15/05/2024 - Il progetto di Lissoni Casal Ribeiro per il Dorothea Hotel di Budapest è nato dall’unione di tre palazzi contigui, ma con differenti storie, cortili e facciate, in un unico edificio cercando di mantenere il giusto equilibrio tra restauro e innovazione.
L’intervento si sviluppa nell’isolato che comprende il palazzo Weber (1873), ex sede neorinascimentale della United Budapest Metropolitan Savings Bank; il palazzo Mahart (1913), ex quartier generale in stile art nouveau della Compagnia di Navigazione Fluviale e Marittima Ungherese; e il palazzo Munnich (1937), edificio modernista con elementi art déco e Bauhaus.
La nuova struttura ospita un albergo e delle residenze private.
Il progetto architettonico di Lissoni Casal Ribeiro riconfigura i tetti in un nuovo piano nobile accessibile dai clienti dell'hotel, dai condomini e dal pubblico. Questo luogo aperto verso la città, da cui godere di visuali privilegiate del patrimonio storico mondiale, diventa un chiaro segno contemporaneo che, sovrapponendosi alle facciate storiche restaurate, rappresenta la tensione verso la modernità di una metropoli cosmopolita come Budapest.
Il gesto architettonico si propaga poi nel cuore dell’edificio per trasformare i tre piccoli cortili in un’unica corte dalle proporzioni generose, affaccio privilegiato delle camere rivolte verso l’interno, un giardino coperto fruibile tutto l'anno e aperto anche al resto della città. Per mantenere la luminosità degli ambienti interni, le facciate sulla corte sono completamente vetrate, protette da balconi perimetrali e da elementi verticali in legno capaci di bilanciare l’entrata della luce con il bisogno di privacy.
Anche nello sviluppo del progetto di interni dell’albergo il punto di partenza è il contesto storico e la valorizzazione delle caratteristiche architettoniche di pregio, dove la matrice interpretativa rimane contemporanea con l’introduzione di elementi inaspettati e talvolta ironici.
Questo approccio si può leggere nella scelta di materiali, arredi, componenti decorative, così come nella selezione delle opere d’arte e nel progetto fotografico, in collaborazione con l’artista locale Zoltán Tombor, che si sviluppa per tutto l’albergo e che traduce in maniera moderna stilemi e costumi locali.
L’accorpamento di diversi edifici ha portato a lavorare sulle diverse altezze e a generare luoghi a multipla altezza o volumi dalle proporzioni più intime.
La lobby è caratterizzata dalle grandi composizioni di bassorilievi in cemento che reinterpretano soggetti decorativi della tradizione ungherese, e dalle ceramiche blu che rivestono il volume della scala preesistente, una riedizione attualizzata delle piastrelle Zsolnay.
La stessa idea è utilizzata per le scandole nei diversi toni del blu che rivestono il bancone dell’Anton Bar & Deli, uno spazio contraddistinto da imbotti e boiserie in legno e dai contrasti cromatici degli arredi.
Le altre aree comuni (All Day Dining e bar) si trovano, invece, nel cortile coperto: una grande piazza dove l’acqua e le piante definiscono gli spazi diventando, insieme al disegno delle facciate interne, un ingrediente di grande impatto e sorpresa.
La tensione tra il patrimonio culturale e la contemporaneità è l’elemento cardine anche nella parte dedicata alle 216 stanze e suite suddivise tra quelle esposte all’esterno e sulla città (Heritage), e quelle che, invece, si affacciano sulla corte (Contemporary). I codici stilistici si distinguono per storia e modernità nella scelta di arredi, materiali e oggetti.
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