17/04/2024 - Si è conclusa l’11° del Premio Biennale Internazionale Barbara Cappochin bandito a novembre da Fondazione Barbara Cappochin e Ordine degli Architetti, Pianificatori, Paesaggisti e Conservatori della Provincia di Padova.
I vincitori
La Giuria Internazionale, presieduta dall’architetto Marco Casamonti e composta da Nikos Fintikakis (Grecia), delegato dell’Unione Internazionale Architetti U.I.A., Ramon Prat (Spagna), publisher, Carla Lima Viera (Portogallo), membro del Consiglio degli Architetti d’Europa (A.C.E.) e da Paola Pierotti, architetto e giornalista, ha decretato vincitore di questa edizione il progetto “Casal Saloio - Museum of rurality” dell’architetto portoghese Miguel Marcelino.
Motivazione della Giuria
Architettura interattiva. L’intervento è uno dei pochi esempi che documenta le prime occupazioni del territorio, un’antica e umile casa rurale, con diversi addendum e modifiche (con la logica dell’informalità e del semplice soddisfacimento di bisogni) fino a riaprire come spazio museale. L’esito del progetto contemporaneo è un'architettura responsabile (che permette di leggere la sua evoluzione, attraverso la geometria spezzata e irregolare) che interagisce con l'ambiente circostante in termini di scelte materiche, strutturali e culturali, che propone innovazione rivitalizzando il lessico. Il progetto, nato da un concorso, interagisce con l'esistente inserendosi con una destinazione culturale funzionale, con la capacità potenziale di rinnovarsi in futuro anche con altri usi. Il contenuto, un museo della ruralità, è strettamente connesso con il contenitore che si distingue per una soluzione semplice, che valorizza la crescita organica nel tempo in modo proattivo.
Vincitore del Premio Regionale, destinato alle opere realizzate in Veneto, è la “Rigenerazione dell’area ex San Marco” nel comune di Rossano Veneto progettato dallo Studio Scattola Simeoni Architetti.
Motivazione della giuria
Architettura integrata. La giuria riconosce questo progetto come un esempio di intervento in un contesto industriale, quello tipico dei "capannoni” nella città diffusa del Nord Est: si valorizza l'esistente e si mette in discussione il rapporto con l'intorno, grazie ad un investimento attento a migliorare l’ambiente costruito e non solo il luogo di lavoro interno. Si tratta di un intervento di rigenerazione di un’area urbana di un compendio immobiliare che un tempo rappresentava un’importante realtà legata alla produzione della “sella”, all’interno del Distretto produttivo della bicicletta nel Comune di Rossano Veneto (VI). Il complesso immobiliare è costituito da una serie di immobili sorti in momenti diversi, con ampliamenti ed integrazioni che si sono succeduti di pari passo con lo sviluppo economico dell’attività produttiva. Il progetto vincitore si distingue per lo sforzo di aggiungere nuovo valore all'area esistente. Un'architettura che offre una nuova vita grazie all’esercizio di ricomposizione degli spazi, mediante operazioni di sottrazione di volumi incoerenti e superfetazioni. La riorganizzazione è stata pensata attraverso la nuova distribuzione dei percorsi e l'idea della pelle in lamiera forata che restituisce unità a un complesso che ha progressivamente integrato i nuovi edifici.
Menzioni d’Onore della sezione Internazionale
Relativamente alla sezione internazionale la Giuria ha assegnato tre Menzioni d’Onore rispettivamente:
“Cappella Farnocchia” a Stazzema in provincia di Lucca, progettata dagli studi Grazzini Tonazzini + Colombo.
