29/11/2023 - Il mondo del ciclismo si rispecchia nell’architettura di Marco Acerbis per il nuovo Headquarter Santini, storico brand del settore ciclistico. Storia industriale e cultura architettonica italiana degli anni ’60 si intrecciano in un’area strategica della città di Bergamo, dove un edificio storico diventa oggetto di restauro in armonia con i valori aziendali.
A partire dal 1960 una serie di edifici sono stati costruiti e posizionati abilmente all’interno dell’area oggetto del progetto, una zona molto vicina al centro e facilmente raggiungibile dall’autostrada, dalla stazione dei treni e dall’aeroporto. Grazie alla sua particolare posizione, il luogo diventa un posto ideale per uno sviluppo industriale urbano a scala d’uomo. Particolarmente interessante all’interno dell’area è la palazzina uffici progettata in quegli anni dall’architetto Giuseppe Gambirasio, rinata oggi con l’intervento di restauro di Acerbis.
In un dialogo con le preesistenze storiche, il progetto di Acerbis mira ad esprimere la forza e il dinamismo tipici dell’universo ciclistico attraverso accorgimenti tecnici che reinterpretano l’edificio in chiave contemporanea, sfruttando dettagli storici dall’alto valore architettonico.
Nell’area, comprata nel 2021 dalla società Santini Spa, l’approccio progettuale ha previsto un’iniziale demolizione di volumi edilizi che non servivano alla gestione della nuova produzione per poter intervenire sulla parte produttiva esistente e permettere il trasferimento dell’azienda nel nuovo sito nel più breve tempo possibile.
Ciò ha consentito di ampliare la volumetria del piano terra dell’edificio uffici, così da creare spazi più adatti alle esigenze del brand. Si fa strada un nuovo concetto: il connubio tra negozio aperto al pubblico e uffici di produzione. Due destinazioni d’uso diverse che, accostate l’una all’altra, creano un’esperienza utente molto forte. Chiunque oggi entri nel negozio per comprare il prodotto può godere visivamente degli spazi aziendali, attraverso una vetrata di separazione dall’atrio principale.
La struttura di travi e pilastri con sagoma variabile in cemento armato ricorda la potenza muscolare che un ciclista deve sprigionare per raggiungere i suoi obiettivi. La sagoma stessa delle travi e dei pilasti rievoca il disegno dei telai in carbonio delle bici moderne abilmente sagomati e affinati nelle gallerie del vento.
Le colonne sono state alleggerite da partizioni interne che nascondevano gli elementi in cemento armato, dando forma a spazi ‘open space’ intervallati, quando necessario, da leggere suddivisioni in vetro. Questo consente alla luce naturale di fluire tra gli spazi in un susseguirsi di ombre che scolpiscono l’intera struttura.
Il costante mutare della luce naturale è fruibile per tutti i piani dell’edificio, anche grazie alla demolizione e ricostruzione della vetrata centrale sopra il vano delle due scale che portano al primo piano.
Due rampe elicoidali in cemento armato gettate in opera negli anni ’60 sembrano sfuggire all’occhio come una bici sparisce dietro un tornante. Su questa preesistenza storica, sono stati creati nuovi gradini più larghi e avvolgenti verso la base, mentre elementi ad ‘L’ in metallo curvato fungono da parapetti, gradino dopo gradino, movimentando l’intero volume della scala. La fessura lasciata tra una L e l’altra permette alla luce di passare alleggerendo la scala.
Al piano terra sono situati due grandi banconi, uno verso l’ingresso che funge da reception ed uno sul lato opposto che funge da bar, elementi focali per rendere il piano luogo di aggregazione e rappresentanza.
Sul lato opposto all’ingresso, lo showroom insieme alla zona ristorante affaccia su un altro giardino privato dell’azienda.
Al primo piano, gli uffici sono disposti in open plan e separati tra loro da quinte composte da doghe sagomate e progettate su misura per gli spazi. Grande cura è stata posta agli aspetti acustici sia con l’applicazione della moquette a pavimento che con l’utilizzo di pannelli fonoassorbenti appesi a soffitto.
Oltre alla luce naturale, grandi lampade ad incasso fanno luce diffusa, imitando quella del giorno, e dove necessario, sono presenti binari con proiettori per esigenze espositive.
Il tamburo sopra l’atrio è stato concepito come un grandissimo paralume, proiettori ad alta potenza sono stati posizionati sopra le travi per illuminare le pareti del tamburo della vetrata. In questo modo la luce indiretta ricade sugli spazi sottostanti con la stessa morbidezza di quella naturale.
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