31/05/2023 - Il nuovo Convento della Fraternità Francescana di Betania a Salvador de Bahia, Brasile, porta la firma dello studio italiano Mixtura, di Cesare Querci e Maria Grazia Prencipe.
Il complesso sorge nel quartiere di São Cristóvão, uno dei più pericolosi e fragili di Salvador, un’area carente di servizi e di luoghi di incontro.
Lì la Fraternità Francescana di Betania è presente dal 2010, seppur in una struttura provvisoria, e, nel 2012, ha realizzato un asilo nido per più di 100 bambini delle vicine favelas, nell'ambito di un progetto sociale più ampio che con il completamento del convento vede la realizzazione di una scuola.
L’importanza di realizzare un edificio conventuale in un’area come questa va oltre la sua funzione prettamente spirituale: significa realizzare un luogo di aggregazione sicuro per una comunità molto numerosa.
“Che sia una chiesa, una piazza, una scuola o un convento” dichiarano i progettisti, “l’architettura può essere un antidoto alla marginalità cui milioni di persone sono condannate in molte periferie del mondo. Un segnale di rispetto e dignità.
Volevamo realizzare un edificio speciale, ma allo stesso tempo ‘facile da capire’. Un luogo ospitale e sicuro da chiamare casa, che rappresentasse la natura dei committenti, religiosi dediti alla preghiera, ma anche all’accoglienza e ai momenti di festa e condivisione tipici del carisma Francescano e Mariano che li contraddistingue”.
Il programma funzionale
La progettazione si è svolta attraverso un percorso partecipato che ha permesso di elaborare un articolato programma funzionale che coniugasse le istanze legate allo stile di vita dei committenti, religiosi dediti alla preghiera, all'ospitalità e alla vita fraterna, con le esigenze derivanti dalle condizioni climatiche e sociali del sito.
Vivendo la vita del convento abbiamo capito quanto fosse importante organizzare gli spazi attorno alle regole che ne scandiscono la giornata, fatta di momenti di preghiera, lavoro e di condivisione. Allo stesso tempo è stato evidente sin da subito come le condizioni spesso estreme del clima tropicale di Salvador, influenzassero lo stile di vita, che qui si svolge per lo più all’aperto.
Poiché l'edificio non sarebbe stato dotato di impianti di condizionamento meccanico, era necessario offrire protezione dal sole e riparo dalla pioggia, ma allo stesso tempo lasciare fluire l'aria tra gli edifici.
Trattandosi di un edificio religioso era, inoltre, chiaro che avrebbe dovuto incarnare anche dei valori simbolici e di riconoscibilità per tutti i fedeli che lo avrebbero frequentato, una comunità in costante crescita, abituata a vivere in un contesto fortemente degradato e spesso in condizioni di marginalità. Un edificio speciale, ma che risultasse allo stesso tempo familiare. Un luogo sicuro da chiamare ‘casa’.
L’impianto planimetrico
Planimetricamente è stata reinterpretate la tipologia conventuale classica, solitamente introversa e articolata intorno ad un unico chiostro verde, moltiplicandone il numero e diradando gli edifici per permettere al vento, che soffia costantemente da est, di raggiungere tutti gli ambienti chiusi e gli spazi aperti. La morfologia del convento si articola intorno a cinque chiostri verdi: a ovest, rivolto verso la porta di accesso e la strada, si trova la parte pubblica del complesso dedicata all’accoglienza, con il refettorio a sud, la chiesa al centro e la sagrestia e segreteria a nord. Questi edifici, sebbene autonomi e riconoscibili, sono idealmente e formalmente uniti da un grande tetto in legno che conferisce loro unità architettonica. Davanti alla cappella, in continuità con il grande tetto, si apre un sagrato coperto, luogo di ritrovo che durante il giorno offre riparo dal sole e che permette alla chiesa di arrivare ad ospitare più di 500 persone sedute. Tra la segreteria e gli edifici dell’amministrazione a nord ovest si erge la biblioteca, un volume in policarbonato traslucido sospeso su quattro pilastri in legno di cumaru che di notte diventa una lanterna luminosa che ne lascia intravedere il contenuto.
A sud-est si trova l'edificio che ospita le celle dei monaci e delle monache, l'unico edificio di 3 piani costituito da una struttura portante in cemento armato prefabbricato, una tecnologia molto diffusa e affidabile a Salvador. Un esoscheletro in legno circonda l’edificio, ospitando i ballatoi di distribuzione e i sistemi di brise-soleil necessari per evitare il surriscaldamento delle pareti e per garantire il riparo dall'acqua piovana.
Il linguaggio architettonico
Strategie climatiche, valori simbolici ed esigenze tecnologiche derivanti dal contesto socioeconomico influenzano il linguaggio architettonico. La frammentazione planimetrica, ottenuta grazie all’inserimento dell’elemento naturale dei chiostri verdi, ricrea nell’impianto del convento la complessità urbana. Piazze, viali e punti di vista mutevoli e dinamici, si susseguono nell’alternanza tra spazi aperti e chiusi.
Ogni edificio mantiene una sua identità architettonica, ottenuta attraverso la declinazione dell’elemento ligneo che talvolta ha funzione bioclimatica, talvolta è struttura e tamponatura. I diversi gradi di permeabilità dell’involucro edilizio, si enfatizzano quando il convento è illuminato, dando vita a trasparenze che cambiano a seconda della posizione dell’osservatore.
La ricucitura dei diversi corpi di fabbrica è affidata alle coperture. Nella parte ovest, una grande copertura protegge come un “sombrero” il refettorio, la chiesa e la sacrestia dal sole. Lo stesso escamotage è utilizzato nell’edificio delle aule di formazione e della sala capitolare, nonché negli alloggi. Unica emergenza, che si distingue volutamente dal resto dell’edificato, è quella della biblioteca, un edificio sospeso su quatto pilasti in legno e rivestito in policarbonato.
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