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Mario Cresci. Un esorcismo del tempo
Più di un ventennio del maestro in Basilicata in circa 400 fotografie vintage
Autore: cecilia di marzo
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MARIO CRESCI. UN ESORCISMO DEL TEMPO
27/07/2023 - Circa 400 fotografie vintage, documenti d’archivio, oggetti etnografici. Un’immersione totale nel Sud e nella componente magica che vi abita. Un viaggio che ci trasporta dentro le cose, le persone, il territorio, l’identità dei luoghi. Una riflessione sulla memoria e sulla capacità della fotografia di esorcizzare il tempo. Con la mostra MARIO CRESCI. Un esorcismo del tempo, a cura di Marco Scotini con Simona Antonacci, progetto di allestimento di Silvia La Pergola, il MAXXI Museo nazionale delle arti del XXI secolo celebra Mario Cresci, maestro della fotografia contemporanea, grande sperimentatore e pioniere di un approccio antropologico alla fotografia.

La mostra, aperta al pubblico fino al 1° ottobre 2023, è frutto di un intenso e complesso lavoro di ricerca e di una fitta rete di collaborazioni con le principali istituzioni culturali italiane, con gallerie e collezionisti privati. È realizzata in collaborazione con l’Archivio Mario Cresci e con lo CSAC di Parma, con il contributo della Regione Basilicata.
 
Proprio al racconto e alla ricerca degli oltre 20 anni trascorsi dall’artista in Basilicata, a stretto contatto con il territorio e le comunità che vi abitano, è dedicata la mostra.
Cresci, infatti, arriva a Tricarico, piccolo borgo in provincia di Matera, nel 1966/67 per collaborare a redigere il Piano Regolatore della città. Conquistato dal territorio e dalla potenzialità creativa della cultura materiale locale, rimane in Basilicata fino al 1988, dove partecipa attivamente alla vita del luogo e diviene punto di riferimento per giovani fotografi e artisti lucani.
 
La mostra
Allestita in Galleria 5, la più scenografica del Museo, è una vera e propria immersione in Lucania e a Matera. Una spina dorsale sinuosa del colore della gravina rende lo spazio fluido, poroso, circolare. Diversi percorsi sono possibili, tra piani inclinati, pedane, gradini che ricreano il movimento della città dei Sassi.

La mostra si apre proprio su Matera, cui è dedicata una sequenza di 95 immagini conservate nell’archivio CSAC e qui esposte per la prima volta. Le foto sono il risultato di un lavoro di quattro anni, confluito nel celebre volume del 1975 Matera. Immagini e documenti sulla complessità dello sfollamento dei Sassi. Cresci fotografa luoghi e oggetti, creando un confronto serrato tra il passato e il presente della città.

Di lato, si dischiude uno spazio aperto, una sorta di piccola piazza che ci fa entrare in un tipico vicinato materano. Qui troviamo le immagini di Tricarico, dove Cresci realizza oltre 1400 fotografie di cui sono rimaste le 14 stampe originali esposte. Dello stesso periodo è la Bimba di Tricarico, tra le prime sperimentazioni dell’autore. L’opera è entrata nella Collezione del MAXXI Architettura nel 2021 grazie al finanziamento della DG Creatività Contemporanea del MIC con il bando Strategia Fotografia, insieme a 10 stampe vintage anch’esse in mostra.

Nella stessa area troviamo Interni e Interni mossi: sul fondo nitido di locali pubblici (latterie, bar, negozi, sale riunioni, farmacie) di Tricarico nel 1967 e spazi domestici (cucine, camere da letto, salotti) di Barbarano Romano nel 1978-79, si stagliano talvolta figure fantasmatiche, evanescenti, con i volti sempre mossi, illeggibili, quasi mimetizzati con l’ambiente. Cresci lascia che a raccontare la loro vicenda sia il contesto, la messa a fuoco degli spazi e degli oggetti. E anima così la materia inanimata.