Motivazione della giuria
Architettura introspettiva. Un progetto di piccola scala, solo 10 mq di superficie, frutto di un processo di costruzione partecipata con la comunità. Il progetto, nato dall’esigenza di avere un punto di riferimento riconoscibile nel villaggio montano di Farnocchia, è firmato da un giovane studio ed è stato selezionato per la forza dell’architettura nel saper creare uno spazio intimo, con un gesto semplice e sensibile, personale e riflessivo, utilizzando pochi materiali, in primis il legno (con un’intelaiatura rivestita da assi di legno grezzo) ma anche la pietra: un blocco scolpito a mo’ di scala e che aspira a richiamare una monumentalità contenuta in linea con l’intimità dello spazio. Dall'esterno, la forma archetipica a piramide reinterpreta gli elementi tradizionali della zona, in particolare le vecchie capanne che un tempo caratterizzavano la regione. La relazione con l’albero, con il terreno, il gioco della luce naturale che crea un’illuminazione non diretta dal cielo, la valorizzazione del contesto sono i driver del concept che restituisce un’opera strettamente connessa con la spiritualità. Lo studio è stato apprezzato dalla giuria per la sua sensibilità, per il rapporto con il paesaggio espresso anche nella candidatura di un altro intervento, quello per il Padiglione Arginvecchio.
RCF Arena Reggio Emilia progettato dagli studi Iotti + Pavarani, Tassoni e LSA.
Motivazione della giuria
Architettura dialogante. Larga scala. La natura, attraverso il progetto della più grande arena per concerti all’aperto realizzata in Europa, si adatta all’uso sportivo e per l’intrattenimento, rispettando le sue condizioni e generando una buona relazione con lo spazio esterno, definendo l’uso, ma sempre rispettando la condizione originale del paesaggio. Il progetto converte un’area non operativa dell’aeroporto in un parco per eventi e concerti capace di ospitare fino a 100mila persone. Un progetto di architettura e paesaggio che tiene conto della dimensione visiva e sonora nell’ambito di uno spazio ampio quanto inclusivo. Si apprezza la versatilità del paesaggio dello spazio pubblico che diventa esempio di relazione tra pubblico e privato nella costruzione di un ambito aperto, attrezzato, che per la sua vita va gestito e mantenuto. Un intervento volto a incidere sulla vita sociale ed economica della città, nonché a promuovere il territorio vasto e le sue eccellenze in termini di cultura, turismo ed entertainment.
Social Housing in Ibiza progettato dallo studio Ripoll-Tizon Estudio de Arquitectura.
Motivazione della giuria
Architettura razionale. L'edificio si trova al confine tra la zona residenziale della marina di Ibiza e un'area di terreni alluvionali e coltivati; il contesto urbano è eterogeneo e poco caratterizzato, dove coesistono edifici per il tempo libero e il turismo. In un paesaggio senza ordine apparente risolto da volumi isolati, si inserisce questo complesso residenziale che la giuria seleziona per ribadire l’urgenza di continuare a ragionare sulle soluzioni per il social housing, condizione o bisogno comune. In questo complesso ad Ibiza si recupera una metodologia e un saper fare che, contestualizzata, può servire per trovare soluzioni che migliorano la vita degli abitanti. L'identità di questa architettura è legata al clima e allo stile di vita dell'isola, proprio come fa l'architettura popolare, con pareti bianche e aperture controllate per considerare la protezione solare, portici e spazi ombreggiati; costruzioni che vengono percepite volumetricamente come una somma di padiglioni concatenati, dovuti alla loro crescita nel tempo in base alle esigenze spaziali di chi le abitava. Questo modo di costruire “accatastando”, aggiungendo e sommando moduli (quello quadrato con soggiorno-pranzo-cucina, a cui se ne aggiungono altri per le camere da letto e zone di servizio) in base alle esigenze programmatiche di una casa è preso come riferimento e punto di partenza per lo sviluppo della proposta. Ancora, la combinazione dei tre colori (giallo, blu e bianco) declinati attraverso l’impiego della ceramica, del legno e del calcestruzzo genera un ambiente molto piacevole e richiama la tradizione. Nonostante l’uso limitato di materiali (anche in un’ottica di sostenibilità) l’esito genera un mix di spazi privati e comuni incentivando il co-living. Questa architettura collettiva si relazione direttamente con lo spazio esterno aprendo un dialogo con la quota zero della strada.
La Menzione speciale della Giuria è stata assegnata a “Hostels for girls” in Iringa Region, Tanzania, progettato dallo studio finlandese Hollmen Reuter Sandman Architects.
