Casalgrande Padana sostiene la V edizione della Biennale di Architettura di Pisa
Fino al 29 ottobre, l'evento organizzato dall'Associazione Lp-Laboratorio permanente sottolinea il valore dell'architettura come strumento per un nuovo equilibrio sociale
25/10/2023 - In un consolidato interesse nei confronti delle tematiche dell'architettura, nasce il sostegno di Casalgrande Padana per la Biennale d'Architettura di Pisa, la manifestazione giunta alla sua V edizione, che quest'anno mira a sottolineare il ruolo dell'architettura come strumento per un nuovo equilibrio sociale. Ideato e organizzato dall’Associazione Lp-Laboratoriopermanente - formato da Massimo Del Seppia, Pietro Berti, Silvia Lucchesini e Fabrizio Sainati - l'evento di quest'anno nasce con l’intento di individuare alcune direttrici di ricerca sul ruolo fondamentale dello spazio pubblico e dell’edilizia pubblica, individuando “La necessità di nuovi standard di socialità".
Lo spazio pubblico, gli edifici collettivi e la scala del quartiere diventano i soggetti primari d’indagine per cogliere elementi di evoluzione oltre che dal punto di vista progettuale e comportamentale, per gli aspetti tecnici e prestazionali, legati all’efficienza e al risparmio energetico nella logica dell’economia circolare e della sostenibilità.
Con questi temi, Casalgrande Padana è coinvolta nella Biennale di Architettura di Pisa sia dal punto di vista delle logiche produttive ecosostenibili, sia per la definizione di prodotti sempre più performanti ed ecologici per il mondo della progettazione in senso lato.
Oggi, Mercoledì 25 ottobre alle ore 10.30 presso l’Auditorium della Primaziale Pisana si terrà la conferenza sull’uso della ceramica Casalgrande Padana in architettura con la lectio magistralis Alfonso Femia e introduzione di Giovanni Multari per il CS, modera Giorgio Tartaro.
Nel corso della Biennale sono organizzati numerosi eventi che, grazie alla partecipazione di prestigiosi esponenti della cultura architettonica, costituiscono un momento di riflessione e dibattito sui temi affrontati dalla manifestazione. Progetti e realizzazioni si affiancano a incontri e convegni di approfondimento. Il percorso espositivo, organizzato in sezioni tematiche, è ospitato in diversi padiglioni disseminati nel centro storico di Pisa (Arsenali Repubblicani, Bastione Sangallo, Scala sopra le Logge, Logge di Banchi, Palazzo Lanfranchi).
I temi della Biennale di Architettura di Pisa
Come si legge nella presentazione della Biennale pisana: “La necessità di nuovi standard di socialità, di spazi che consentano la possibilità di andare oltre il proprio spazio domestico completandolo di quelle funzioni e servizi che esso non può garantire, la creazione di un sistema di aree verdi e periurbane, la ricerca di un rapporto migliore tra ambiente naturale e ambiente antropizzato tramite lo sfruttamento delle nuove tecnologie: questi saranno i temi affrontati per capire come migliorare la vita delle persone verso una rinnovata socialità”.
Sono quindi i processi reali di trasformazione dall’ambiente urbano da parte dei suoi abitanti che definiscono la particolarità di un luogo ed è compito del progettista osservare e ascoltare questa ricchezza vitale che la città propone, calandosi con sensibilità al suo interno, per comprenderla e contribuire a potenziarla o per riformarla per elisioni e sostituzioni, secondo la pratica della chirurgia urbana, nei punti dove la città o parte di essa si è spenta e lavorare sulla sua necessaria rigenerazione, evitando la facile strada della gentrificazione.
Le genti del mondo, attraverso la loro cresciuta e sempre più crescente migrazione sottolineano “il più importante dato statistico del nostro tempo: per la prima volta, la maggioranza degli esseri umani vive nelle città e non nei villaggi”, come ci racconta Suketu Metha ne “La Vita segreta delle città” (Einaudi 2016).
Se, come afferma Metha, “siamo diventati una specie urbana”, è chiaro che le previsioni di riscaldamento del pianeta e del conseguente abbandono di parte dell’emisfero sud del globo per dirigersi a nord verso zone più vivibili, porterà parte della popolazione del mondo a vivere nelle città, storiche, moderne e presumibilmente anche di nuova possibile formazione.
Entro il 2050 almeno 216 milioni di persone nel mondo saranno costrette a lasciare le loro case e migrare a causa del cambiamento climatico. Sono i numeri, drammatici, evidenziati dal Rapporto Growndshell (2021) della Banca Mondiale, che ricorda come l’impatto sui mezzi di sussistenza delle persone e la perdita di vivibilità di luoghi altamente esposti a eventi climatici estremi spingeranno un numero importante di cittadini, in tutto il mondo, a spostamenti interni o transnazionali.
Entro il lo stesso anno, l'Africa subsahariana potrebbe contare fino a 86 milioni di migranti climatici interni cui si aggiungeranno i 19 milioni per il Nord Africa. In Asia orientale e Pacifico si stimano 49 milioni, 40 milioni per le aree asiatiche meridionali. Per l'America Latina si prevedono 17 milioni e tra Europa orientale e Asia centrale 5 milioni. A tali previsioni si aggiungono, quale complemento diretto, quelle di “UN Habitat” (il Programma delle Nazioni Unite per gli insediamenti umani, State of the World’s Cities 2012/2013: prosperity of cities) che registra come sempre entro il 2050 due terzi dell’umanità vivranno in una città, e come la più grande migrazione della storia, cui stiamo assistendo e cui assisteremo, vedrà quale apice di tale processo la trasformazione della specie umana in una “specie urbanizzata”, come già osservato da Metha.
L’interazione tra ambiente costruito ed esseri umani che lo vivono e appunto ne danno senso e ragione di esistenza, definisce l’idea di città. Quella stratificazione di storie e fatti urbani che, come ci ricordava Paolo Portoghesi, porta la città ad essere naturalmente e necessariamente eclettica. Ben Wilson sostiene nel suo lungo viaggio nelle storie della città che “solo arrivando a comprendere la straordinaria varietà dell’esperienza urbana nel tempo e nelle diverse culture possiamo iniziare a cimentarci con una delle più grandi sfide del terzo millennio. Le città non sono mai state perfette e non potremo mai renderle tali. Anzi, gran parte del piacere e del dinamismo delle città viene proprio dalla loro confusione spaziale . [...] L’ordine è un concetto sostanzialmente antiurbano. Quello che rende attraente una città è il suo sviluppo incrementale, il processo attraverso cui viene costruita e ricostruita, interamente nel corso delle generazioni, producendo un tessuto urbano ricco e con una trama fitta”.
25 ottobre Auditorium della Primaziale Pisana - ore 10.30
Conferenza sull’uso della ceramica in architettura Casalgrande Padana lectio magistralis Alfonso Femia | Diritto alla Materia. Right to Matter. introduzione di Giovanni Multari per il CS
modera Giorgio Tartaro
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