17/01/2024 - Tra lamiere e partizioni metalliche, la rigenerazione architettonica di un edificio monofamiliare nella cittadina di Morbegno dà voce all'attività di famiglia dei proprietari che, da due generazioni, fornisce ad artigiani ed imprese personalizzazioni di lattonerie e lamiere. Nel progetto di Villa 2B ad opera dall'architetto Massimo Mescia di altro/studio architetti, il manto di lattoneria diventa una "seconda pelle" che dalle falde di copertura si sviluppa verticalmente, rivestendo anche le facciate dell'immobile tra gli scenari montani della Lombardia.
L'edificio è stato ristrutturato con tipologie d'intervento diversificate: un approccio conservativo al piano terra ha interessato i consolidamenti in cemento armato, mentre il piano primo è stato rigenerato secondo criteri contemporanei, affinando la tecnologia costruttiva delle facciate leggere in legno, successivamente rivestite. Le falde di copertura sono state interamente ricostruite con lo scopo di portare all'eccellenza il comfort abitativo al piano nobile;
La “seconda pelle” che riveste le falde e i prospetti del piano ricostruito è definita dalle nuove stratigrafie di coibentazione e dal nuovo manto di lattoneria e ha funzione di elemento protettivo sospeso.
Il manto di lattoneria in falda è stato realizzato in alluminio “Prefalz” con doppia aggraffatura, mentre il rivestimento in facciata è stato realizzato con profilo in lega di alluminio estruso PREFA “a Zeta” con superficie verniciata dal medesimo colore 01 P.10 usato in copertura.
La sagoma minimale è disegnata dal prolungamento della silhouette di un grande timpano con colmo decentrato per via del solo sbalzo sul fronte sud; è dal prolungamento dello stesso che si è ricavato il generoso terrazzo coperto che, per almeno sei mesi l'anno, è godibile come vera e propria "protesi domestica" delle destinazioni living e kitchen.
A posteriori del confronto sulla compatibilità paesaggistica è stata introdotta la griglia di travi in legno verniciato di color blue-gray, la cui funzione solo estetica, ai più potrebbe sembrare portante. Il loro andamento inclinato ha espressamente cercato una rottura compositiva nei confronti del design lineare del profilo “a Zeta”, quasi a cercare un collegamento con i boschi tipici colonnari delle conifere di media montagna.
Gli altri materiali che compongono l'involucro sono stati scelti, sposando la loro natura con i colori caratterizzanti le partizioni metalliche. Così, le soglie in pietra sono fatte di quarziti tendenti al blue-grey, le perlinature in legno di abete e tutti gli inserti metallici tipo serramenti in alluminio, recinzioni, porte sezionali e parapetti, sono stati verniciati tono su tono.
Le tinte di facciata visibili perlopiù al piano terra, sono state proposte appositamente neutre per dare maggior risalto alle finiture di dettaglio. Lo studiato equilibrio tra pieni e vuoti fa da contraltare alla composizione discontinua e anonima dell'edificio originario.
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