Motivazione della Giuria
Architettura collaborativa. Attenzione al mondo, all’uguaglianza di genere e all’inclusione, attraverso progetti attenti alla costruzione di un futuro migliore. Nelle zone rurali della Tanzania andare a scuola rimane una sfida per alcune ragazze. Da qui la domanda di ostelli sicuri e ben progettati con particolare attenzione alle giovani donne. Nello specifico è l’Ong Ukumbi ad aver collaborato con Lyra in Africa per progettare e costruire dormitori per le ragazze delle scuole secondarie. Quattro dormitori sono stati costruiti e il quinto è in costruzione. La giuria assegna una menzione speciale apprezzando l’impegno della Ong che sviluppa il progetto, il target delle giovani donne, il rapporto con il governo locale. Si tratta di una costruzione collettiva, partecipativa (anche in termini di co-design), una soluzione concreta che potrebbe essere anche l’inizio di un prototipo (a basso costo, sostenibile in termini sociali e ambientali) da replicare. Si evidenzia il tema dell’inclusione degli utenti nel processo di progettazione per sottolineare come l’architettura possa essere un mezzo per l’empowerment.
Menzioni d’Onore della sezione regionale
Le menzioni d’onore del Premio Regionale sono state assegnate a due progetti:
“Riqualificazione di Piazza Marconi a Valdobiadene” (TV) progettata da Colombo/Molteni Larchs Architettura
Motivazione della Giuria
Architettura silenziosa. La piazza di Valdobbiadene riceve una menzione per la soluzione di uno spazio pubblico assegnato attraverso un concorso in due fasi, concluso a due anni dall’avvio della gara di progettazione. Il giovane studio ha proposto una texture che ridisegna la pavimentazione, restituendo unità alle diverse "stanze" all'aperto, una seconda vita per quella che era fondamentalmente una grande rotonda, in gran parte veicolare e con poca attenzione ai pedoni. L'intervento, privo di decorazioni, è apprezzato per la sensibilità complessiva e l'attenzione ai dettagli. Poche linee, molto precise che definiscono degli ambiti. Il risultato si traduce anche nella restituzione del sagrato che era diventato inesistente; si restituisce uno spazio civico davanti al municipio; la razionalizzazione dei flussi e della mobilità.
Restauro della ex chiesa Sant’Agnese a Padova progettata dallo studio Architetti Borchia Associati
Motivazione della Giuria
Architettura consapevole. Il restauro della chiesa, in chiave culturale, è riconosciuto dalla giuria come un approccio corretto per un intervento nel centro della città di Padova. Un'architettura "misurata" che mira a riutilizzare l'edificio rispettando la struttura originale con un nuovo linguaggio e materiali contemporanei. Un'attenzione anche agli spazi aperti e al rapporto con la luce. Un progetto di restauro, tipico tema italiano e territoriale, finalizzato alla salvaguardia del disegno compositivo dei prospetti e della struttura esistente, attraverso il recupero conservativo e funzionale degli elementi architettonici e spaziali originari, nell’ottica di un intervento non invasivo e di ricucitura delle trasformazioni e degli inserti novecenteschi, con soluzioni che potessero in qualche misura valorizzare anche la discontinuità nell’uso dei materiali, nell’ottica di una nuova e moderna fruizione.
I premi assegnati valorizzano l’architettura responsabile che va a riqualificare e a ripensare i luoghi, talvolta abbandonati, per rimetterli in circolo, a disposizione della collettività.
Così come la creazione partecipata di luoghi d’incontro pensati attraverso l’utilizzo di un materiale che caratterizza quella stessa comunità, nella sua specifica ubicazione: privilegiando quindi la pietra e il legno. Materiali reperibili in loco che hanno una storia intrinseca e rappresentano meglio di qualsiasi altra cosa l’anima, il genius loci del territorio.
Le migliori 40 opere internazionali e le migliori 10 regionali selezionate dalla giuria internazionale saranno esposte in Piazza Cavour a partire dall’8 giugno, in occasione della cerimonia di premiazione, fino al 20 luglio 2024.
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