15/02/2024 - Il gesso, pensato solitamente come materiale da costruzione minore, diventa attore principale della mostra Selenite Dreams, in Svizzera, dedicata all'essenza dei materiali e alla loro trasformazione. Ideata dallo studio di architettura BUREAU, una grotta bianca d'ispirazione surrealista svela le opere di Nina Beier, Latifa Echakhch, Raphael Hefti, Olivier Laric e Christodoulos Panayiotou, sciogliendo i contorni del classico cubo bianco che compone una stanza.
Malleabile, elastico e fragile, il gesso diventa emblema dell'approccio generale dello studio autore della mostra. Seguendo il libro "Towards a minor architecture" di Jill Stoner, i fondatori dello studio svizzero, Daniel Zamarbide, Carine Pimenta e Galliane Zamarbide, si definiscono architetti minori e vedono nel modesto materiale il giusto mezzo per la loro architettura.
Praticare l'architettura in modalità minore "richiede una parziale decostruzione delle strutture di potere che portano alla loro incessante riproduzione" - spiega l'autrice Jill Stoner.
In Selenite Dreams, le pareti e le volte in gesso trasformano lo spazio, immergendo il visitatore in una condizione onirica, a stretto contatto con le opere d'arte. Il continuum spaziale si fa, così, eco dell'arte illusoria di Salvador Dalì, pioniere del surrealismo, che nel 1939 alla fiera mondiale di New York, il World of Tomorrow, anticipava l'arte installativa con un'architettura in gesso che rendeva la Venere di Botticelli esperienza tridimensionale e totale.
Materiale apparentemente banale composto da solfato di calcio diidrato, il gesso si scopre precursore dei capolavori di tutto il mondo nelle cosiddette Galéries des plâtres, gallerie d'arte popolate da stampi figurativi di sculture definitive.
Anche chiamato selenite, il minerale porta con sè una vita ricca di molte sfaccettature, tra storia e mitologia: da custode di racconti ispirati a Selene, dea della Luna, diventa discreto compagno di Rodin e altri artisti, o viene utilizzato per curare fratture, lesioni o ferite.
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