavorazione dei metalli.
Mescoliamo costantemente conoscenza del passato e tecnologia del futuro. La rifinitura del DeNuance è ad esempio ottenuta mediante una tecnica di 50 anni fa, ma stratificata con una nuova tecnologia di ossidazione e verniciatura che esiste solo adesso.
La tradizione del metallo incontra la creatività degli architetti
Ma il segreto di De Castelli non risiede solo nelle tecniche di lavorazione. La scelta chiave è stata quella di far incontrare la tradizione del metallo con la creatività degli architetti. De Castelli ha voluto cioè creare un legame diretto con gi architetti, mettendo loro a disposizione la conoscenza delle lavorazioni del passato riattualizzate per mezzo delle nuove tecnologie.
“Mettiamo questo know how – prosegue Albino Celato – a disposizione di architetti e designer affinchè possano interpretare questa nostra capacità di lavorare. È così che nascono le finiture e gli arredi in metallo De Castelli.
Abbiamo due uffici tecnici, uno dove nasce l’idea del prodotto che vogliamo presentate al mercato, e poi un altro ufficio tecnico che segue esclusivamente gli studi di architettura, e al quale arrivano le richieste degli architetti.
Per noi è impensabile dire “non si può fare”. Abbiamo un’apertura mentale che ci rende sempre disponibili ad una prova o ad una nuova ricerca. Questo ci consente di sintetizzare un processo e portare un’idea ad un progetto reale”.
Acciaio, corten, rame e ottone sono così plasmati per dare vita a nuove forme grazie alle idee di numerosi progettisti internazionali. Primo tra tutti Aldo Cibic, con cui De Castelli ha inaugurato il suo percorso verso un modo nuovo di usare le lavorazioni, Michele De Lucchi, Cino Zucchi, e tantissimi altri. Con loro sono nati non solo rivestimenti e oggetti d’arredo, ma vere e proprie opere d’architettura, come l’Archimbutorealizzato su progetto di Cino Zucchi per il Padiglione Italia della Biennale di Venezia 2014.
“Per me è stata una sorpresa – racconta il fondatore di De Castelli – una sfida. Ricordo quando Cino mi ha chiamato e mi ha detto: facciamo questo! Ok, ma è alto 10 metri - gli ho risposto - come facciamo? Il modellino che aveva lui in studio lo conservo ancora oggi come ricordo. Un progetto difficile da realizzare, con problematiche ingegneristiche, ma un’esperienza incredibile!”
La capacità poliedrica di De Castelli nella lavorazione del metallo consente di passare dalla maestosità dell’Archimbuto alle dimensioni decisamente più ridotte del mosaico. Come nel progetto Tracing Venice, per il quale lo studio Zanellato/Bortotto ha reinterpretato i mosaici della Basilica di San Marco attraverso 6 tableau parietali in rame, ottone e acciaio.
È questo approccio di continua apertura alla sperimentazione che consente di realizzare arredi del tutto inaspettati, che riescono a conferire leggerezza al metallo, un materiale per natura duro e pesante, facendolo diventare quasi seta, come il bancone realizzato per il Salone del Mobile 2019, o anche le forme organiche degli arredi in metallo De Castelli presentati in occasione dell’edizione 2022.
Un lungo lavoro di ricerca sulle tecniche di martellatura e bombatura di fine ‘800 ormai dimenticate ha dato vita quest’anno al progetto Biomorphic, forme complesse in metallo che non sarebbe stato possibile realizzare senza l’intervento manuale di maestranze qualificate.
“Per il Salone 2022 – spiega Celato – abbiamo presentato forme biomorfiche, risultato di lavorazioni sulla lamiera eseguite non con i soliti sistemi di stampi o di tornitura, ma mediante una tecnica antica di alta artigianalità, oggi rimasta solo nella modelleria delle macchine d’epoca ad opera di abili artigiani”.
Incontro con gli architetti e sinergia tra tecniche artigiane e alta tecnologia sono gli ingredienti che hanno portato alla creazione anche delle ultimissime collezioni: mobile bar, consolle e madia Canneto firmati Adriano Design, la madia Sculpt disegnata da Francesco Forcellini, il tavolo rotondo Coste di Luca Pevere.
Lo showroom De Castelli a Milano
Ad aprile 2021 De Castelli inaugura a Milano il nuovo showroom progettato dall'architetto Cino Zucchi. In Via Visconti di Modrone 20, nel contesto storico e architettonico della “vecchia Milano”, le luminose stanze di una ex galleria d’arte diventano luogo di incontro, relazioni e sviluppo progetti. Uno spazio che racchiude il mondo De Castelli raccontandone le tre anime: collection (arredi), surfaces (superfici) e architectural (progetti architettonici).
“Entrando incontri due imponenti absidi, preziosi elementi in ottone DeLabré orbitale a doppia curvatura, che comunicano la nostra attitudine all’architettura”.
Un’esposizione di arredi in metallo De Castelli, una materioteca di finiture, ma anche un’officina, dove si lavora con architetti e designer su progetti bespoke.
“Cino conosceva già le tre anime dell’azienda, ed è riuscito perfettamente a racchiuderle nel nuovo showroom!”.
De Castelli sul tema sostenibilità
Non solo qualità di prodotto e di servizio, ma anche grande attenzione alla sostenibilità, sia sul prodotto che sui processi di lavorazione.
“De Castelli – racconta Albino Celato sul tema – ha la fortuna di realizzare prodotti che hanno un ciclo di vita molto lungo, ed è sempre rinnovabile perché conserva il suo valore anche dopo. Per quanto riguarda il prodotto, il nostro obiettivo è facilitare il riuso del materiale. Progettiamo in modo che i materiali di cui si compone un arredo siano facilmente scindibili e quindi riciclabili”.
Gli scarti delle lastre metalliche vengono raccolti, differenziati e reimmessi nel circuito della lavorazione diventando materiale pronto forno per acciaierie e fonderie. Mentre un sistema di raccolta consente di recuperare l’acqua utilizzata per le lavorazioni di ossidazione e lavaggio delle lamiere.
“La sostenibilità è per noi un tema importantissimo. La mia generazione deve assumersi la responsabilità di non aver rispettato il mondo in cui viviamo.
Abbiamo messo in atto in De Castelli una serie di processi controllati e sostenibili, non solo su quello che creiamo come rifiuto, ma anche come ambiente di lavoro, che deve essere sano e nel quale il rischio di infortuni sia pressochè azzerato, per tutelare i nostri dipendenti, che fanno parte integrante della nostra famiglia.
Processi fondamentali affinchè i miei nipoti possano avere un mondo migliore!”
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