Si arriva poi al cuore della mostra con la serie Fotografia nella Fotografia. Appese alle pareti, tenute sottovetro sulle credenze, posate sui mobili, incollate sugli album o raccolte nelle scatole da scarpe, le foto di memorie familiari rappresentano una tradizione delle case contadine. Cresci fotografa le fotografie, o realizza ritratti di famiglia in cui le persone tengono in mano immagini dei loro cari lontani, defunti o emigrati, compensandone così l’assenza. Questi archivi familiari sono dispositivi che danno forma alla memoria, la custodiscono e la perpetrano. In una sorta di esorcismo del tempo, i ritratti hanno il potere di rendere presente una lontananza o materializzare un’assenza, raccontando storie al contempo personali e collettive, come l’emigrazione, la vita e la morte. Sono immagini vere, intime, piene di poesia, senza alcuna traccia di pietismo e nessuna concessione alla ricerca dell’esotico o del folklore.

Dodici immagini raccontano il Presepe di Tricarico, realizzato a Natale del 1976 in una delle zone più degradate del paese, utilizzando frammenti della civiltà dei consumi combinati con elementi della cultura contadina.

Lungo la parete destra della galleria, oltre 60 fotografie della serie Misurazioni sono messe a confronto con oggetti d’uso quotidiano custoditi in tre teche (timbri del pane, cucchiai in legno, galli in ceramica, giocattoli popolari, il carro della Bruna in cartapesta). Nelle fotografie, gli oggetti sono letteralmente “misurati” e reinterpretati, a riprova dell’approccio analitico e antropologico di Cresci alla cultura contadina e riflesso della sua formazione legata al design e alla grafica.
 
Le possibilità di un linguaggio foto-grafico sono esplorate nei foto-collage un po’ di terra in cielo un po’ di cielo in terra realizzati tra Matera e Milano nel 1973, in cui fotografia e grafica interagiscono esplicitamente: qui Cresci effettua prelievi e inserzioni di paesaggi, colora e sposta porzioni di immagini.
 
La mostra si conclude di fronte alla grande vetrata della galleria 5, su cui sono riprodotti cinque rayogrammi della serie Misurazioni ispirati a un piccolo giocattolo della tradizione, un Pinocchio di legno. Qui troviamo la serie Martina Franca Immaginaria del 1979, caratterizzata dal bianco della calce dei muri rotto saltuariamente da porte, finestre e dall’attraversamento di persone i cui volti non sono mai completamente visibili.

Chiude il percorso una selezione di video storici e un’intervista realizzata per la mostra.
 
Lorenza Baroncelli, Direttore MAXXI Architettura, commenta: “Con la mostra dedicata a Mario Cresci il MAXXI prosegue il proprio percorso di ricerca ormai ventennale sui grandi maestri della fotografia italiana. Una vocazione precisa che il museo porta avanti attraverso l'acquisizione di prestigiose collezioni e la creazione di importanti progetti espositivi. Al tempo stesso è nostro obiettivo delineare nuovi orizzonti e ambiti di indagine, con una particolare attenzione al Sud, luogo di storia, cultura, tradizioni, stimoli del passato capaci di attivare però riflessioni che riguardano anche il presente e il futuro. Le immagini magistralmente immortalate dagli scatti di Mario Cresci nei suoi vent'anni di permanenza a Matera si inseriscono in questa precisa ambizione e sono uno straordinario valore offerto ai nostri visitatori.”
Marco Scotini: “La fotografia di Mario Cresci (eretica, contaminata, fuori di sé) evoca una riflessione sullo scorrimento del tempo, sulla coesistenza di un'idea di durata e di simultaneità che si traduce in una ricerca
visiva inedita, in cui storia personale e collettiva, archivio, sud e magia coesistono”.
Mario Cresci: “La mostra è la narrazione per immagini degli intensi rapporti che ho avuto con la comunità, il suo territorio e la sua identità. Questo nuovo momento di riflessione conferma che le arti e la fotografia vivono dentro di noi ma soprattutto hanno preso vita attraversando il passato, il presente e ipotizzano il futuro in una indissolubile catena umana”.

  Scheda evento:
Mostra:
31/05-01/10 MAXXI, ROMA
Mario Cresci. Un esorcismo del tempo



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