04/10/2022 - Si è aperta al MAXXI sabato 1° ottobre la grande mostra Technoscape. L’architettura dell’ingegneria che indaga il rapporto tra architettura, ingegneria strutturale e innovazione ecologica, tecnologica e digitale, componenti sempre più cruciali del nostro rapporto con lo spazio e con il nostro pianeta.
Il racconto parte da edifici-icona come il Palazzetto dello Sport di Nervi a Roma, la Multihalle olimpica di Frei Otto o il Beaubourg di Parigi, per allargarsi a capolavori strutturali distribuiti ai quattro angoli del pianeta: l’Opera House di Sidney di Ove Arup, il Museo di San Paolo di Lina Bo Bardi e Figuereido Ferraz, le cupole di Buckminster Fuller, la Hall of Nations di Mahendra Raj a Delhi, il mercato di Beda Amuli a Dar Es Salaam o i capolavori di Mamoru Sasaki e degli altri strutturisti giapponesi. Edifici che non avrebbero visto la luce senza la straordinaria collaborazione tra architetti e ingegneri.
Da questa ricognizione nello spazio e nel tempo la mostra si espande per gettare uno sguardo verso il futuro attraverso le installazioni e le sperimentazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo, dal MIT (Massachusetts Institute of Technology), passando per Princeton, alle maggiori università politecniche europee compreso lo IUSS di Pavia.
La mostra TECHNOSCAPE. L’architettura dell’ingegneria, a cura di Maristella Casciato e Pippo Ciorra, sarà visibile fino al 10 aprile 2023 e costituisce un nuovo importante tassello di quel filone di ricerca del museo che indaga il rapporto tra arte, architettura, scienza e nuove tecnologie.
Due sono, infatti, le ragioni essenziali per una mostra del genere in un museo di arte e architettura.
La prima, la convinzione che le urgenze ecologiche politiche e sociali del pianeta avvicinino oggi molto – come è già avvenuto in altri momenti della storia - le discipline artistiche e quelle scientifiche e quindi le due “sorelle diverse” architettura e ingegneria.
La seconda, l’impressione che l’ingegneria sia in un momento di svolta importante: dalle strutture moderniste in cemento armato, ferro e vetro a una miriade di nuovi materiali; dalla costruzione all’elaborazione di strumenti e strategie per rendere sostenibili gli edifici; dal calcolo all’algoritmo; da una prevalenza maschile a una diversità di genere molto accentuata.
Il percorso di mostra
Il racconto si snoda attorno a due filoni: ingegneria della costruzione e innovazione tecnologica. Nella prima sezione, organizzata in otto aree tematiche, troviamo oltre 40 capolavori dal dopoguerra ai nostri giorni, spesso frutto della straordinaria collaborazione tra progettisti strutturali e maestri dell’architettura come Frank Lloyd Wright, Le Corbusier, Jörn Utzon, Louis Kahn, Renzo Piano, Rem Koolhaas, SANAA, Toyo Ito, Zaha Hadid, Kengo Kuma, Christian Kerez e molti altri.
In mostra disegni, modelli, documenti d’archivio, video e fotografie d’autore, tra cui quelle di Walter Niedermayr, Iwan Baan, Ezra Stoller, Leonardo Finotti e Olivo Barbieri, solo per citare alcuni nomi. La spinta attuale dell’ingegneria verso l’impegno ecologico e la sperimentazione tecnologica è invece indagata attraverso le installazioni di sette centri di ricerca universitari di tutto il mondo: ETH di Zurigo, Università di Stoccarda, Technische Universität di Berlino, l’Università per le arti applicate di Vienna, il Massachusetts Institute of Technology (MIT), Università di Princeton e la Fondazione Eucentre dello IUSS di Pavia, specializzata nella ricerca sull’ingegneria sismica.
|