11/03/2024 - Il progetto dello studio Medprostor per la copertura dei resti della chiesa di San Giovanni Battista nella Certosa di Žiče (Seitz), in Slovenia, tenta di risolvere, in diversi punti chiave, il dilemma, vecchio di mezzo secolo, sull'accettabilità degli interventi sul patrimonio edilizio storico e sul come proteggerlo.
Con questa soluzione architettonica, la chiesa torna a essere una dominante spaziale coerente con la sua dimensione originaria, mentre il monolite galleggiante costituisce un punto di svolta fisico e simbolico tra gli interventi del passato e la dottrina della moderna tutela dei beni culturali - lo spazio tra una rovina e una ricostruzione.
Attraverso il tetto aperto e mobile, il valore immateriale della memoria collettiva degli ultimi duecento anni, quando la chiesa era un rudere, è espresso in modo appropriato anche dalla vista che si alza al di sopra delle pareti di pietra verso il cielo.
L'intervento architettonico ristabilisce la comunicazione storica di due scale a chiocciola, che un tempo conducevano ai piani superiori. Le due scale sono collegate con un nuovo belvedere, situato all'interno dell'intercapedine tra la parete nord originale e quella secondaria.
Oltre alla protezione dei resti, la questione centrale del restauro era come preservare la relazione specifica tra le rovine (in quanto rovine) e i loro effetti immateriali unici, nonostante i nuovi interventi.
La ristrutturazione doveva essere conforme ai requisiti tecnici, programmatici e di conservazione contemporanei.
Gli interventi di costruzione e restauro delle pareti esistenti sono stati eseguiti in modo da consentire una lettura cronologica dello spazio sacro di novecento anni fa.
Nell'ambito della ristrutturazione è stata completata la ricostruzione della parte demolita della parete nord della chiesa.
L'intervento più importante è stata la copertura della struttura edilizia esistente della chiesa con un tetto pieghevole semovibile che consente di raggiungere due estremi allo stesso tempo: quando è abbassato, permette un regolare svolgimento degli eventi nella chiesa, indipendentemente dalla stagione e dal tempo, mentre quando è sollevato, preserva uno dei momenti intangibili più importanti delle rovine, il contatto con il cielo.
Per accedere alla sommità dei resti o al "soppalco" della nuova copertura, sono state progettate nuove scale a chiocciola sospese nei pozzi verticali esistenti delle precedenti scale a chiocciola.
La soluzione moderna e tecnologica adottata nel progetto di ristrutturazione consente un'intensa esperienza fenomenologica delle qualità immateriali dei resti dell'ex monastero, proteggendoli al contempo da un ulteriore deterioramento. Forse proprio per questo, il principio guida del progetto potrebbe essere descritto come la ricerca di un'intersezione tra la "materia dell'immateriale" da un lato e la "materia immateriale" dall'altro.
"Vorremmo sottolineare un possibile aspetto di questo progetto come interpretazione della tecnologia, come momento integrante del pensiero medievale europeo, quando lo sviluppo della gru da cantiere ha permesso la costruzione di complesse strutture in pietra. Come una sorta di apertura e incompiutezza congelata nel tempo, che rimarrà a disposizione della ricerca scientifica e delle interpretazioni di tutti gli strati di costruzione e delle fasi di degrado” spiega Rok Žnidaršič, uno dei fondatori di Medprostor. “Il tetto, con i suoi dettagli e le sue proporzioni, è in relazione con gli elementi architettonici chiave dell'insieme, in modo da far percepire l'armonia dell'insieme. Eppure, può anche agire come un'illusione - uno spettro, che levita in modo quasi immateriale, in armonia con il carattere aperto ed effimero della rovina".
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