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03/02/2023 - Il concorso per il recupero e la valorizzazione del secondo piano e della torre circolare del Castello Ducale Orsini Ottoboni di Fiano Romano è stato vinto dal gruppo composto da Giorgia Colombo (capogruppo), Michele Grazzini e Andrea Tonazzini (Grazzini Tonazzini).
Il Castello domina dall’alto la valle del Tevere, in un territorio fertile e al contempo fragile, dove campagna e resti archeologici millenari si confondono in un unico scenario. È in tale contesto paesaggistico che si colloca il progetto, intervento guidato dalla consapevolezza che l’edificio debba rivolgersi non solo al borgo storico e alla città, ma anche ad un ambito territoriale più vasto.
La creazione di un “Centro per le arti e la cultura” parte, dunque, dal riconoscimento delle potenzialità del luogo e dall’analisi delle stratificazioni che dal medioevo, passando per gli interventi rinascimentali (Orsini) e quelli tardo seicenteschi (Ludovisi-Ottoboni), sono arrivate fino a metà Novecento, lasciando in eredità un edificio splendido, ma in stato di parziale abbandono.
Il nuovo percorso di visita proposto ha origine nel cortile al piano terra per poi dipanarsi ai piani superiori. L’accesso privilegiato rimane la scalinata esterna in pietra che sbarca sul loggiato del piano nobile, anello di congiunzione con la grande terrazza. Questa è il punto panoramico più vasto del castello, adatto sia ad ammirare il paesaggio circostante che a comprendere la complessità dell’organismo edilizio dal suo interno. Riconoscendo l’importanza di tale luogo, il progetto propone di inserire la nuova area ristoro al posto della vecchia serra, creando una struttura leggera in acciaio e vetro che, grazie ad un sistema di aperture a libro, è in grado di stabilire una relazione diretta con la terrazza. L’area ristoro si colloca dunque in un punto baricentrico e scenografico del castello in grado di attrarre, per la sua posizione, sia i fruitori del complesso che i cittadini di Fiano. Dalla terrazza il percorso di visita continua nell’ala affrescata quattrocentesca del primo piano, per poi procedere, tramite la scala interna, al secondo piano.
La parte più consistente dell’intervento si concentra a questo livello, nuova sede del “centro per le arti e la cultura”, con una distribuzione funzionale che reinterpreta e sottolinea le diverse fasi storiche e costruttive dell’edifico. L’ala sud est (ala quattrocentesca) è destinata agli spazi polifunzionali, con un susseguirsi di stanze riportate alle loro dimensioni originali tramite la rimozione di tutte le tramezzature leggere incongrue. La ripristinata grande stanza finale può essere utilizzata in maniera autonoma per concerti, conferenze, eventi culturali e proiezioni, mentre i nuovi arredi modulari in acciaio acidato permettono di allestire in differenti modi i restanti spazi. Le due sale circolari, quella della torre e quella più piccola nel maschio cilindrico, si prestano ad ospitare mostre ed allestimenti, con le pareti curve che avvolgono il visitatore. La caratteristica di tale braccio è dunque l’uso flessibile e l’intercambiabilità degli spazi, con sale autonome e altre di passaggio supportate da un sistema impiantistico e illuminotecnico modulabile.
L’ala seicentesca del secondo piano si pone di contro in dialogo con i corrispettivi ambienti della biblioteca al piano nobile. Qui vengono disposti i nuovi laboratori didattici e le aule studio. Una sala filtro di accesso nel corpo centrale introduce a questi spazi, con armadietti e sedute per l’incontro e la condivisione. Due dei tre spazi laboratoriali sono passanti, mentre quello nell’angolo nord ovest può essere reso indipendente e chiudibile a seconda delle necessità. Le aule studio sono collocate nella parte più lontana e raccolta, quattro stanze per la concentrazione e il silenzio con tavoli attrezzati dotati di prese a scomparsa e sistemi di illuminazione integrata direttamente gestibili dai singoli utenti.
I servizi igienici si dividono in due blocchi, uno per ciascun braccio, e si definiscono come elementi scultorei, delle capsule cilindriche in acciaio che non interferiscono con la muratura ma si dispongono liberamente nello spazio.
Perno tra l’ala quattrocentesca polifunzionale e quella seicentesca con i laboratori e le aule studio è il corpo scala interno, centro di una rinnovata attenzione. L’introduzione nello spazio compreso tra le rampe di un nuovo ascensore rafforza il ruolo del connettivo verticale, punto di distribuzione e partenza delle differenti destinazioni d’uso dell’edificio. Tale introduzione, oltre a rendere accessibile la maggior parte delle sale del castello, permette anche una valorizzazione della scala, liberata dall’ingombrante presenza dell’attuale servoscala. Al piano terra l’ascensore sbarca nella saletta posta a sinistra del passaggio d’ingresso, favorendo da subito l’accessibilità per le persone con disabilità.
Il percorso di visita termina con la fruizione dello spazio cilindrico della torre, accessibile dal terzo piano. Demolito il solaio ligneo posto a quota 21,76m, si crea uno spazio unico ed omogeneo in cui si inserisce una nuova scala elicoidale in acciaio acidato la cui spirale continua fino alla copertura. Elemento contemporaneo e leggero, ancorato a sbalzo alle possenti mura del bastione, la scala sottolinea l’ascesa, mentre sulle pareti lasciate libere dalle rampe si libera lo spazio per videoinstallazioni, sculture illuminanti e giochi di luce. L’acceso alla nuova terrazza è il culmine del percorso, con una visione a 360° sulla città e la valle del Tevere. L’intervento in sommità è di minimo impatto, con il foro in copertura che ricalca quello preesistente e il volume di uscita che segue la pendenza della rampa, rimanendo in tal modo al di sotto della quota dei merli della torre per la maggior parte della sua estensione.
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