18/10/2023 - A pochi chilometri dal centro di Varese, un vecchio fienile abbandonato ha resistito ai cambiamenti del tempo. È su questo edificio che è intervenuto StudioTropicana di Martina Palocci.
Un blocco urbano di 3,5 metri per 15 ha inaspettatamente mantenuto la sua autenticità. Si tratta di uno spazio che non è mai stato una vera e propria casa, ma piuttosto un ibrido tra un rifugio rurale e un deposito temporaneo.
L’edificio, camuffato da magazzino, era in origine un fienile, che nel tempo è stato rattoppato e risistemato, cambiando pelle in base alle esigenze di volta in volta dei proprietari.
La cliente, una blogger di successo e creatrice di contenuti per le piattaforme digitali, aveva l’esigenza di creare un luogo adatto a valorizzare la sua filosofia di lavoro basata sul rispetto delle tradizioni e attenta ai temi della sostenibilità.
Il progetto aspira ad essere un luogo dove ospitare, educare e creare, una sorta di laboratorio contemporaneo e tradizionale, uno studio creativo dove realizzare progetti.
“L'obiettivo del nostro intervento” sottolinea Martina Palocci “è stata la volontà di recuperare la storia personale del luogo, secondo una specifica strategia di manutenzione e ricostruzione degli elementi fondamentali dello spazio. Il punto di partenza è stata la persuasione che ogni spazio ha la sua storia da raccontare e il nostro obiettivo è stato quello di ripristinare un dialogo tra l'esistente e il nuovo. Esplorando gli strati del passato abbiamo cristallizzato l'essenza dello spazio e attraverso interventi mirati, contrastando o integrando gli elementi chiave dello spazio esistente abbiamo plasmato la sua identità attuale”.
Sono state conservate le texture e le tracce originali dei vecchi solai, a testimonianza di un processo costruttivo basato sulla stratificazione. È stata mantenuta intatta la parete sud e tutti gli interventi non coerenti con la storia del luogo e non originali sono stati soppressi.
L'edificio è stato riportato al suo stato originario e reinterpretato in modo moderno, ciò che in origine era aperto per immagazzinare la paglia, è stato riconvertito in grandi vetrate.
“Rinnovando l'involucro originale, abbiamo introdotto la contemporaneità” continua l’architetto Palocci. “Rompendo con le «regole non scritte» degli edifici circostanti, abbiamo introdotto forme geometriche pure che nella loro matematica composizione offrono una nuova interpretazione del contesto dell'edificio. La grande vetrata nord è stata progettata secondo la logica di Le Corbusier del Modulor, come anche il parapetto della scala un quarto di cerchio pensato per completare la composizione geometrica”.
Coerentemente con le forme geometriche semplici e raffinate, gli interni sono stati realizzati con tre semplici materiali: cemento, metallo e legno.
La pavimentazione in cemento e i pannelli di tamponamento tra le travi del tetto sono di colore bianco.
Per finire, la carpenteria, anch'essa di colore bianco, in lamiera forata permette alla luce di proiettare nuove forme geometriche al suo passaggio.
Il bianco delle finiture e la luce sono strumenti architettonici in grado di definire e amplificare lo spazio interno. Il nuovo si integra in modo discreto e graduale nello spazio esistente, rispettando la natura di questo luogo semplice e rurale.
“La semplicità è negli occhi di chi guarda. BBK è la semplicità che stupisce in un contesto urbano, spesso caratterizzato da «architetture veloci»” spiega l’architetto Palocci. “Ci piace pensare che un intervento consapevole sulla storia del luogo e del suo spazio, grazie all'attenzione per i dettagli, la composizione geometrica e a un uso studiato dei materiali possa essere il punto di partenza per un processo di riqualificazione della tradizione recente. Partendo dall'idea che spesso le cose più semplici sono le più profonde e inaspettate, per questo sono senza tempo.”
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