Foto Greg Hursley, courtesy of Emilio Ambasz and Associates
20/10/2022 - “Saggio poetico sul rapporto tra artificiale e naturale”, lo definì il New York Times (Paul Goldberger, 11 giugno 1987). Dopo quattro decenni, l’opera di Emilio Ambasz, il Lucille Halsell Conservatory di San Antonio, in Texas, è un tesoro che continua a celebrare il legame umano con il mondo vegetale, in linea con la mission del Giardino Botanico di cui è parte: ‘ispirare le persone a connettersi col mondo vegetale e comprendere l’importanza delle piante nella nostra vita’.
Piante che nel clima caldo e torrido di San Antonio avrebbero avuto vita breve se non fosse stato per la soluzione progettuale, allora inedita, destinata a rivoluzionare il design delle serre, adottata dal padre, poeta e profeta della green architecture: coprire con terra e piante il lungo percorso espositivo.
Unici elementi a vista in superficie, grandiosi, spettacolari e tecnologicamente all’avanguardia, gli enormi lucernai polimorfi che emergono con forza tettonica per catturare e regolare, con un sistema di aperture e coperture modulari, la luce del sole.
Tratto estetico distintivo di un’opera straordinaria che si snoda tra il dentro e il fuori terra, i grandi prismi di vetro “costituiscono un pittoresco catalogo di geometrie proiettate verso l’alto” (Fulvio Irace, Emilio Ambasz. Una Arcadia tecnologica, 2004, Skira ed.): piramidi oblique, coni di vetro curvo, lucernari e una grande cornice spaziale circolare rasoterra suggeriscono la presenza di un osservatorio cosmologico, piuttosto che elementi potenti dal surreale sapore archeologico o, ancora, un luogo celebrazioni tecno-arcaiche.
Come un tempio del verde che apre a riflessioni profonde sul rapporto uomo-natura e sulla relazione tra naturale e artificiale, i giardini ondulati, dal vago aspetto antropomorfico, sembrano un percorso cerimoniale che si snoda sopra e sotto l’orizzonte.
Ambasz, laddove erano stati individuati una cava ottocentesca e un antico sistema di approvvigionamento idrico della città, ha realizzato il grande patio scoperto.
Ventre aperto di questo paesaggio totale, il patio, al tempo stesso osservatorio, laguna e giardino, con l’ombra dei suoi profondi portici-arcata - richiamo all’architettura indigena messicana - organizza i diversi ambienti.
Giunto lì da percorsi coperti di terra, il visitatore si reimmerge negli antri sotterranei per imboccare un percorso naturalmente climatizzato, isolato e coibentato, che conduce alle grandi sale espositive a tema (piante ancestrali, continentali, tropicali, desertiche...), dove sono presenti anche cascate e specchi d’acqua.
Ed è da queste grandi sale che emergono e si stagliano verso il cielo, come un’esplosione sotterranea, i grandi volumi trasparenti, come enormi diamanti visti dal cielo.
L’iconica copertura della ‘sala delle felci’, oltre a offrire un camminamento interno a spirale che permette un’uscita su un chiostro-giardino terrazzato, è alta 20 metri e ha un diametro di base di oltre 30 metri.
Nel clima canicolare texano, è la terra a proteggere le piante dal sole, del quale l’architettura sfrutta la luce. Il terreno è l’elemento naturale di continuità del Conservatorio, abbatte i costi di manutenzione, si fa isolamento e regolatore di temperatura, di qualità dell’aria, di tasso di umidità.
Natura e vegetazione sono inscindibili dalla costruzione. Il Lucille Halsell Conservatory, sempre secondo il New York Times, “è un luogo in cui le piante non sono solo contenute, non solo nutrite, ma portate in un vibrante dialogo architettonico”.
Terence Riley, già direttore del Dipartimento di Architettura e Design del MoMA di New York, commentava così il progetto: "Nel suo lavoro pionieristico, Ambasz ci mostra un modo nuovo e ispirato per conciliare la natura con la costruzione [...] In nessun luogo il gioco di forme geometriche dentro e sopra un paesaggio è più poeticamente profondo che in questo luogo”.
Il complesso del Conservatorio progettato da Ambasz (ca 3.700mq), vincitore del Progressive Architecture Award (1985), del National Glass Association Award for Excellence in Commercial Design (1988) e del Quaternario Award First Prize (1990), è parte del Giardino Botanico di San Antonio, situato ai margini della città.
È la seconda attrazione turistica della città texana, oltre a ospitare incessantemente iniziative pubbliche di grande richiamo, anche internazionale. Alla cerimonia di riapertura post-covid, la Direzione del parco ha così affermato: “vogliamo essere parte del processo di guarigione per la nostra comunità”.
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